Energia dalle onde e dalle correnti marine: i prototipi di tre università italiane in grado di produrre energia da queste fonti entreranno in funzione entro il 2013. Tuttavia alcuni studi recenti evidenziano alcuni svantaggi…
Si tratta di tre progetti di università italiane per la produzione di energia dal mare presentati nel corso del workshop organizzato dalla Rse (Ricerca sul Sistema Energetico) a Civitavecchia per fare il punto sulle potenzialità legate alla produzione di energia rinnovabile dal mare e sulle ricerche svolte in questo settore.
”Al momento ci sono tre interessanti progetti che passeranno prestissimo alla fase operativa’‘, ha detto Antonio Negri, responsabile del dipartimento ambiente di Rse. ”Si tratta – ha spiegato – di prototipi diversi pensati per testare diverse soluzioni tecnologiche”. In particolare sono in corso due progetti delle Università della Calabria e del Politecnico di Torino, pensati per la trasformazione delle onde in energia elettrica attraverso due diverse soluzioni di ‘cilindri’ dotati di particolari pale. I dispositivi verranno realizzati, rispettivamente, nel porto turistico di Formia e a Pantelleria.
Un terzo progetto e’ stato sviluppato dall’Universita’ Federico II di Napoli e prevede l’utilizzo della corrente marina nello Stretto di Messina, l’unico luogo in Italia dove si sviluppano intensita’ sufficienti sfruttabili.
”Il 2014 – ha proseguito Negri – vedra’ invece la realizzazione di un altro prototipo nel porto di Civitavecchia realizzato da Rse con la collaborazione dell’Universita’ di Viterbo. Il potenziale energetico delle coste italiane non e’ molto elevato paragonato con quello delle nazioni che si affacciano sugli oceani ma in Italia – ha concluso – esiste un grande fermento di ricerche in questo settore e speriamo possa alimentare la nascita di un’imprenditoria di settore”.
Il moto ondoso è una delle fonti alternative e pulite da sempre considerate maggiormente in grado di fornire quantità infinite di energia. Sull’energia delle maree si puntava molto, eppure da quanto è emerso recentemente sembra che i vantaggi pare non bastino a colmare i costi ed i problemi che questa fonte porta con se’.
L’Unione Europea aveva puntato molto sui vantaggi dell’energia delle maree, aspettandosi per il 2020 un totale di investimenti pari a 8.5 miliardi di euro per una potenza installata di almeno 3.5 GW.
La tecnologia che permette l’approvigionamento di energia dalle maree ha anche attratto in questi anni importanti investitori come Siemens e Vattenfall ed ha fatto grossi progressi, passando da semplice prototipo alla sperimentazione su larga scala. Eppure le cifre che ci si aspettavano sono ben lontane dall’essere raggiunte: per fare un esempio, il Portogallo, “baciato” da un oceano ricco di un energico moto ondoso, necessiterebbe dai 4 ai 6 miliardi di euro di investimenti per raggiungerei 3 Gigawatt programmati da raggiungere entro il 2020.
Gli impianti infatti sono molto costosi e lo sviluppo ha bisogno di finanziamenti governativi e di grossi incentivi per riuscire ad essere competitivi a livello commerciale.
Nonostante ci si aspetti l’affioramento dei primi progetti commerciali da 1 MW o più per il 2016 e che l’energia delle maree possa contribuire all’approvvigionamento energetico della UE tra il 2025 ed il 2030, gli indubbi vantaggi correlati all’utilizzo di energia pulita pare non colmino i problemi di costi, e non solo.
Uno dei problemi che parrebbe costituire uno dei maggiori ostacoli ad uno sviluppo repentino delle strutture off-shore è che questi impianti richiedono ovviamente la costruzione di reti ad alto voltaggio che siano in grado di trasportare l’energia a terra. Reti dal costo elevatissimo che, al momento, nessun privato sembra disposto ad accollarsi.
Intanto nel Regno Unito è stato stanziato un montepremi da 20 milioni di sterline (circa 24 milioni di euro) per i due migliori progetti ecoenergetici che sfruttano moto ondoso e maree. Obiettivo del concorso annunciato dal Governo e’ favorire la crescita del settore che potrebbe generare fino al 20% del fabbisogno energetico del Paese.
L’iniziativa si chiama Marine Energy Array Demonstrator scheme (Mead) e fa parte di un progetto coordinato di sostegno all’innovazione per le tecnologie marine del Low Carbon Innovation Co-ordination Group (LCICG). Come riferisce il Guardian, il mega finanziamento da 20 milioni di sterline – pari a quasi 24 milioni di euro – verra’ utilizzato dalle due aziende vincitrici, annunciate entro la fine dell’anno, per realizzare i progetti pilota. ”Il Mead ci portera’ a compiere un passo fondamentale verso la realizzazione delle nostre ambizioni di generare energia elettrica dalle onde e dalle maree – ha commentato il ministro dell’Energia e del Cambiamento Climatico, Greg Barker – in questo modo si potranno alimentare le case e le imprese di tutto il Regno Unito con acqua pulita ed elettricita’ verde”.
La Gran Bretagna possiede la carte per diventare leader mondiale dello sfruttamento dell’energia del mare: degli otto dispositivi completi installati in tutto il mondo, sette sono in acque britanniche e circa la meta’ delle aziende leader nel settore si trovano nel Paese. Per riuscire a non perdere il vantaggio finora acquisito, a febbraio i parlamentari hanno chiesto al Governo di aumentare il sostegno economico sulle tecnologie che sfruttano vento e mare, sostenendo che il Regno Unito potrebbe essere superato da Paesi concorrenti se non si continuasse a fornire aiuti e sostegno al settore.
Fonti: Ansa.it – yeslife.it – corriere.it
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