Surfcorner.it – Da qualche mese tra i surfisti della California non si parla più solo di onde e swell senza precedenti, bensì dei recenti attacchi armati subiti da alcuni surfisti lungo le spiagge di Baja California ad opera dei bandidos messicani.
Alcuni surfisti, frequentatori degli spot messicani fin dagli anni 60, come Doug Wampler, sono abbastanza preoccupati e soprattutto si chiedono se saranno i prossimi.
Un altro surfista di San Diego, Pat Weber, della San Diego Surfing Academy, è stato assalito nella notte mentre campeggiava su un cliff fuori da Tijuana con la sua compagna lo scorso 23 ottobre. I bandidos li hanno aggrediti con colpi di pistola contro il camper per costringerli a uscire, puntandogli poi la pistola alla testa e aggredendo sessualmente la ragazza, prima di ripulirli di tutta l’attrezzatura tecnologica (computer e macchine fotografiche) e del denaro.
Weber, che ha portato almeno 130 gruppi di surfisti a Baja nel corso degli ultimi anni, e vi ha surfato fin dal 1984, è rimasto molto scosso dall’accaduto e ha giurato di non volerci più tornare. L’ha giudicata l’esperienza più brutta mai avuta, in un posto dove al massimo si incontrava qualche poliziotto che chiedeva una piccola “donazione”.
“E’ la fine di un’era per me” ha affemato. “Basta Messico!”.
Appena un mese prima, altri surfisti di San Diego, che preferiscono mantenere l’anonimato, sono stati assaliti vicino a Tijuana. Gli assalitori, che non sanno dire se fossero poliziotti o dellinquenti, o entrambi con a volte succede in Messico, li hanno lasciati a piedi rubando la macchina dopo avergli puntato la pistola alla testa.
Altri tre surfisti sono stati attaccati il 16 settembre da due uomini armati, nella stessa area dove è stato poi attaccato Pat Weber.
Un portavoce della Surfrider Foundation di San Diego ha allertato chiunque si metta in viaggio verso Baja di prestare molta attenzione, almeno fino a quando la situazione non sarà sotto il controllo delle autorità.
Il motivo per cui i surfisti vengono presi di mira dai rapinatori è dovuto al fatto che questi sono sempre in crescita e arrivano con veicoli lussuosi e portando molto denaro contante.
E mentre la polizia messicana dichiara trattarsi di incidenti isolati, il Consolato Americano a Tijuana sta ancora cercando di stabilire se si tratti o meno di fatti isolati o già di un nuovo trend.
Il problema si inserisce anche nell’ambito della lotta alla droga e alle truppe inviate recentemente dal presidente Messicano Felipe Calderon. Per raggiungere alcuni surf spot infatti occorre passare attraverso controlli di militari in borghese che controllano le macchine in cerca di armi e droga.
La zona calda è quella che va da Tijuana a Ensenada.
Fortunatamente il nuovo sindaco di Rosarito, Hugo Torres, egli stesso surfista da anni, ha preso a cuore il problema, nonostante i surfisti rappresentino appena il 5-7% dei tursiti della zona.
I surfisti non sono stati gli unici obiettivi dei rapinatori, che hanno assalito anche pescatori e altri turisti, per non parlare dei residenti, gli attacchi nei cui confronti non fanno notizia sui giornali.
In tutto ciò si innestano gli interessi degli immobiliaristi, che non desiderano che tali attacchi facciano notizia, con la conseguenza di spaventare eventuali investitori orientati ad acquistare i lussuosi complessi in fase di costruzione lungo la costa.
La situazione è quindi complicata e oscilla tra coloro che preferiscono insabbiare gli episodi e coloro che chiedono alle autorità di risolvere il problema.
Ciò non fa altro che generare confusione e dubbi sulla veridicità degli incidenti.
Per questo Pat Weber ha deciso che non aggiusterà il foro di proiettile nel suo camper ma lo chiuderà con un tappo di sughero, come monito di ciò che è accaduto rivolto a coloro che sono ancora scettici, e anche per ricordarsi di essere fortunato ad essere ancora vivo.
A cura della redazione Surfcorner.it
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