Greta Dalle Luche, vicecampionessa italiana di surf, ha deciso di sostenere l’associazione Oxfam Italia promuovendo le loro campagne e devolvendo parte delle proprie vincite.
Greta ha 23 anni ed è studentessa di chimica e convinta surfista sostenibile: questa la sua intervista, in cui racconta del suo amore per il surf e per le … giuste cause!
Quando hai iniziato a fare surf?
Nel 2001, quando avevo 12 anni
Come mai?
Ho visto dei ragazzi che lo facevano e sono rimasta affascinata. I miei genitori non volevano che iniziassi perché credevano che fosse troppo pericoloso, così iniziai ad alzarmi in piedi sul bodyboard
In quali paesi hai fatto surf?
Italia, Francia, Spagna e Isole Canarie, Portogallo, Marocco, Indonesia e California
Quante gare hai fatto? Quali? Piazzamenti?
Gareggio dal 2007. Il mio miglior risultato è stato arrivare seconda nel campionato short italiano 2010. Io la mia compagna di team Valentina Vitale siamo state le prime due surfiste italiane a prendere parte a una gara del circuito di qualificazione ai mondiali, il WQS, anche se generalmente gareggio solo a livello nazionale.
Quali sono secondo te i maggiori problemi dei paesi in via di sviluppo in cui sei stata?
Credo che a Bali il disagio maggiore sia causato dalla scarsa regolazione degli investimenti esteri e dal contrasto tra il benessere dei turisti e il livello di vita degli abitanti locali. Posso dire di aver viaggiato in una piccola e fortunata parte dell’Indonesia, dove non vi è miseria ma semplicemente semplicità.
Come ti comporti da “surfista sostenibile”?
In primo luogo, evito gli sprechi. Cerco di comprare solo quello che è necessario e di fare da sola quello che so o che posso imparare a fare. Sono molto sensibile al problema alimentare globale e sono fermamente convinta che la cosa più preziosa che può essere fatta per l’ambiente sia produrre da soli il proprio cibo. Per questo coltivo qualche pianta con mio padre, ho degli alberi da frutto e, dalla scorsa primavera, anche una colonia di api. Detesto le assurdità della grande distribuzione e per circa un anno ho vissuto in parte come freegan. Da un po’ di tempo faccio volontariato presso una fattoria sociale nelle campagne vicino a casa. Come surfista in particolare, cerco di spostarmi con l’auto solo quando è necessario. La maggior parte delle volte raggiungo il mio homespot in bicicletta. Credo che l’abbinamento surfista-auto sia del tutto artificiale.
Cosa “recrimini” del panorama surf internazionale?
Non mi piace l’imposizione stereotipata del surfista occidentale viaggiatore che viene riproposta immutata in ogni paese. Credo che lo stile di vita associato al surf trascenda da un certo tipo di look e sia piuttosto una parte intima della vita di ogni amante delle onde. Ogni spot famoso, invece, sembra un’ambasciata dello stesso stato. D’altra parte sono contenta di operare nel campo del surf, in cui anche le grandi aziende stanno rapidamente agendo cercando di rendere sempre più sostenibile il loro impatto.
Quali suggerimenti ti senti di dare ad altri surfers per aiutare il cambiamento?
Essere il cambiamento! Pensare e fare quello che si sente giusto, subito e sempre.
Come ti sei avvicinata alla questione della sostenibilità?
È un argomento che come “scienziata” mi è sempre stato a cuore. E poi da un giorno all’altro ho iniziato a pensare a quello che potevo fare individualmente per migliorare il mio “impatto” facendolo diventare il motivo delle mie scelte e il ritmo delle mie abitudini.
Come mai hai scelto Oxfam Italia?
Oxfam porta avanti programmi di sostenibilità agricola, di pronto intervento in caso di emergenza e di informazione pubblica. Promuove valori in cui credo fermamente con una sfera di azione globale.
Costa significa per te?
Questa è la mia prima collaborazione con un’associazione delle dimensioni di Oxfam! Ho sempre portato avanti l’idea che si dovesse operare in primo luogo per migliorare ciò che ci è vicino: come si dice “Think globally, act locally”. In realtà, andando avanti, nasce il desiderio di fare sempre di più, passare a una dimensione più grande cercando di dare un contributo sempre più significativo. Questo è un desiderio sempre più facile da realizzare in un mondo così globalizzato. È bello pensare che il proprio contributo può andare più lontano di dove siamo mai stati con il nostro corpo. Sono emozionata per questa opportunità!
In cosa ti impegnerai per aiutare Oxfam Italia?
Innanzitutto vorrei dare il mio contributo pratico nelle campagne di raccolta fondi. È qualcosa che chiunque può fare. Sono onorata di fare da ambasciatrice per il mio paese e spero di riuscire a portare un messaggio negli ambienti che mi sono più cari!
Grazie Greta e in bocca al lupo!
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