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Wavegarden in Italia: Wave Dome Roma

Progetti di Wavegarden in Italia. Vi presentiamo Wave Doma Roma

La realizzazione del primo Wavegarden aperto al pubblico nel Galles del Nord in UK ha acceso prepotentemente i riflettori sul tema delle onde artificiali e fomentato la comunità surfistica di tutto il mondo. Mentre i prossimi progetti di Wavegarden in Texas e in altre località procedono, anche in Italia si alimenta sempre di più il sogno di avere una valvola di sfogo fatta in cui rifugiarsi nei bui periodi di piatta.

Pur essendo consapevoli dell’enorme difficoltà di vedere realizzato un wavegarden in Italia, anche nel nostro Paese sono più di uno i progetti studiati da surfisti appassionati e promossi al fine di far diventare realtà il sogno di una simile struttura.

Oggi vi presentiamo il progetto Wave Dome Roma, un progetto studiato da un gruppo di surfisti di Roma che si stanno dando da fare ognuno con le loro competenze per cercare di portare il wavegarden alle porte della capitale. Renato Aspertzeak, uno dei suoi principali ideatori e fautori, ci ha illustrato lo stato attuale del progetto e le difficoltà principali di realizzare un wavegarden in Italia.

 

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Chi c’è dietro il progetto Wave Dome Roma?

Siamo un gruppo di appassionati e praticanti di questo meraviglioso sport, all’interno del gruppo di lavoro abbiamo Claudio che si occupa del sito, in costruzione, della grafica e di tutta la parte social, Matteo che è invece il primo ad essersi interessato al progetto si occupa della parte relativa all’acquisizione di sponsor interessati al progetto e a stabilire i contatti con le istituzioni che dovranno concedere le autorizzazioni, poi ci sono io , Renato, “the Economist” J,  e mi sto occupando di tutta la parte economica, attraverso la costruzione di vari business plan che possano rendere appetibile ed economicamente interessante , ad investitori esterni al mondo del surf, questo tipo di progetto, infine c’è Paolo il nostro ingegnere, la parte razionale, che è colui il quale ci riporta sempre alla realtà quando i nostri voli pindarici diventano eccessivi….

In cosa consiste esattamente?

Il progetto comprende tutta una serie di attività ed infrastrutture sportive che ruotano intorno al mondo degli boardsport, sia acquatici che non. Nel nostro progetto completo abbiamo previsto tutte infrastrutture necessarie a rendere il WaveDomeRoma un parco fruibile tutti i giorni (e notti) dell’anno, a prescindere dalle situazioni climatiche. Accanto alle strutture principali che saranno , wavegarden, cable park , skatepark (indoor e outdoor) bike park, altre strutture complementari dove gli atleti , agonistici e non, potranno allenarsi nel migliore dei modi e con le attrezzature più adatte alle loro esigenze. Oltre alle attività abbiamo previsto dei percorsi didattici ed interattivi per i ragazzi in modo che possano comprendere fino in fondo il rapporto tra l’uomo e la natura, come proteggerla e rispettarla. Il parco sarà accessibile a tutti e avrà anche strutture ricettive per tutti i tipi di tasche, dallo squattrinato skater al più esigente dei professionisti, sempre nella logica dell’ecosostenibilità  che sarà il punto focale ed irrinunciabile di tutto il parco.

 

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Da quanto tempo state promuovendo il progetto Wave Dome Roma?

Abbiamo cominciato a parlare con alcuni dei principali fornitori circa due anni fa e abbiamo da allora ampliato il progetto tramite il processo del Learning by Doing visto che nessuno di noi è un professionista del settore , grandi costruzioni.

Quali tappe avete percorso finora e quali risultati siete riusciti a ottenere?

Prima cosa abbiamo realizzato il nostro logo ed abbiamo trovato quello che per noi era un nome giusto, il riferimento alla cupola (dome) non è casuale visto che siamo tutti Romani J. Abbiamo presentato il progetto a qualche istituzione locale ed abbiamo incontrato alcuni imprenditori locali con i quali stiamo tuttora discutendo sulla redditività dei vari progetti. Ad ogni livello di investimento corrisponde un rendimento sempre maggiore e con un ammortamento dei vari costi in un periodo temporale minore.

 

 

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Quali ostacoli si incontrano principalmente nella promozione di un progetto così grande e in particolare nel cercare di far si che il Wavegarden diventi realtà in Italia?

L’Italia è il paese con la maggiore burocrazia al mondo, le istituzioni sono cieche e poco interessate al benessere della popolazione, figuratevi al benessere della popolazione surfistica italiana. Con le isitituzioni pubbliche possiamo parlare solo in base ai posti di lavoro generati dall’opera (circa 100 unità tra interni ed indotti) per arrivare alle autorizzazioni necessarie alla costruzione dell’opera, che comunque è a bassissimo impatto ambientale. La speranza maggiore la riponiamo nel privato e nella voglia di rischiare per guadagnare e anche di mettere un segno importante e prestigioso, l’imprenditore che deciderà di avventurarsi sarà considerato un pioniere nel campo e sarà l’unico che avrà il know how necessario per pensare di ampliare questo business.

 

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Surf Snowdonia è stato il primo progetto a dimostrare che il Wavegarden può diventare realtà

 

 

 

In base all’ esperienza che avete avuto finora qual è il problema più grande che si può incontrare nella realizzazione di un wavegarden in Italia?

Le autorizzazioni necessarie alla costruzione. Purtroppo è un progetto sostenibile solo con certi numeri e questi numeri si possono ottenere solo nelle vicinanze di grandi centro urbani e sapete che più è grande la città di competenza più le autorizzazioni sono difficili da ottenere

Quali saranno le vostre prossime mosse?

Per ora stiamo preparando una presentazione con il primo progetto vero , dove oltre agli ottimi fattori economici del progetto, saremo in grado di presentare anche la sua validità in termini di design e funzionalità. Settembre sarà un mese importante e ci dobbiamo preparare al meglio.

 

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