Predatori, forse i più efficaci predatori esistenti sulla terra.
Sono circa 250 le specie di Condriti viventi appartenenti all’ordine degli “Squaliformi”, che noi comunemente chiamiamo Squali. Le loro dimensioni, mediamente assai notevoli presentano tuttavia una elevata variabilità specifica, risultando comprese tra i 30 cm circa del Galeus Arae e i 18 metri che fanno dello squalo balena il più grande pesce vivente e uno dei maggiori vertebrati, superato nelle dimensioni soltanto da alcuni cetacei.
E’ inevitabile, parlando di squali, che il discorso cada sulla loro pericolosità per l’uomo e soprattutto per il surfista , ovvero con colui che passa ore e ore immerso nel “suo” ambiente naturale: il mare.
Attualmente gli attacchi degli squali sono tornati in forte discussione per via di un leggero aumento degli attacchi nei confronti soprattutto di surfisti, cosicché da un lato si pensa a come arginare il fenomeno degli “shark attack”con studi e richerche, fatte soprattutto in california e Australia, ma anche a salvaguardare comunque una specie (quella degli squali appunto) che essendo una delle più antiche sulla terra, è anche a rischio estinzione.
Quindi nemico da uccidere o specie da salvare?
Scott Anderson, uno studioso dell’ Istituto Oceanografico di San Diego in un suo recente studio, riguardo proprio squali e surfisti, (considerate che il surfista è, statisticamente parlando, al primo posto per attacchi riportati all’uomo) ci dice che l’eventualità di attacco di squalo sono molto basse (ad esempio negli Usa muoiono più persone per punture di api che di attacchi di squali), e comunque lo squalo normalmente non attacca l’uomo, ma può farlo per sbaglio. E’ provato che il surfista in posizione seduta sulla tavola, soprattuto la shortboard (sono rarissimi i casi di attacco a Longboarders) con gambe in acqua, visto da sott’acqua, ha la stessa forma e dimensione delle foca.
Lo squalo normalmente atacca dal basso, facendo prima dei giri di ispezione, cercando di capire la preda, dopodichè parte all’attacco che è violento e dura al massimo 2 o 3 secondi, infatti lo squalo cerca di uccidere la preda con il primo morso. Normalmente il primo morso viene dato alla tavola (e questo la dice lunga sul fatto che lo squalo non attacca l’uomo ma bensì la “foca” tavola) e infatti la maggior marte degli attacchi non sono fatali proprio perchè, dopo il rpimo morso sulla tavola normalmente lo squalo capisce l’errore e se ne va.
Negli attacchi fatali, succede che lo squalo nella foga di mordere la “tavola-foca” possa colpire anche una parte del surfista (normalmente la gamba), a questo punto la fuoriuscita del sangue può essere motivo di ulteriore attacco. Sempre Scott Anderson ci da alcune dritte per sopravvivere agli squali.:
1 – Non surfare mai in zone di caccia di squali, o in posti con colonie di foche marine, in acque torbide e profonde o in prossimità della foce di un fiume.
2 – Non surfare mai da soli in quei posti dove è nota la presenza di squali.
3 – In caso di attacco con perdita di sangue, cercare di arginare la ferita e di raggiungere immediatamente la riva.
4 – Portare con se un cellulare o una radio negli spot meno accessibili. Anche la conoscenza delle basi di pronto soccorso e rianimazione è comunque indispensabile, quando si surfa in zone disabitate.
5 – Se non riuscite comunque a scappare e se non vi fate prendere dal panico, potete difendervi mettendo la tavola tra voi e lo squalo, cercando di colpirlo sui centri nervosi posti sul muso dello stesso. A questo punto avrete qualche secondo di vantaggio per cercare di raggiungere immediatamente la riva.
Alessandro Staffa
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