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Intervista a Mark Occhilupo

Mark Luciano Occhilupo è ormai un affezionato frequentatore della nostra penisola e quando lo scorso settembre è tornato in occasione dell’inaugurazione del Billabong Store di Ostia, insieme ad Axel Piperno gli abbiamo rubato mezz’ora del suo tempo per mettere insieme questa intervista. Occy ci ha raccontato tante cose interessanti su quello che pensa dei cambiamenti nel Tour da quando lui si è ritirato e sulle competizioni giovanili e il sogno dei più giovani di intraprendere una carriera da professionista.

Foto di Axel Piperno e Piero Capannini


Occy on fire a Banzai

 

Appena atterrato hai beccato una bella swell a Santa Marinella… com’è stata la tua session?

Non ci posso credere! Dall’aereo mentre stavamo atterrando ho visto le schiume e mi son detto :”Cosa!!! Ci sono onde.” Sono atterrato e Alessio mi è venuto a prendere e mi ha detto che c’erano le onde. Dopo 30 ore di viaggio dall’Australia ho chiesto a mia moglie se potevamo andare diretti alla spiaggia, lei sapeva che è una cosa abbastanza rara ed ha acconsentito ad andare a Banzai.

Sapevamo che era dai 3 ai 5 piedi e quando siamo arrivati erano 5 piedi solidi. Dopo il primo take off mi sono reso conto che era overhead e solido. I ragazzi hanno detto che erano il miglior giorno dell’anno. Non avevo idea di poter trovare quelle condizioni dopo il mio volo dall’Australia.

All’inizio il vento era leggermente offshore, poi è  calato del tutto e ha glassato. Ho fatto anche un bel tubo e ho preso un po’ di belle onde. Per circa un’ora le condizioni sono state perfette, poi è arrivato il vento onshore. L’ultima onda che ho preso era una sinistra, ho provato un aerial ma la mia gamba è partita da un’altra parte e fine.

È stato un bellissimo benvenuto in Italia.

 

Ti sei reso conto che i tuoi fans dalla spiaggia urlavano in preda al delirio ad ogni manovra che facevi?

Si, me l’hanno detto! Non riuscivo a sentire, ma Alessio mi ha detto che ogni volta che facevo un take off tutte le macchine suonavano il clacson. E’ un peccato che non abbia potuto sentire, sarebbe stata una bellissima sensazione.

Ogni volta che torno qua, tutti i locals sono molto accoglienti con me e mi fanno sentire come a casa. Tutti mi continuano a dire “Bentornato a casa”. Uno dei ragazzi mi ha anche detto che ogni volta che arrivo in Italia ci sono le onde, e che dovrei tornare più spesso.

 

Ha sempre un’accoglienza così calda ogni volta  che viaggi o forse qui i surfisti sono più caldi?

Ogni volta che visito l’Italia ricevo sempre un caldo benvenuto. Lo ricevo in ogni post che visito, ma sento che qui è speciale. Penso che i fans in Italia sappiano che ho un forte legame con l’Italia, dovuto a mio padre, e loro lo sentono.

 

Ora che non surfi più a livello agonistico, continui a surfare ogni giorno, oppure i vari impegni della tua vita ti tengono lontano dal surf?

Surfo ogni giorno, mi piace svegliarmi al mattino, sono molto mattiniero, viaggio molto e quando sono a casa mi sveglio sempre un’ora prima dell’alba e vado a dormire molto presto.

Mi piace moltissimo svegliarmi primo del sorgere del sole e fare qualche esercizio guardando il sole che sorge. Questa è la mia routine quando sono a casa. Se non ci sono onde, il che è raro, vado a fare una nuotata. Amo ancora surfare, mi meraviglia ogni volta.

 

Dunque non sei  mai annoiato dal surf o dalla scena…

Questa è una bella questione.  Passare dal non competere più al semplice ritorno al surf “normale” è stato duro.

Non posso non guardare il  live streaming delle gare. Lo standard adesso è talmente alto che a volte vorrei essere ancora nel Tour.

Se le onde fossero grosse, o se la gara è a Bells Beach e i ragazzi fanno degli air, allora penso che sono stati raggiunti nuovi livelli e non potrei competere contro di loro. Ho 45 anni e continuo a guardarli, non ne posso fare a meno.

Mio figlio vuole essere un pro surfer. Quest’anno l’ho portato in montagna, vi potrà sembrare egoista quello che sto per dire, ma mi piacerebbe che diventasse un pro snowboarder, forse perché io stesso amo la neve così tanto che così potrei seguirlo nel Tour. Questo significherebbe per me essere ancora in Tour e se fosse bravo abbastanza lo seguirei, ma di sicuro non lo forzerei.

 

Spesso vediamo che sei presente ad alcune tappe del World Tour, a volte in veste di commentatore sportivo. Sei stato anche all’epica edizione del Billabong Pro Teahupoo in agosto?

Ero là, ma sono dovuto ripartire proprio il giorno dell’inizio del contest perché avevo un evento alle Maldive, invitato in qualità di passato campione e dovevo presenziare all’evento. Non per paura quindi, ma sono dovuto partire. Ad ogni modo io non faccio tow-in, ho visto però tutto il footage ed era incredibile.

Ho surfato però uno dei primi giorno con 4-6 piedi e poi un giorno con 10 piedi, ma poi non c’ero durante il contest e non potrei descriverti la sensazione.

 

Cosa ne pensi riguardo i nuovi criteri dell’ASP che hanno generato diverse polemiche?

Era a Mundaka quando hanno deciso i cambiamenti, prima con il One World Ranking e poi con il sistema di punteggi. Non mi piaceva, ero ancora in Tour allora, quando il cambiamento  è avvenuto e dopo quell’evento mi sono ritirato.

Il ranking e i punti nel surf non sono sempre facili da capire, e second me in quel modo lo hanno reso ancora più difficile da capire. Ora riqualificarsi è ancora più difficile, mentre invece pensavano che sarebbe stato più facile, e per esempio dopo il contest di New York solo 3 nuovi atleti sono entrati in classifica, mentre il vecchio sistema ne avrebbe fatti entrare 12 alla volta. Non mi piace come hanno cambiato le cose. Credo che avrebbero dovuto tenere le cose semplici. Quando ho iniziato io c’erano solo i top 16, abbastanza semplice.

 

Riguardo agli event urbani invece qual è la tua opinione?

Penso che hanno avuto fortuna. Il Dream Tour era più che altro per posti come Tahiti, JBay, Fiji, che tornerà il prossimo anno. Riguardo NYC ero un po’ scettico al riguardo ma sono stati fortunati, hanno avuto un grosso uragano e le onde sono state eccezionali, così come la folla. Alla fine è stato bello. Eventi come NYC e Huntington Beach sono positivi, perché le persone hanno la possibilità di assistere dal vivo, mentre di solito quando si guarda in streaming non si può sentire la reale sensazione. Credo sia importante avere un misto ti entrambi i tipi di eventi.

 

Il tuo nome è anche associato a competizioni per i giovani, e visto che anche tuo figlio che ora ha 8 anni vuole seguire le tue orme, quali consigli ti senti ti dare, in qualità di professionista e padre, ai ragazzini che intendono intraprendere la carriera di surfista professionista?

Direi senz’altro di farlo, ma ai genitori direi di non imporre dei traguardi troppo alti e di non illuderli, perché è davvero molto difficile.

Mio figlio ha solo 8 anni e mostra già un gran potenziale, ma è troppo giovane per poter dire che ciò succederà. Se sono giovani, bisognerebbe avvisarli anche del fatto che possono concentrarsi anche su un’altra carriera. Sai che alla fine sono solo una manciata di ragazzi che ce la fanno, Questa è la verità!

A meno che tu non sia un big wave rider o un bravo free surfer, soltanto 10 o 15 ragazzi sono pagati veramente bene,  gli altri ci stanno dentro, ma più che altro è per passione.

Di sicuro raccomanderei di prenderlo come uno sport, per me è ancora il più divertente al mondo, ma se pensi che diventerai il migliore, meglio che ci pensi due volte.

 


Dopo il piacere, il dovere. Occy è tutto per i suoi fans. Foto Axel Piperno

 

Com’è il tuo rapporto con la tecnologia e i social network?

Non ci sono molto dentro, sto cominciando ora a twittare, mia moglie mi mostra come si fa. Ho appena preso in iPhone e un iPad, so giusto come si fa a guardare gli eventi live dell’ASP… Non scrivo emails e non ho face book, ma sto cominciando ad avvicinarmi, so di essere un po’ un dinosauro in questo senso…

 

 

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