Al momento nel Po “non ci sono tracce preoccupanti di idrocarburi”, ad assicurarlo e’ la Guardia costiera a conclusione dell’attivita’ di monitoraggio sul fiume compiuta dal velivolo della Guardia costiera ATR 42 “Manta”.
“Cio’ nonostante – spiega una nota – permane lo stato d’allerta dei mezzi navali della Guardia costiera dislocati alla foce del fiume, un pattugliatore e due motovedette, attrezzati con mezzi antinquinamento, pronti ad intervenire”.
Il monitoraggio ha riguardato il tratto compreso tra Ferrara e la foce, con una particolare attenzione per agli allevamenti di vongole e mitili della Sacca di Goro e della baia di Scardovari. A bordo del “Manta” speciali apparecchiature permettono di rilevare, attraverso l’analisi spettrale e un sistema a raggi infrarossi, eventuali inquinamenti da idrocarburi diretti al mare.
In concomitanza uomini della Capitaneria di porto di Chioggia stanno operando in collaborazione con la Protezione civile per posizionare presso Polesella – localita’ emiliana a 60 chilometri dalla foce del fiume – un ultimo sbarramento antinquinamento.
Il Cnr prevede un impatto duraturo sull’Adriatico.
Lo sversamento di sostanze inquinanti, gasolio e quindi idrocarburi, nel Lambro e il loro passaggio nel Po, pur attenuato grazie all’intervento coordinato dalla Protezione civile, avranno tuttavia un impatto a lungo termine non solo sull’ecosistema del principale fiume italiano, ma anche sul Mare Adriatico che è l’ecosistema recettore finale del Po. Secondo gli studi condotti dall’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa)-Cnr la grande quantità di idrocarburi in gioco determinerà significative ripercussioni, per un certo tempo, sulla fauna fluviale.
Una situazione solo in parte alleviata dalla portata del fiume in queste settimane, dovuta al lungo periodo piovoso che caratterizza questo inverno. Situazione che può quindi favorire l’attenuazione del fenomeno acuto, ma non necessariamente attenua il problema dell’impatto a lungo termine sull’ecosistema. L’accumulo di idrocarburi nei sedimenti, infatti, potrà rappresentare una sorgente di esposizione a sostanze tossiche per un periodo molto lungo. Analizzando il problema dell’impatto nel contesto del bacino idrografico padano, le preoccupazioni devono però distinguersi in effetti ecologici sul Po ed effetti sanitari per l’uso potabile delle acque nella parte terminale del suo percorso.
Se è difficile, in questo momento in cui l’emergenza è ancora in atto, identificare tutte le differenti e possibili conseguenze ambientali, perché ciò richiederebbe una definizione della reale distribuzione dell’onda di idrocarburi lungo il corso del Po, che non è ancora disponibile, vi è comunque un aspetto che richiede attenzione perché sarà un impatto inevitabile per il Mare Adriatico, l’ecosistema recettore finale.
Fonte: www.agi.it e www.ilsole24ore.com
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