C’è una curiosa analogia tra l’attacco di squalo a Mick Fanning e l’Ultima Onda di Alessandro Dini.
Come tutti ormai sappiamo, ieri Mick Fanning è scampato illeso a un attacco di squalo a Jeffrey’s Bay, il primo attacco verificatosi nella storia delle competizioni WSL. Ma c’è una curiosa analogia che molti non sanno, tra quell’attacco e l’attacco descritto da Alessandro Dini nel suo libro in uscito proprio questi giorni. Stessa ambientazione, stesso episodio, per fortuna due esiti diversi, Mick Fanning ne è uscito illeso!
Circa venti giorni fa, il primo luglio, è uscito “L’Ultima Onda”, il secondo “surf-thriller” di Alessandro Dini. Grazie a un notevole bagaglio di esperienze svolte nel mondo del surf e della surf-industry (primo foto-reporter italiano a seguire il circuito mondiale professionistico di surf ASP dal 1989, fondatore nel 1991 della prima rivista italiana Surf Magazine, poi diventata Surf Latino nel 1995, presidente federale della Federazione Italiana Surfing dal 1991 al 2000 e marketing/team manager del brand Quiksilver), Dini è probabilmente il più esperto conoscitore dello sport del surf in Italia.
Dal maggio del 2005 si occupa della formazione di istruttori surf e sup per conto della ISA (International Surfing Association), ricoprendo il ruolo di Presentatore unico per l’Italia del Coaching & Instructing Program. Ha pubblicato il suo primo romanzo surfistico nel giugno del 2013 (Sale Grosso – The Shaper), il cui protagonista è il surfer-detective Andrea Del Bono, versiliese, primo italiano a qualificarsi nel tour mondiale professionistico.
Dotato della proverbiale sagacia toscana e supportato dal coach e amico tahitiano Moana Teura, Del Bono si trova puntualmente al centro di intriganti vicende, da un capo all’altro del pianeta. Tra una gara e l’altra, spesso a discapito della sua carriera professionale, riesce sempre a dare un contributo decisivo alla risoluzione di casi apparentemente misteriosi e irrisolvibili. Il suo secondo ”surf-thriller” è uscito il primo di luglio.
Nel primo capitolo in Australia, nella gara d’esordio del circuito mondiale professionistico di surf, accade un fatto mai successo in quasi quarant’anni: uno dei concorrenti viene attaccato e ferito da uno squalo. Le gare del circuito professionistico di surf sono trasmesse in diretta streaming gratuita, per cui l’episodio è visto in diretta da milioni di fans in ogni angolo del pianeta. I numerosi cameramen autorizzati dall’associazione internazionale di surf, piazzati sia in acqua che sulla spiaggia, garantiscono eccitanti immagini ad alta definizione e da ogni possibile angolo di ripresa. La notizia fa subito il giro del mondo, trasmessa dai telegiornali di mezzo mondo.
Bene, quanto fantasticato da Alessandro Dini nel suo secondo giallo, si è realmente verificato il 19 luglio a Jeffrey’s Bay in Sud Africa durante la finale della sesta gara (su undici previste) del Samsung Galaxy Championship Tour 2015. Il tre volte campione del mondo, l’australiano Mick Fanning, in finale contro il connazionale Julian Wilson, è stato attaccato da un grosso squalo.
“Che prima o poi sarebbe ci sarebbe stato un attacco di squalo a un surfista nel corso di una gara del circuito professionista era abbastanza probabile, ma dato che mai si era verificato nella storia del surf moderno, mi ha scioccato che ciò si sia verificato quasi in concomitanza della pubblicazione del mio secondo romanzo, che tratta appunto lo scottante tema dello shark-finning e della convivenza tra surfers e sharks”, dice Alessandro Dini.
“Avevo appena finito di fare un bagno in mare quando controllando il cellulare ho notato oltre cento tra sms e telefonate arrivate nell’arco di un’ora scarsa. La maggior parte erano lettori del mio giallo, allibiti per la sbalorditiva coincidenza. Non vi nascondo che mi è venuta la pelle d’oca… Ma la notizia più bella è che contrariamente a quanto accade nel mio racconto, dove un veterano del tour viene seriamente ferito da un grosso tigre, Mick Fanning non ha subito alcun danno fisico.
Qualcuno dei miei lettori ha commentato cose divertenti come ‘Ma da quando sei veggente?’ oppure ‘Oh, mica porti sfiga?’ In realtà, chi ha letto, o leggerà L’Ultima Onda capirà che il messaggio che invio è a difesa proprio dello squalo, vittima dell’odioso shark-finning per il consumo della (disgustosa) zuppa di pinne di squalo.
Colgo l’occasione per ringraziare Quiksilver e Sea-Shepherd per la collaborazione nelle presentazioni del mio giallo in giro per l’Italia e ricordo a tutti che anche se oggi fosse andata peggio per l’amico Fanning, il nostro impegno a difendere lo squalo da sistemi di pesca illegali, sarebbe rimasto lo stesso. Siamo noi a invadere il suo territorio, dove vive centinaia di anni prima che l’uomo facesse la sua apparizione su questi pianeta”.
L’ULTIMA ONDA – Edizioni Estemporanee ISBN 978-88-89508-65-7
ESTRATTO DAL CAPITOLO I “L’ULTIMA ONDA” di ALESSANDRO DINI
…i tre surfisti erano ora quasi gomito a gomito, occhi puntati sull’orizzonte pronti a carpire i segnali di un set in arrivo. C’era tensione, nessuno parlava. Improvvisamente, Andrea notò una macchia scura sul fondo passare veloce sotto di lui. Non fece in tempo a dire una parola che vide Darren sollevarsi dall’acqua, in un ribollìo di schiuma e poi ricadere violentemente giù, scomparendo sotto al pelo dell’acqua arrossata.
“Cazzo, uno squalo, uno squalo!” gridò Paulinho verso la moto d’acqua. Darren riaffiorò ma solo per un paio di secondi, gettando un urlo di dolore da fare accapponare la pelle, poi fu di nuovo risucchiato sott’acqua e per un’istante Andrea vide la testa e l’occhio di uno squalo tigre. Era sotto shock, non riusciva a muoversi, ma durò poco. Sentiva chiaramente le urla del folto pubblico sulla scogliera, i fischi dei life-guards che richiamavano a terra bagnanti e surfisti e la voce di Nando che invitava le moto d’acqua a prestare soccorso.
In effetti, ne vide tre dirigersi a manetta verso il punto dell’aggressione. “Attenti, eccone un altro!” urlò il pilota della prima moto d’acqua arrivata indicando una pinna di squalo ad una ventina di metri da loro. Una seconda moto offrì a Andrea e Paulinho una via di scampo dallo squalo in arrivo, mentre il pilota della prima moto d’acqua aveva afferrato Darren per un braccio e cercava di tenerlo a galla, rischiando di cadere da un momento all’altro in acqua anche lui.
Sulla spiaggia c’era un gran caos. Un motoscafo stava pericolosamente entrando nello specchio d’acqua battuto dalle onde per offrire il suo supporto anche ai tre cameramen, che stavano sbracciandosi per chiedere aiuto. Andrea notò che uno di loro stava ancora coraggiosamente filmando. Darren sembrava cosciente, lo squalo aveva lasciato la presa, ma tutta l’acqua intorno a lui era diventata rossa, segno evidente che stava perdendo molto sangue. Quando i due piloti riuscirono a farlo sdraiare sulla slitta di soccorso della moto d’acqua, Andrea impallidì: l’ampio morso, a metà gamba destra, faceva intravedere il bianco del femore e parte dell’articolazione del ginocchio, lo squalo aveva strappato via di netto un bel pezzo di muscolature, tendini, legamenti… La moto d’acqua, scortata dalle altre, si stava dirigendo verso l’affollatissima spiaggia effettuando un largo giro per evitare la zona di onde. Delle luci blu alle spalle del paddock, sulla Marine Parade, segnalavano la presenza dei mezzi di soccorso pronti a sfrecciare verso l’ospedale.
“Presto, a terra, a terra” urlò Paulinho al pilota che rispose indicando la tavola di Darren, a una decina di metri da loro. Un’altra moto d’acqua si avvicinò e fece salire Andrea: tre persone e due tavole su unica moto erano troppi, per rientrare in sicurezza. Il pilota si diresse verso la tavola di Darren, che mostrava i segni evidenti del morso, mezzo metro dalla poppa, e Andrea si apprestò a recuperarla. Nello stesso istante che la sollevò dall’acqua, vide uno dei due squali muoversi a poca distanza dal basso fondale ma una volta sedutosi sull’ampia sella, ne vide altri tre. Piazzò sotto il braccio sinistro le due tavole, la sua e quella dello sfortunato Hoppings e dette l’ok al pilota che iniziò la corsa verso la spiaggia. Un elicottero decollato dal vicinissimo Coolangatta airport stava abbassandosi sopra il luogo dell’incidente.
In spiaggia regnava il caos più assoluto. Andrea scorse Moana che cercava di tenere lontani curiosi e fotografi dalla barella di Darren Hoppings, ora privo di conoscenza. Un attimo dopo essa scomparve all’interno dell’auto-ambulanza che partì a sirene spiegate verso il Tweed Hospital. L’uscita dei mezzi di soccorso dal villaggio gara riportò un po’ di calma.
Con voce rotta dall’emozione, Nando annunciò la decisione presa dal contest director di sospendere la gara, rimandando al giorno dopo la ripetizione della prima heat del primo round. Mentre cercava di raggiungere l’area competitor per asciugarsi, Del Bono fu raggiunto da una troupe televisiva australiana che gli chiese di raccontare in diretta come aveva vissuto quei terribili momenti in acqua. Se sperava di cavarsela in pochi minuti si sbagliava di grosso: fino al primo pomeriggio fu un susseguirsi di interviste, tutte le televisioni del mondo volevano dare la notizia e sentire da lui e Paulinho Santos il racconto della brutta esperienza vissuta. Ebbe solo il tempo di rispondere alla chiamata di Serena, che aveva visto in diretta streaming l’accaduto. Nel corso della breve telefonata con lei ebbe conferma che l’episodio stava davvero facendo il giro del mondo: Radio1 era stata la prima a diffondere in Italia la notizia nelle news del mattino, poi ripresa dai vari telegiornali per tutto il giorno. Finalmente, verso le tre del pomeriggio, con l’aiuto di Moana, riuscì a scrollarsi di dosso gli ultimi giornalisti e a fiondarsi a casa.
Accese la televisione appena uscito dalla doccia, proprio mentre Sky News stava parlando dell’attacco subito da Darren Hoppings. Le immagini rallentate e ingrandite erano addirittura più spaventose di quelle che aveva impresse indelebilmente nel cervello. Le gare del circuito I.S.T. sono trasmesse live in streaming e lo staff ufficiale prevede due cameramen in acqua e quattro a terra per offrire diverse angolazioni di ogni onda surfata dai concorrenti. Dalla ripresa di uno dei fotografi in acqua si notavano particolari agghiaccianti, come la bolla d’acqua che si gonfia intorno a Darren, che precede di pochi decimi di secondo l’impatto delle mascelle sulla gamba dell’americano. O come l’ultimo scuotimento che subisce il corpo di Hoppings prima di essere mollato dalle fauci del tigre. Ancora umido, sedette sul divano quando sentì squillare il campanello. Scostò la tenda del salotto e vide Moana con John Patton aprire il cancello. Andò ad aprirgli la porta. “Sedetevi. Notizie di Darren?”
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