Florida, no alla nuova spiaggia. I surfisti salvano “l’onda perfetta”.
Bloccato il piano di ripascimento del litorale di Palm Beach: “Intervento inutile e devastante per l’ambiente, rovina i flutti”.
di CRISTINA NADOTTI
ww.Repubblica.it
È UNA QUESTIONE di scogli e banchi di sabbia, ma messi in modo tale da creare le onde perfette per il surf. Onde per le quali i patiti della tavola di Palm Beach, in Florida, si sono spogliati del loro rinomato anticonformismo un po’ anarchico e si sono buttati in una battaglia legale come si sarebbero tuffati all’inseguimento dell’onda perfetta. E hanno vinto: il tribunale ha dato ragione ai surfisti della Florida, che si sono opposti a un piano di ripascimento della spiaggia di Palm Beach.
L’amministrazione cittadina sostiene che è necessario rimpinguare la sabbia del litorale “Reach 8” perché la continua erosione sta facendo progressivamente scomparire la spiaggia, i surfisti sostengono che il ripascimento è comunque un intervento artificiale, che rovinerebbe l’aspetto originario della costa e soprattutto il modo in cui i banchi di sabbia e gli scogli semiaffioranti si combinano tra loro, creando le condizioni perfette per le onde da surf. Al primo round il giudice ha dato ragione ai surfisti, bollando come “inutile” il ripascimento e criticandone i potenziali effetti devastanti sull’ambiente. I sostenitori del progetto andranno avanti con la battaglia legale e cercheranno di provare che il ripascimento è il male minore, perché per bloccare l’erosione la comunità cercherà presto rimedi ancora più dannosi per l’ambiente, come frangiflutti e altre costruzioni permanenti per proteggere la costa.
Per adesso però i surfisti sono esaltati dalla loro vittoria, ottenuta anche grazie al sostegno di alcune associazioni ambientaliste e di sportivi professionisti. Il “Reach 8” è infatti anche un campo di gare da surf sul quale si sono cimentati e allenati molti campioni della specialità. La battaglia dei surfisti ha contribuito anche a riportare all’attenzione generale un tema molto dibattuto ovunque ci siano spiagge di interesse turistico, quello dei reali vantaggi del “beach nourishment”, il ripascimento. I detrattori del metodo sostengono che sia quasi impossibile portare sulle spiagge minacciate dall’erosione una sabbia che sia uguale a quella originale. Il ripascimento, hanno affermato i surfisti per vincere la loro battaglia, porta a volte sabbie troppo fini, che finiscono per rendere torbida l’acqua, e in ogni caso il modo in cui i materiali vengono sparsi sull’arenile copre rocce e barriere coralline importanti per surfisti e pescatori. I sostenitori del progetto hanno portato come prova ripascimenti di successo, “con grandi benefici per lo Stato e per la sua economia”.
“Il problema è proprio questo – osserva Stefano Guerzoni, ricercatore del Cnr esperto di gestione ambientale della fascia costiera – decisioni come quella di Palm Beach non sono prese valutando il rischio ambientale, ma l’aspetto economico dell’erosione”. Le coste italiane sono infatti alle prese con lo stesso problema di Palm Beach e ci sono stati casi di ripascimento, ad esempio quello della spiaggia cittadina di Cagliari, il Poetto, o di Jesolo, che hanno alimentato polemiche per anni. “Quello dell’erosione delle spiagge sarebbe un fenomeno naturale – spiega Guerzoni – perché così come le mareggiate portano via la sabbia sarebbero in grado di riportarla a riva. Questo se alle spalle delle spiagge non ci fosse una artificializzazione delle coste che rende impossibile il ciclo naturale. Ormai le spiagge sono tutte urbanizzate, per cui non hanno più le condizioni naturali per un “rifornimento” anche da terra. Gli studi fatti sulla costa occidentale della Sardegna, nella zona di Oristano, in aree dove le coste non sono state cementificate, hanno dimostrato che il restringimento e l’allargamento delle spiagge sono fenomeni naturali, in grado di autoregolarsi”.
“Il tema del ripascimento è molto dibattuto – continua Guerzoni – ma è sicuro che non esiste quello perfetto, pur se la tecnologia nel campo sta mettendo a punto sistemi meno cruenti del semplice trasporto di altra sabbia dove era stata portata via. Qualunque metodo si metta a punto, tuttavia, bisogna chiarire che non viene attuato sulla base di logiche ambientali, ma economiche. Le spiagge sono una risorsa enorme per alcuni territori e averne anche qualche metro in meno di larghezza significa per i comuni introiti ampiamente ridotti”.
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