Il Presidente ISA Fernando Aguerre ha richiesto l’ammissione del surf ai Tokyo Games del 2020
Foto: WebberWavePools.com
La questione del surf alle Olimpiadi è delicata come quella delle onde artificiali, una di quelle questioni che spaccano in due la comunità surf tra chi è a favore e chi contro, e non a caso entrambe le questioni vanno di pari passo non potendo la prima esistere in assenza delle seconda.
La scorsa settimana il Presidente ISA Fernando Aguerre, da anni ormai impegnato nel tentativo di far includere il surf alle Olimpiadi, ha sottoposto al Comitato Olimpico Internazionale una nuova formale richiesta di ammissione del surf ai Tokyo Games 2020.
L’ultima richiesta era stata fatta da Aguerre nel 2011 e allora respinta con la motivazione che la tecnologia necessaria per il surf indoor non era ancora matura, ma dopo il recente annuncio di apertura al pubblico di Surf Snowdonia il prossimo 1 agosto, la tecnologia diventa finalmente reale e concreta, e questo ha dato un nuovo stimolo al Presidente Aguerre per inoltrare una nuova richiesta di ammissione.
Surf Snowdonia userà la tecnologia Wavegarden per generare onde perfette e tubanti fino a 2 metri in grado di srotolare fino a un massimo di 150 metri. Le onde possono essere generate con la semplice pressione di un pulsante al ritmo di una ogni minuto. Fino a 52 surfisti potranno surfare contemporaneamente nella laguna di 300 metri in cui è installata la tecnologia.
Fernando Aguerre è da sempre sostenitore delle Wave Pools in quanto unico strumento possibile per far si che anche il surf possa entrare a far parte dei Giochi Olimpici. Con l’apertura ufficiale del Wavegarden a Surf Snowdonia e con l’annuncio di una nuova struttura di questo tipo nel 2016 ad Austin, Texas, la tecnologia per portare le onde anche nell’entroterra è finalmente matura e ciò dovrebbe abbattere ogni ostacolo all’inclusione del surf alle Olimpiadi, ma per questo dovremo attendere ancora una volta il responso del Comitato Olimpico.
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