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Piu’ Caldo, Meno Onde

Big Waves a rischio in Australia per effetto del Global Warming.

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Shipstern Bluff in Tasmania è uno dei big wave spot più conosciuti al mondo. Foto Ottz

 

Secondo uno studio effettuato da un’equipe di esperti climatologi dell’ Australian Bureau of Meteorology, pubblicato sulla rivista Nature, nel corso dei prossimi decenni ed entro la fine del secolo la frequenza delle grosse swell lungo le coste del paese sarà diminuita di un terzo per effetto dei gas serra, a causa dei quali infatti la frequenza delle grosse tempeste sarà minore.

Le onde giganti che investono l’east coast australiana sono già diminuite di numero dagli anni ’50 ad oggi e caleranno ancora entro la fine del secolo, questo è quanto si deduce in base alle previsioni di 18 diversi modelli climatici. Nel giro di 30 anni il surriscaldamento globale taglierà di netto l’incidenza nell’area delle onde alte più di quattro metri pari ad oltre il 20%. Percentuale che poi è destinata a salire al 40% entro la fine del secolo secondo.

L’equipe che ha condotto lo studio lungo tutta la costa del New South Wales (NSW), da Coffs Harbour ad Eden, guidata da Andrew Dowdy, ha elaborato 18 diversi modelli climatici basati sui dati raccolti dai galleggianti al largo della costa orientale del paese. Le onde grandi che colpiscono questa parte di Australia dipendono notoriamente da particolari tempeste che si formano nel Pacifico occidentale a causa delle differenze di pressione atmosferica. Questi cicloni sono chiamati “east coast lows”, e i modelli climatici di Dowdy hanno dimostrato di saperli prevedere con efficacia.

 


Una delle meno frequenti big swell si è abbattuta proprio pochi giorni fa a Shipstern Bluff dove James Hollmer-Cross ha rischiato la vita con questo wipeout, pagato con una tibia rotta e tanto spavento

 

La proiezione di questi modelli climatici nel passato e nel futuro rivelerebbe  che le onde di misura superiore ai 6 metri, che si presentano non più di una volta ogni 10 giorni, sono già diminuite di numero e se negli anni ’50 se si registravano 36 mareggiate all’anno di queste dimensioni, ora sarebbero non più di 34. Entro la fine del secolio potrebbero calare di un ulteriore 40%. Lo stesso vale per le onde di misura media, ovvero dai 4 ai 6 metri di altezza. Lo studio non ha approfondito al momento un altro effetto collaterale del global warming, il fatto cioè che a causa della maggiore intensità dei venti le onde giganti siano, sebbene meno frequenti, sempre più alte.
A farne le spese, oltre ai big wave riders, ci sono anche le spiagge, le cui dimensioni e forma potrebbero essere interessate da questo fenomeno. La conformazione delle spiagge è infatti dettata da un delicato equilibrio di sabbia depositata e sabbia strappata dalle onde, per non parlare di tutte le creature marine che dipendono dal moto delle maree. Gli esperti sottolineano che lo stesso discorso non è detto valga necessariamente anche per altri paradisi del surf. Ma anche se limitata all’Australia questa non è certo una buona notizia.

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