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Mare…di una vita

di Francesco Brilli

Mare.. qualcuno si riconosce in lui. Qualcuno pensa guardandolo che ci possa essere una recondita analogia fra il suo essere e il proprio. Mare calmo, piatto, limpido, sereno. Mare estivo. Mare che rifrange i caldi raggi solari sulle scogliere vicine. Mare che si trastulla con le miriadi di persone che si divertono con lui, che ospita benevolo, proteggendo con l’alone di mistero delle sue acque cristalline, tutti i suoi abitanti. Placido, continuo, eppure inesorabile, corrosivo, incisivo, determinato. Mare che non sembra mai stanco, infaticabile. Impossibile immaginarlo di questi tempi melanconico, solo, buio. Eppure sembra adesso, autunnale, sbiadirsi, farsi più aspro, ingigantire, prepotente, la sua mole,come a far ricordare i fasti della stagione passata con i suoi flutti che si impennano in quegli anfratti e su quei macigni prima spensierati complici di una spettacolare intesa. Così, solo, irrigidito, scuro e tenebroso, eccolo là, sornione, pronto a chissà quali ardite pazzie pur di preservare quella sua arcana vastità. Invernale, spumoso, ululante, rabbioso, esperto come un vecchio lupo canuto.. La sera, adesso, ben presto gli prepara quell’atmosfera impenetrabile, misteriosa, un tempo momento in cui riflettere luna e stelle, completo connubio fra cielo e terra sentendosi parte di una perfezione, o forse, solo figlia di essa. Tutto ora è tetro, scuro, pauroso, angosciante, lo stesso risciacquio insistente risuona come bellicoso. Quelle onde lievi, uniformi, glassate, adesso masse poderose, corpi quasi non suoi che con celato rancore proietta verso gli scogli taglienti. Si ferisce, povero.. Bianca spuma sprizza sulla già umida pietra. Non comprendi forse di essere da sempre così? Forse non ti accorgi, mare, che la tua vita è, e sempre resterà tale? Arrenditi.. No, no, non lo accetta, schivo si ritira, ammiccante schernisce dalle creste spumeggianti delle onde spazzate dal vento. Non si ritira. E’ consapevole. Adulto. Perché sfuggi..? Rispondi! Sbadato, l’osservatore non si accorge dell’insita risposta e verità racchiusa in quella tacita replica. Ma il tempo provvederà a ribattere. Il sole si alza, cielo terso, le nuvole candide fanno di nuovo un tutt’uno con le creste imbiancate all’orizzonte e una piuma pellegrina di un ardito alcione. Sembra riacquistata la vecchia tranquillità. La luna la sera pare ritrovarsi nella distesa d’acqua.. benevola. Un altro osservatore giunge. Si ferma contemplativo, assorto, felice.. “Sciocco!” esclama. Credi forse che lui non capisca..? Credi forse come un superbo gigante di penetrare i ritagli segreti dell’animo del mare? Rifletti.. Ti sei arreso molto prima di lui. Ti sei fermato al monotono scorrere delle stagioni, calpestato dal fiume in piena degli umori, passivo. E così ti rapporti a quest’infinità vedendoci te stesso. Sballottato, sgomento, stupito, lieto, assorto, pacifico, arrabbiato, iroso.. Lui sa di prestarsi a tali raffronti, così tace. Conscio che la sua vita è quella, sì. Ma conscio soprattutto che l’accettarla è ancora più difficoltoso. Non è sempre estate. Non è sempre epoca di diletto. Non sono sempre meriggi fumosi che si affievoliscono in fresche serate. L’arrendersi è il vuoto. L’arrendersi è la meschinità di pensare che si possano udire i suoni stordenti e sordi delle cicale durante le burrasche, col mare in tempesta, fuori stagione, fuori.. dal momento. Il mare è se stesso sempre. Straniero, non ti accorgi dell’estrema metafora che ti offre? Forse non è la veritiera palinodia di tutte le nostre esistenze? Tutti i suoi sforzi sono rivolti ad una corrispondenza completa con tutti gli altri elementi, a quella corrispondenza perfetta fra lui e il cielo, essenza a lui più simile. Gli occhi “del mare” di quell’uomo si fecero due fessure consapevoli. Rimuginava fra se..: tutti i suoi sforzi.. tutti gli sforzi di ogni stagione, di ogni anno.. di una vita.

Windy aka Francesco Brilli

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