Surfcorner.it – Tony Alva, leggenda dello skate internazionale negli anni 70, celebrato recentemente nel movie di Stracy Peralta “Dogtown and the Z Boys”, di passaggio in Costa Rica per un pò di surf è stato intervistato in esclusiva per Surfcorner.it dal nostro Hugo de Castro. Godetevi l’intervista qui sotto.
Ciao Tony, come mai qui in costa rica ?
Ogni tanto ho bisogno di staccare la spina dalla routine di Los Angeles e portare la mia donna (Katie) in un posto rilassante, e sinceramente ho visto su internet che stava arrivando una bella swell, quindi ho approfittato per vedere un po come si surfa da queste parti.
Chi e’ Tony Alva?
Ok Tony Alva e’ oggi un business man con un passato di pro skater ma che e’ ancora uno skater e un surfer come scelta di vita, e sempre lo saro’ fino alla fine dei miei giorni……. originariamente nasco come surfer sulle spiagge della California poi successivamente entro’ in ballo lo skate, stranamente tutto cio’ inizio’ giocando e quasi a 19 anni ero gia’ un pro facevo un sacco di soldi e avevo gia’ la mia ditta di tavole e abbigliamento che ancora oggi, a quasi 50 anni, porto avanti con successo.
Adesso dopo anni di sponsorizzazione dalla Vans shoes, collaboro anche con loro disegnando i miei personali modelli di scarpe vintage style e vado un pò in giro per il mondo per eventi Vans come contest di surf sulla North Shore Hawaii e cose del genere.
Tony….surf o skate ?
Sinceramente sono per tutti e due pero’ dopo che il mio corpo ha subìto per tanti anni tutti i danni che lo skate puo’ causare a ginocchia spalle legamenti caviglie schiena e molto piu’ di quello che tu puoi immaginare, e specialmente alla mia eta’ adesso ti dico surf, e anche se tecnicamente c’e’ molto in comune, surfando sei sempre in acqua e bene o male e’ sempre piu’ morbida del cemento. E un altra grande differenza e’ che quando vai in skate e ti alleni per un trick la transizione rampa ecc. e’ sempre lì fissa, la cosa affascinante del surf e’ che ci sono infinite varianti: marea, vento, swell, fondali, che agiscono su una transizione in movimento: l’onda, e tutto cio’ e pazzesco ma accomuna una tribu’ di migliaia di surfer nel mondo.
Hai appena parlato di tecnica, pensi che quando surfi porti basi di skate nel tuo stile di surf?
In realta’ e’stato quasi sempre il contrario, tutta la crew di dogtown era composta da un gruppo di ragazzini che andavano a surfare tutti insieme nelle spiagge di L.A. che successivamente per necessita’ hanno cominciato a skateare portando lo skateboarding a livelli estremi per quell’ epoca, e cosa successe fu che dopo quell evoluzione tecnica, lo skate torna a dare indietro nuove ispirazioni al surf con l’inizio dell’era degli aerials sulle onde.
Quindi la tua vera origine è il surf?
Praticamente sì, quando ero ragazzino la vita sociale si svolgeva tutta sulle spiagge per giornate intere, quando ancora vivere in California era la vera vita da spiaggia inverno e estate surfer o no, e ovviamente io e i miei amici guardavamo ad alcuni grandi surfisti dell’epoca come eroi e ispirazione di stile di vita, e volevamo veramente essere come loro o uno di loro, e alla fine fu cosi’ che diventammo esattamente un gruppo di surfer skater scatenati in giro per la California e prese piede tutto il movimento dogtown.
Quindi ti senti un po’ un idolo della storia dello skate?
Penso che molti skater guardano Tony Alva come un pioniere di un po’ tutto il movimento surfer skater, ma onestamente la mia soddisfazione piu’ grande e’ che ho skateato e surfato negli anni 60,70,80,90 e ancora adesso a quasi 50 anni continuo ad andare a skateare e a surfare e mi diverto pure.
Adesso nei nuovi video di skate si vede di tutto, new school e innovazione, cosa vedi nel futuro?
Scusa il gioco di parole, ma penso che il futuro e’ tornare al passato!
Tutti abbiamo un po’ iniziato skateando con quello che la citta’ ci offriva, l’architettura urbana di una citta’ come barcellona, new york, tokio, ti offre spot che combinati alla tua creativita’ e alla tua abilita’ ti portano cmq a skateare a un certo livello di estasi su panchine banks muri o gradini. Adesso ci sono skatepark un po dovunque anche totalmente pubblici,e penso che e pure una buona cosa specialmente per lo skater del 2000 che si confronta su perfette transizioni di cemento modellate da skater/progettisti che fanno della loro sperienza e creativita’ un dono enorme per la comunita’ di skater.
Quindi alla fine per me lo skater del futuro e’ chi realmente riesce a skatare dovunque e comunque! Per un vero skater tutto il mondo e’ un grande skatepark!
Riguardo a la tua carriera di pro skater ,cosa piaceva alla gente di te?
Ma penso che quasi come una rock star alla gente piaceva la mia aggressivita’ nella vita e sullo skate e la gente percepiva quanto ero sicuro di me, al punto che avrei potuto fare di tuttto in qualsiasi momento e la gente si aspettava sempre qualcosa axtra da Tony Alva, e sinceramente questa cos ami piaceva e mi faceva sentire potente, ma poi crescendo ti accorgi che fare il punk skater andando in giro a fare Danni non ti porta tanto lontano era pura immaturita’ che mi causava solo problrmi infortuni risse arresti vari ecc .
Dovremmo sempre ricordare che nella vita quello che semini raccogli e poi su I miei errori mi sono un po’ svegliato e ho capito tante cose ,anche se a volte mi sento ancora lo stesso ragazzino ma in un corpo di adulto.
Qual’ e’ la cosa piu’ bella che ti e’ successa in tutti questi anni ?
Fin da ragazzino ho avuto sempre uno strano rapporto con mio padre , lui mi ha sempre visto come un nulla facente sullo skate, anche quando ho iniziato a fare soldi.
Cosi’ ho capito che quando c’e’ qualcosa che senti che non van el verso giusto la devi affrontare o te la porterai ditro per sempre ,quindi quache anno fa ho deciso di andare a parlare a mio padre da uomo a uomo e devo dire che e’ andata abbastanza bene ci siamo parlati ci siamo capiti e ci siamo scusati……questa una delle cose che mi ha fatto sentire meglio nella mia vita.
Ok grazie Tony ci vediamo sulla line up
Contaci ,Grazie a te
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