Una prolungata mareggiata da sud diventa l’occasione per andare a cercare onde nel ponente ligure.
TRA LE ONDE DELL’ALLUVIONE
Sabato 5 novembre, ore 04.52. Come da programma, è la pioggia a svegliarci…
Incessante, violenta e determinata, sembra non volerci dare tregua nonostante i danni procurati per tutta la regione.
Con un misto di desiderio ed amarezza per le condimeteo, accendo un caffè per stimolare la voglia di mettersi in cammino verso quello che in lontananza sappiamo essere un mare agitato ma irresistibile: purtroppo la nostra amata Liguria offre ottime onde per il mediterraneo, ma quasi sempre accompagnate da pioggia o vento umido.
Prepariamo tutto, tavole, mute, cambi, panini e la nostra immancabile Macchina fotografica: verso le 6, letteralmente, SALPIAMO da casa, avventurandoci verso lo spot.
La radio ci alterna notizie di disastri ambientali causati dalle alluvioni della vicina Genova, con le conseguenze sulla già inondata La Spezia, e mi ritrovo a sperare di non condividere quella sorte, con un misto di riverente rispetto verso la Natura.
In circa un’ora ci ritroviamo con Andrea ai “TRE PONTI” storico spot Sanremese, ma con nostra sorpresa, i soliti frequentatori sono dimezzati: di solito, ai primi segni di mareggiata, non riusciamo ad avvicinarci all’acqua senza aver incrociato lo sguardo dei molteplici visi assonnati che divideranno le onde di lÏ a poco; forse, penso, la protezione civile ed il buon senso della collettività hanno avuto la meglio sui più.
Incuranti ed incoscienti, cominciamo a dare un’occhiata ai picchi casalinghi, che oggi si mostrano in piena forma: di solito la riviera di ponente non riserva grosse metrature, ma le onde odierne sembrano temibili quanto credevamo.
Alle 7 e 30, con le prime luci ed insieme ad un altro compagno di viaggio trovato in loco (Ronny), ci buttiamo tra le acque.
La rivelazione è fin troppo lampante: forse avremmo dovuto portare più rispetto per questa perturbazione; come da manuale, la pioggia, la corrente, il vento e le onde ci mettono a dura prova, e restare in line up diventa quasi una gara con il mare.
Andrea non tradisce le aspettative, e comincia ad inanellare Tubi e Salti, mentre io mi chiedo se non avrei fatto meglio a preparare un secondo caffè per poi dedicarmi al divano.
I minuti scorrono, e a fatica comincio a togliermi qualche sfizio, nonostante le condizioni siano molto lontane dal mio ideale di relax tra le onde, ma mi ritrovo più volte sorpreso a bearmi delle luci del mattino di novembre, cullato dalla forza di un mare che sembra stia decidendo se mordere la costa in modo brutale, oppure se lasciare ai liguri qualche giorno di tregua.
Forse spaventato dalla situazione, forse in segno di rispetto per tutti coloro che, a poche centinaia di chilometri, in quei minuti si ritrovano senza più nulla, a causa dello stesso mare che io arrogantemente tentavo di domare, decido di uscire per lasciare spazio a chi riesce realmente a stabilire il legame necessario con le onde per surfare in tranquillità, ed imbraccio la fotocamera.
In poco tempo, immortalo il buon Ronny in più manovre, e la pioggia sembra volerci regalare un pò di sollievo; forse le cose andranno a migliorare, finalmente.
Decidiamo allora di sfruttare la luce e ci spostiamo verso un Secret Spot: non sono mai stato in quella zona, ma Andrea mi assicura che il picco rompe proprio davanti ad un piccolo promontorio, e le foto possono essere addirittura migliori, senza doverci caricare obiettivi stratosferici.
Dopo una ventina di minuti di macchina (..e la mia immancabile sosta caffè in un autogrill deserto..) mi ritrovo in un luogo quasi surreale: la cornice di colline a picco sul mare, rende il frangersi delle onde simile a delle esplosioni sulla roccia, e il cielo davanti a noi, regala uno spettacolo che difficilmente riuscirò a rivedere, con la scia della perturbazione di cui tutti parlano, immobile, troneggiante e straordinariamente imponente sul nostro orizzonte.
Andrea entra in acqua, e, durante lo shooting mi sento parte di una simbiosi di elementi che fa venire la pelle d’oca: vederlo li, a destreggiarsi inchinandosi riverentemente alla natura, come in una danza, farebbe l’invidia di chiunque.
L’idillio è interroto da quella che forse sarà l’unica pecca della giornata: dopo un tubo, (e il suo liberatorio urlo di soddisfazione..) Andre spicca il volo nel tentativo di un salto, ma ricade pesantemente sulla tavola, rompendo una pinna e procurandosi un brutto taglio alla mano destra, che lo costringerà ad uno stop anticipato della giornata.
Forse, senza volere, anche lui ha chiesto troppo a questo mare.
Stanchi, ma decisamente appagati, decidiamo di fare ritorno verso casa, dopo aver fasciato sia il surfer che la sua fidata tavola ferita.
Riaccendiamo la radio dopo aver dato un’ultima occhiata al cielo plumbeo che riprende a frustarci con la sua pioggia torrenziale: l’ora è cambiata, i nostri volti non sono più assonnati ma coperti di sorrisi e salino, eppure le notizie sono le stesse, e parlano di disastri, allagamenti e tragedie familiari che continuano a colpire tutta la nostra regione..
Uno sguardo con Andrea e Ronny, e i sorrisi si trasformano in una ruga di senso di colpa, per aver giocato, sorriso e scherzato con un’acqua che ad altri, nello stesso momento, regala reale disperazione.
Un pensiero vola inafferrabile verso tutti i nostri conterranei colpiti da un evento così improvviso e decisivo, sperando che, forti della determinazione e del coraggio di rialzarsi, sappiano far fronte ad una natura immensamente bella, ma che ci rende così dannatamente impotenti ai suoi occhi.
THE BOARDER ZONE
NB. Su richiesta della comunità surfistica locale abbiamo provveduto a rimuovere dall’articolo le citazioni che rendevano individuabili gli spot menzionati.
Lascia un commento