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Un Anno in Giro Per il Mondo

Eugenio Barcelloni è appena tornato in Italia al termine di un surf trip che lo ha portato in giro per il mondo per un anno.

Un anno sabbatico che non è ancora finito, perchè dopo una breve pausa italiana, Eugenio è pronto a ripartire e visto che è appena atterrato sulla copertina del nuovo numero di Surf Latino l’abbiamo agganciato al volo per farci spiegare un pò di cose e scoprire qualcosa di più di quello che sta facendo…

 

 

Dove sei stato nell’ultimo anno?

Inizialmente sono stato accolto in Cile per i primi cinque mesi di viaggio, successivamente in Perù per tre mesi, infine in Polinesia Francese per quattro mesi.

 

In che senso sei stato “accolto”? 

In Cile, dove ho trascorso la maggior parte del tempo, mi ospitava il mio amico surfer professionista Leon Vicuna ed ho instaurato uno stretto rapporto con tutta la sua famiglia. In Perù la mia base era situata a Mancora, nella costa settentrionale, avevamo affittato con altri due amici un bungalow per sei, era tutto molto economico un’ottima qualità di vita, sembrava di trovarsi in Indonesia. A Tahiti vivevo davanti all’onda di Teahupoo, una stanza in affitto in una casa molto umile di una numerosa famiglia Tahitiana, che mi ha insegnato tanto sul modo di vivere  in Polinesia.

 

 

Qual’è stata l’esperienza più appagante alla fine di questo lungo viaggio?

Sono state tutte esperienze determinanti per arrivare con la giusta convinzione a Tahiti, quest’ultima è stata la più importante. Per il big wave, la permanenza in Cile e il viaggio a Tahiti sono stati fondamentali.

 

Qual’è la lezione più importante che hai imparato a Tahiti?

Non credere mai di essere troppo profondo dentro un tubo, non lasciare mai la presa. Ho imparato a pompare dentro grandi tubi, prendere velocità per passare sezioni che ai tuoi occhi non sembrano possibili. Sembra facile a dire, quando ti si presenta una grande stanza d’acqua è molto inquietante.

 

 

Quanto tempo occorre per prendere confidenza con Teahupoo e riuscire a surfarlo ad una certa misura?

Questa risposta è molto soggettiva. Dipende dal livello del surfista. A volte soltanto con un metro e mezzo d’onda e una direzione proveniente da ovest lo spot diventa impegnativo. Ci vuole almeno un mese di pratica assidua se si ha un livello medio alto e si vuole surfare con poco più di due metri.

Cosa ti ha spinto a intraprendere un trip così lungo?

La voglia di cambiare, di uscire dalla realtà Italiana ed Europea sotto il punto di vista surfistico e sociale. Volevo intraprendere un viaggio, dove il tempo ti aiuta a capire i lati positivi e negativi del paese visitato.

 

 

Sei riuscito a soddisfare le tue aspettative?

Lo spirito del viaggiatore si basa nell’andare alla ricerca di un’ utopia senza trovarla mai, se si trova se ne cercherà un’altra, il viaggiatore non vuole mai privarsi di continuare a viaggiare. Ho trovato l’onda dei miei sogni, la osservavo con molta ossessione da anni, finalmente ci sono andato, mi è piaciuta di più di quanto credevo. Teahupoo mi stimola più di qualsiasi altra cosa.

 

Quanto tempo ti fermerai in Italia e che progetti hai a breve termine?

Sono rientrato in Italia a metà luglio, conto di fermarmi sino a questo inverno surfando qualche mareggiata nel mediterraneo, a gennaio vorrei tornare a Tahiti. In un futuro più lontano conto di andare in Messico e di ritornare in Cile.

 

 

Tutto questo girovagare fa parte di un obiettivo o di un progetto più grande?

Guardando al futuro entrambe le cose, ora sono concentrato nell’obiettivo di Teahupoo. Allenarsi in quello spot ti insegna molto, ti porta a cambiare la tua concezione di limite. Voglio dedicare parte del mio futuro dedicandomi a quest’onda. Il mio obiettivo è quello di surfare sia in Tow-in che con il mio semigun 7’0 onde di una certa capienza; quando lo spot inizia rompere sopra una misura consistente l’onda si incattivisce e assume quella forma che tutti noi conosciamo.

L’articolone che racconta l’esperienza di Eugenio Barcelloni è sul nuovo numero di Surf Latino 54 in edicola da questa settimana.

 

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