Tra gli aggiornamento da Green Ocean Surfing, la bella notizia che il Sindaco di Anzio si schiera dalla parte dei surfisti! L’ing. Andrea Campagna pubblica le sue considerazioni sul progetto.
Salviamo Anzio: considerazioni di un professionista.
L’ing. idraulico Andrea Campagna ci aveva fornito (2 marzo 2011), con la massima disponibilità, questa relazione che ci ha coadiuvati dal punto di vista tecnico. E’ stata presentata più volte a rafforzare le nostre tesi in questi gioni di colloqui. A tutela del professionista che ci ha aiutato per la condivisione della causa, decidiamo di metterla online a beneficio di tutti. E’ un documento eccezionale tecnico e allo stesso tempo di facile comprensione. Questo è l’unico originale. Vi invitiamo a leggerlo…. Grazie.
Difesa e ricostruzione delle spiaggia Tor Caldara e Capo D’Anzio
Considerazioni tecniche sul progetto esecutivo
Recentemente nel litorale a nord di Anzio in prossimità dello stabilimento balneare “Saint Tropez” è stato dato inizio ai lavori per la realizzazione di opere di difesa del litorale delimitato da Tor Caldara a Capo D’Anzio.
Le previste opere da realizzarsi possono essere sommariamente descritte in:
● Realizzazione di n. 15 pennelli ortogonali alla linea di costa, con lunghezza media di 100 m ciascuno, con larghezza al coronamento media di 5 m, con quota al coronamento pari a + 1.00 m s.l.m., disposti ad interasse di 200 m. La forma dei pennelli sarà a “T” con testata di lunghezza totale pari a 25 m.
● Realizzazione di barriera soffolta, per una lunghezza totale di 5 Km circa, con larghezza al coronamento media di 10 m, con quota al coronamento pari a – 0,5 m s.l.m.,
La documentazione attualmente acquisita consta di una relazione e 3 elaborati grafici.
Dall’esame della documentazione citata, si evince rapidamente (vista l’esiguità dei contenuti) quanto segue:
1. Rilevazione dei fenomeni erosivi ed analisi delle cause : nelle poche pagine della relazione di progetto, i fenomeni erosivi vengono riscontrati mediante dati cartografici e confronti fotografici di varia natura tra cui immagini provenienti da google earth e virtual earth mentre le cause erosive vengono unicamente attribuite all’antropizzazione delle coste locali. Una tale approccio al problema risulta quantomeno superficiale e poco ortodosso. Se da una parte è evidente anche ad un non tecnico la mancanza o la ridotta presenza di un arenile durante la stagione invernale in varie parti della costa e la riduzione di questo negli anni, dall’altra la valutazione dello stato erosivo e la comprensione delle cause che lo determinano, richiede delle indagini approfondite effettuate da tecnici competenti mediante procedure e mezzi appropriati. Lo studio dell’erosione di un litorale è cosa ben complessa. Senza scendere troppo nel dettaglio, possiamo dire che in tutte le spiagge si distinguono due tipi di tendenze: a lungo periodo e a breve periodo. Il lungo periodo è quantificabile in un tempo di decine di anni, il breve periodo può essere considerato a carattere stagionale. E’ infatti naturale che le spiagge sabbiose assumino, in assenza di stati perturbativi improvvisi (come ad esempio la costruzione di opere marittime in aree limitrofe o dragaggi) un profilo estivo con formazione di una barra di sabbia in prossimità della linea di costa e con avanzamento della linea di costa mentre arretrino nel periodo invernale assumendo un profilo lineare con diminuzione delle secche in prossimità della linea di costa. Tutto ciò deve essere monitorato, oltre che attraverso appropriati rilievi fotogrammetrici effettuati ad hoc anche attraverso rilievi batimetrici realizzati in tempi differenti, confrontando poi i dati rilevati. L’analisi e il confronto fotografico utilizzato senza avere certezza dell’esatto momento di presa delle foto, può pertanto portare a conclusioni discutibili. Se è inoltre vero che è l’antropizzazione la causa primaria della riduzione dell’apporto di materiale per garantire un profilo di equilibrio dei litorali, nel caso di Anzio, le cause probabilmente sono da ricercarsi non solamente nelle aree interessate dall’erosione. Difatti una delle cause principali dell’erosione delle coste laziali è il ridotto contributo di materiale trasportato a mare dal fiume Tevere. Fin dagli anni cinquanta infatti, la protezione del territorio interno e la molteplicità di sbarramenti realizzati sul fiume per lo sfruttamento idroelettrico/irriguo hanno ridotto sistematicamente il trasporto solido di materiale fino quasi ad annullarlo. Inoltre le opere realizzate in altre zone del litorale romano (ad esempio ad Ostia negli anni ’90), la realizzazione del porto di Nettuno ed il dragaggio continuo della testata del porto di Anzio, hanno molto probabilmente ridotto la disponibilità di materiale disponibile per il raggiungimento di un profilo di equilibrio del litorale. L’antropizzazione delle coste del litorale da Tor Caldara a Capo d’Anzio ha sicuramente influito ma, trattandosi di coste di carattere limo/argilloso capaci di fornire materiale di granulometria e peso dei singoli granelli ridotto e quindi facilmente trasportabili da correnti di modesta entità, non possono costituire l’unica causa di riduzione delle spiagge.
Tuttavia la sola azione di quanto sopra descritto non è sufficiente da sola a determinare l’erosione di una costa. Affinché questo avvenga è necessaria l’azione di altri due fenomeni: il moto ondoso e le correnti generate. E’ proprio dallo studio di questi fenomeni che si determina la dinamica della erosione.
E’ ben noto infatti che nel litorale oggetto dell’intervento, il moto ondoso e le correnti generate dai venti da sud est (scirocco) rimuovano quantità rilevanti di sabbia dalla costa mentre le mareggiate provenienti dai settori ovest (maestrale, ponente e libeccio) contribuiscono al deposito di materiale sabbioso in sospensione ed al conseguente reintegro, anche solo parziale, del materiale eroso.
Nella documentazione progettuale visionata, tutto ciò sopra descritto non sembra essere stato considerato.
2. Dimensionamento e definizione della tipologia delle opere: il dimensionamento delle opere marittime viene definito attraverso la definizione di grandezze fondamentali. Abbandonando il vecchio concetto di “onda di progetto” comunque utile alla determinazione della stabilità dell’opera da realizzarsi, il dimensionamento delle opere deve tener conto di tutte le forzanti meteo marine (onde, livelli e vento) che causano il comportamento dinamico del litorale ed attraverso l’analisi statistica di dati rilevati, determinare le condizioni medie che si verificano con frequenza maggiore e le condizioni estreme che avvengono più raramente oltre al cosiddetto “settore di traversia principale”. La determinazione di questi fattori unito alla comprensione delle concause che determinano l’erosione di un litorale e unitamente al rispetto dell’ambiente, costituiscono la base per il dimensionamento e la tipologia delle opere da realizzarsi. Nella relazione di progetto non si da evidenza dello studio dei fattori citati né la giustificazione delle scelte progettuali adottate. Non è data evidenza dei criteri di dimensionamento delle strutture e del peso dei massi naturali da utilizzarsi né tantomeno della scelta della maglia di progetto con imposta dei pennelli ad interasse fisso 200 m senza riferimento alla batimetria ed alla morfologia della costa esistente.
3. Conclusioni: generalmente le conclusioni di una relazione di progetto dovrebbero dare delle indicazioni sul risultato atteso dal progettista successivamente alla realizzazione delle opere realizzate. Nelle conclusioni al punto 4 della citata relazione ciò che succederà non è definito. E’ chiaro che qualunque ostacolo venga inserito in una zona costiera non protetta, determinerà una variazione del regime delle correnti e generalmente diminuzione delle stesse, con conseguente accumulo del materiale in sospensione. E pertanto evidente che le opere previste comporteranno un avanzamento della linea di costa ma la redazione di un progetto atto ad arrestare e/o ridurre i fenomeni erosivi specialmente in spiagge adibite ad arenile di pubblico accesso, dovrebbe tener conto, oltre a quanto descritto nel punto 2, anche dei seguenti aspetti:
● Evitare il cosiddetto “effetto domino” e cioè il creare nuovi fenomeni erosivi precedentemente non esistenti nelle aree limitrofe
● Optare per opere di protezione a ridotto impatto ambientale, a ridotto impatto visivo e con particolare attenzione agli effetti indotti sulla qualità delle acque
● Realizzare opere che riducano i costi complessivi di costruzione e manutenzione
4. Considerazioni sulle opere progettate: analizzando le modalità di erosive del litorale, anche in assenza di dati rilevati, appare evidente che il trasporto solido avviene prevalentemente in maniera longitudinale alla linea di costa a causa delle cosiddette correnti di “long shore” generate dalle mareggiate con prevalenza di mareggiate da sud est e quindi con angolo di incidenza dell’onda rispetto alla spiaggia obliquo. L’azione delle mareggiate dai quadranti sud ovest/nord ovest avviene con le stesse modalità ma con effetti sull’erosione differenti. Analizzando le opere previste, tralasciando la stima dell’efficacia delle stesse non avendo indicazioni a riguardo da parte del progettista né dati progettuali per le opportune operazioni di verifica, si riscontra che tali opere comportano i seguenti inconvenienti:
● Non assicurano il necessario ricambio idrico tra la zona protetta ed il largo. Ciò comporta che il già noto peggioramento della qualità delle acque riscontrabili nella costa specialmente nel periodo estivo a causa dell’aumento della popolazione residente nell’area, verrà amplificato dalla presenza di acque pressoché stagnanti all’interno delle celle di progetto. Inoltre tutto il materiale galleggiante (contenitori plastici, residui di cassette in polistirolo, ecc.) generalmente visibile sulla battigia dopo una mareggiata, spinto all’interno delle celle dal moto ondoso (frangente sulla diga soffolta) rimarrà intrappolato all’interno delle celle stesse.
● Non permettono l’accessibilità nautica della costa neanche a piccoli natanti ma soprattutto a mezzi di soccorso. Questo aspetto è particolarmente importante in questa costa dove l’accessibilità da terra è fortemente limitata dai ridotti accessi carrabili alla spiaggia.
● Non contemplano la limitazione della visuale verso il mare aperto. Difatti, la presenza delle barriere anche sommerse, in considerazione della ridotta profondità del coronamento, risulterà comunque visibili dalla spiaggia.
● La presenza della diga foranea soffolta, comporterà uno squilibrio di livelli tra la zona protetta verso riva e la zona non protetta verso il largo generando forti correnti in prossimità della diga stessa, inoltre la riduzione del modo ondoso incidente sulla spiaggia, riduce la percezione di rischio da parte dei bagnanti ignari delle correnti generate dalla presenza della diga soffolta nelle vicinanze della stessa.
Per quanto sopra descritto sarebbe possibile valutare soluzioni alternative a quanto previsto in progetto. Ovviamente non si è in possesso dei dati necessari per una progettazione di queste opere ma, verificando l’efficacia di soluzioni simili a quelle ipotizzate nel progetto e già adottate in aree limitrofe (vedi Nettuno spiagge a sud del porto) senza considerare l’impatto ambientale e visivo delle stesse, è evidente che il risultato ottenuto non è stato quello desiderato. Valutando invece, ad esempio, gli interventi realizzati nel litorale di Tarquinia e gli ottimi risultati ottenuti, sembra che una possibile soluzione, possa essere la realizzazione di soli pennelli, opportunamente dimensionati, eventualmente abbinando un ripascimento di sabbia mediante draghe aspiranti/refluenti.
La soluzione dei pennelli, generalmente appropriata nel caso di moto ondoso obliquo rispetto alla costa e cioè in presenza di un trasporto solido longitudinale, permette la formazione di piccole spiagge denominate “pocket beach” completamente fruibili riducendo e/o annullando gli inconvenienti presenti nella soluzione prospettata in progetto.
Tale soluzione, comportando generalmente un impiego minore di materiale, potrebbe comportare anche una riduzione dei costi di realizzazione e di manutenzione.
Roma, 2 marzo 2011
Ing. Andrea Campagna
Andrea Campagna si è laureato in Ingegneria Civile Idraulica nell’a.a. 1995/96 con una tesi riguardante lo studio di aree di costa complesse come le foci fluviali, con particolare interesse alla foce del fiume Tevere. Ha frequentato il corso di Costruzioni Marittime del Prof. Ing. Alberto Noli con conseguente superamento dell’esame relativo. Ha lavorato in progetti idraulici in territorio estero (Filippine, consorzio CP Casecnan “irrigation and power generation project”) ed è stato vice direttore di cantiere per la Dragomar S.p.A. nel progetto “Beirut sea front Project” per la riqualificazione del litorale nord di Beirut, Libano.Frequentatore delle coste di Anzio dal 1969.
Salviamo Anzio: comunicato del Sindaco di Anzio
“In riferimento all’intervento regionale in corso per la realizzazione delle dighe/pennelli lungo la costa anziate, teso a tutelare le spiagge ed a contrastare il fenomeno dell”erosione, per la prossima settimana abbiamo convocato un incontro con la direzione regionale dell’Ardis teso ad apportare migliorie progettuali all’opera, fondamentali per la nostra economia marinara, per la qualità del nostro mare premiato con Bandiera Blu 2010 e per mantenere viva la nostra tradizione negli sport acquatici”.
Lo ha affermato il Sindaco, Luciano Bruschini, che si è fatto promotore di un incontro con l’Ardis teso a ridurre l’impatto ambientale e strutturale delle dighe sommerse che saranno realizzate lungo la costa di Ponente.
“Condivido la preoccupazione di Associazioni e Stabilimenti Balneari – conclude il Sindaco Bruschini – rispetto all’intervento in corso che necessita di immediate modifiche progettuali per rendere meno impattante la realizzazione dell’opera, fondamentale per proteggere la nostra costa e le nostre spiagge”.
Anzio, 11 marzo 2011
Ufficio Comunicazione
Apprendiamo dal sito comunale queste dichiarazioni del Sindaco della Città di Anzio, Luciano Bruschini, e ci aprono il cuore.
Dopo giorni di incontri, domande e contrattazioni durante i quali, per essere sinceri la sensazione era quella di non arrivare da nessuna parte, finalmente questa notizia che aspettavamo da tempo e che non poteva che non arrivare….
Il nostro Primo Cittadino si schiera con noi.
Probabilmente le continue pressioni che abbiamo fatto con l’Anzio-surf e tutte le altre associazioni sono servite a qualcosa. Se non altro a far aprire gli occhi sui problemi che questo intervento si porta dietro.
La guerra non è vinta, ma una battaglia forse sì…. Siamo contenti di essere d’accordo con l’Amministrazione riguardo l’importanza che ricopre l’ambiente per il nostro territorio.
Grazie Sindaco!!!!
ps: non dormiamo sugli allori e continuiamo a informare e firmare!!!!
GreenOceanSurfing _ bruno pepe
http://www.comune.anzio.roma.it/web/novita/vedi-notizia.asp?id=2943
Qualcuno sa dire come è andata a finire la cosa? A Pasqua i lavori, che dovevano essere già finiti, sembravano ancora in pieno svolgimento. Il braccio antemurale ad L costruito più o meno vicino allo stabilimento Saint Tropez, mostrava tutta la sua mostruosità.
Altro che bandiera blu!! le dighe deturperanno per sempre il paesaggio della costa di ponente di Anzio, da Tor Caldara alle grotte di Nerone.
Mi chiedo se il sig. Sindaco di Anzio dove era quando hanno deciso i lavori??
RAGAZZI SIETE DEGLI EROI !!!
GRAZIE!!!!!
Grazie anche al nostro Sindaco,il mare è troppo importante per il popolo Anziate!!!