Nel cuore del Mar Tirreno, ad una latitudine che corrisponde all’ incirca a quella della citta’ di Cosenza, il fondo marino si e’ espanso al ritmo di circa 20 centimetri l’ anno: nuovo materiale e’ risalito dalle profondita’ della terra in un processo di generazione della crosta del tutto simile a quello che avviene nel mezzo dell’ oceano Atlantico e del Pacifico. E’ quanto emerge da uno studio compiuto dai ricercatori dell’ Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia pubblicato dalla rivista internazionale ‘Geology’ di settembre. ”Non volevamo credere ai nostri occhi, quando abbiamo ottenuto le prime immagini magnetiche del fondo del Tirreno – spiegano i tre ricercatori dell’ Ingv che si sono occupati dello studio – che ci hanno evidenziato questa velocita’ di espansione che e’ probabilmente la piu’ alta fra quelle osservate sul nostro Pianeta” La tecnica che ha portato alla scoperta consiste nella realizzazione di una mappa delle anomalie magnetiche, e di una sua successiva elaborazione. Questa analisi mette in evidenza le anomalie del campo magnetico terrestre provocate dalla particolare natura del sottosuolo. Per compilarle i ricercatori si avvalgono di speciali sensori magnetici posti su aerei, elicotteri o navi che indagano la zona da esplorare. I ricercatori dell’ Ingv si sono avvalsi anche di dati magnetici raccolti nel Tirreno meridionale sin dal 1965 ad oggi dallo stesso centro di ricerca ma anche dall’ Agip e da altre istituzioni ed universita’. Che il Mar Tirreno fosse soggetto a un processo di ‘oceanizzazione’, cioe’ di lentissima espansione, era noto da tempo ai geologi. Il fenomeno e’ iniziato ben dieci milioni di anni fa e con accelerazione e rallentamenti e’ andato avanti fino ai nostri tempi, accompagnato anche dalla nascita di vulcani sottomarini, dall’ apertura di fratture profonde e dalla rotazione in senso antiorario dell’ Appennino meridionale. ”Le nuove elaborazioni – osservano dall’ Ingv – non solo confermano che il fenomeno e’ avvenuto in tempi geologicamente recenti (circa 2 milioni di anni fa), ma anche che e’ avvenuto a velocita’ superiore al previsto, tanto da segnare il record mondiale delle velocita’ di espansione dei fondali oceanici”. La zona interessata dal fenomeno si trova a ridosso del piu’ grande vulcano europeo: il Marsili, un gigante sommerso ancora piu’ grande dell’ Etna (50 chilometri di lunghezza e 3000 metri di altezza). ”Li’, alla profondita’ di 3500 metri, c’ e’ la piana abissale su cui si e’ innalzato il Marsili meno di un milione di anni fa – rilevano dall’ Ingv – e da vari segnali sembra proprio che questo vulcano sia ancora attivo”. ”La ricerca assume anche una grande importanza per i suoi risvolti relativi alla prevenzione e alla previsione dei rischi sismico vulcanico e di maremoto – sottolinea il professore Enzo Boschi, presidente dell’ Ingv – infatti, in questa parte del Tirreno, oltre al Marsili, sorgono numerosi altri vulcani sottomarini (Palinuro, Glauco, Sisifo), e piu’ a Sud quelli emersi dell’ arcipelago delle Eolie e di Ustica. Il fondale del Tirreno inoltre e’ solcato da numerose faglie probabilmente sismogenetiche. Sono tutti validi motivi per dedicare tempo e risorse a questa parte del Tirreno”.
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