Il racconto di Diego Bonvicini per il concorso Surfcorner 15 Years Summer Contest.
Diamo il benvenuto a Diego Bonvicini che ci ha raccontato il suo surf trip per il Concorso Surfcorner 15 Years nella categoria “Racconta il tuo surf trip” (ricordiamo che è possibile partecipare contemporaneamente in entrambe le categorie del concorso e avere così più possibilità di vincere. Tutti i dettagli per partecipare e vincere un soggiorno alle Maldive per due persone, una tavola X Surfboards completamente accessoriata di accessori Ocean&Earth e set di pinne Futures, oltre a soggiorni a Santander e altro sono a fondo pagina).
Dopo averlo letto, se ti è piaciuto il suo racconto, clicca “MI PIACE” su questa pagina e condividilo per dargli la possibilità di accedere alla lista dei finalisti del concorso.
CINQUE MESI
Questo racconto non parla di surf.
Non ci saranno pareti cristalline sotto casa o ventose risacche invernali distanti chilometri.
Questo racconto descrive quell’istante di silenzio che si crea tra sei amici, davanti alla solita birra post session, prima che uno di loro pronunci la fatidica, attesa, sperata frase: “A giugno surftrip?”. E con queste tre parole, seguite in rapida successione da uno sguardo di assenso, un sorriso e un brindisi, inizia il conto alla rovescia.
La destinazione ha poca importanza perche ovunque si decida di andare, sappiamo che ci saranno le onde ad aspettarci. Mosce, ripide, ghiacciate o solitarie, ci regalano sempre le stesse emozioni. Cio’ che conta di piu’ è la preparazione, perche’ il viaggio è gia cominciato. Mentre scelgono il posto, conto i mesi che mi separano da giugno, li divido in settimane, poi in weekend e definisco il programma di allenamento, conto le possibili session di preparazione, decido le manovre che a fine viaggio devo …. “Portogallo?”. Destinazione scelta. Ho quattro mesi, venti settimane, diciannove weekend. Cinque possibili session. Siamo nebbiosi noi, lontano da ogni mare. Condensiamo nei surf trip mesi di mareggiate mancate per una riunione di lavoro improvvisa, un inprocrastinabile giro all’ikea, scadute perfette sacrificate sul tavolo di un pranzo di famiglia.
Il lavoro passa in secondo piano, la priorita’ è la ricerca dello spot migliore in base alla direzione del vento incrociato con l’intensita’ della mareggiata su una statistica dello stesso periodo dei due anni precedenti. Forse è meglio passare a qualche video di youtube sugli spot della zona, ma il dubbio sulla qualita’ delle onde rimane, quindi provo la stessa parola chiave ma su vimeo. Concludo con il solito giro rassicurante su wannasurf.
Tra video, foto e rari istanti lavorativi, passano le otto ore. Oggi l’allenamento prevede serie di take off a sfinimento e un’ora di corsa, cosi’ con la determinazione indossata come se fosse un mantello imbocco la strada per il parco, lancio il respiro sul ritmo ormai collaudato dell’affanno misto a rantolo e dopo meno di dieci passi mi ritrovo a nuotare fino alla line up, uno scambio di battute e giu’ su quell’onda studiata millimetro per millimetro in video, cercando il movimento perfetto per restare in parete e se il movimento non è perfetto non c’e’ problema, riavvolgi e ricomincia, sguardo a destra, bottom turn, punta il braccio e perche no, tubo! Tanto il sogno è mio e nei miei sogni sono sempre un pro.
Passano le settimane e il mantello di determinazione è sempre saldo sulle spalle e sventola fiero ad ogni messaggio di incitamento reciproco tra i partecipanti. E’ ora di sbrigare la formalita’ del biglietto aereo, che pero’ formalita’ non è, per un surfista che deve decidere se portarsi la tavola o meno. Stiamo parlando della mia tavola da viaggio, è un muletto bozzato, usato ed abusato che probabilmente beve piu’ acqua di me nei frulloni e la tradisco di continuo con la sua sorella nuova colorata e fiammante, ma forse proprio per tutte queste ragioni l’istinto protettivo mi costringe ad accarezzarla, avvicinare il naso per sentire l’odore dolciastro e familiare degli strati di paraffina che mi riprometto sempre di togliere, e chiuderla di fretta nel fagotto imbottito a dovere della sacca, promettendole coccole ed attenzioni in questa ennesima luna di miele.
Giugno, che nell’incastro perfetto delle ferie di sei lavoratori è diventato fine giugno, si avvicina, i chilometri di corsa si accumulano di pari passo alle vasche in piscina, qualche pedalata domenicale per variare un po’ e perchè in fondo bisogna fare anche gambe e strani esercizi per migliorare l’equilibrio. Tutto secondo i piani, tranne quella volta che mi sono preso due giorni di riposo perche le previsioni davano una bella scaduta di qualita’ in arrivo e per sfruttarla al meglio ho deciso di riposarmi, per poi assistere impotente al solito ribaltone mediterraneo. Oppure quando una session tirata troppo per le lunghe mi ha lasciato il solito mal di schiena da camminata sofferente, figuriamoci correre.
Una settimana alla partenza, ultima session discreta ma onesta e divertente, dopo qualche settimana di piatta e siamo alla mattina del giorno prima della partenza. I messaggi sul gruppo del surftrip si rincorrono, non riesco a stare dietro a tutte le conversazioni che si accavallano, schermate di magiseaweed che mostrano colori splendidi associati a misure perfette, orari di ritrovo, macchine fotografiche e gopro varie sotto carica, indirizzo dell’ostello, tempo di percorrenza, spot sotto casa e proprietari pronti a portarti ovunque, sole e temperatura dell’acqua ottimale, tutto si è incastrato alla perfezione, dolori zero, voglia massima.
Le continue vibrazioni del telefono in tasca durante il viaggio di ritorno dall’ufficio mi fanno capire che il morale è alto e l’eccitazione cresce. Gli do uno sguardo prima di entrare in casa giusto per preparare lo zaino con in mente le parole dei miei amici.
No. Non è possibile.
Faccio scorrere i messaggi fino all’ultimo letto e con ancora le chiavi in mano davanti alla porta di casa, leggo dello sciopero dei controllori di volo indetto proprio per il giorno seguente, proprio quel giorno che segna la fine di un conto alla rovescia che dura da cinque mesi, non il giorno prima e neanche quello dopo. Sono cosi’ demoralizzato che non so neanche se preparare lo zaino, penso alla mia tavola chiusa e sigillata in una sacca nel buio di un garage, a quanto sara’ triste doverla disfare dopo tutte le promesse che le avevo fatto.
Ma non tutto è perduto, guardiamo altri voli, altri orari e altre destinazioni e non importa se non sappiamo come saranno le onde l’importante ora è partire e prendere un aereo che ci porti via dalla nebbia con la sicurezza di un posto dove dormire, una spiaggia dove surfare e una tavola da usare. Nel frattempo i prezzi lievitano incredibilmente, come se quel computer sapesse che ci sono sei ragazzi coi sogni infranti e tanta voglia di surfare che sono disposti a tutto pur di partire.
Purtroppo pero’ il budget ha un limite e i prezzi arrivano rapidamente a sfiorare quel limite, cosi non rimane altro che scegliere: surfhouse, onde sicure, guide per gli spot compresi nel prezzo ma biglietto aereo astronomico, o furgone e andiamo dove non sappiamo, onde forse, sacco a pelo e budget limitato? Opzione uno o due?
Quasi contemporaneamente, sullo schermo del cellulare incandescente per lo straordinario a cui è stato sottoposto stasera, compaiono sei “opzione due”.
Libero lo zaino strapieno da pagine di indicazioni sugli spot, sui venti e sulle mareggiate, lancio sul letto i biglietti aerei e la prenotazione della surfhouse, cancello mentalmente dalla cronologia del browser le decine di video esaminati, butto dentro una felpa, essenziali merendine per le dieci ore di viaggio in furgone e corro in cantina a prendere il sacco a pelo.
Mentre l’ascensore percorre i sei piani che mi separano da quello che sara’ il mio letto per i prossimi cinque giorni, mi guardo allo specchio e vedo l’accenno di un sorriso prima, un vero sorriso poi e denti bianchi e pugni stretti al piano terra. E’ un vecchio sogno quello del surf trip on the road e non è solo mio, è di ogni surfista, in compagnia o da solo, in macchina o in van, la ricerca delle onde, trovare un posto dove dormire e fare di tutto per essere il primo a svegliarsi solo per poter correre indietro dagli altri a dirgli che le onde sono spettacolari.
La mattina seguente, sorrisi, abbracci, tavole nel furgone e si parte.
Ora potrei cominciare a raccontare il surf trip. Le dieci ore di viaggio sulle autostrade francesi con Ben Harper in sottofondo e la prima session al tramonto lo stesso giorno in cui sei partito da una grigia e asciutta pianura, le onde basche potenti e fredde, le notti in furgone con fuori il vento che soffia, l’atmosfera che si respira a Biarritz e Hossegor, dove sembra che non ci sia altro da fare che surf e skate, i panini al burro salato post session. Ma questi sono solo gli ultimi cinque giorni di un viaggio durato cinque mesi che mi ha regalato la sorpresa piu’ bella non dentro un’onda, ma fuori dall’acqua, sulla strada che percorre la costa, nei discorsi fatti tra una session e l’altra, nella ricerca del posto per la notte a distanza di orecchio dalle onde e negli occhi dei miei amici mentre descrivono la migliore onda del giorno, intorno ad un tavolo, con una birra in mano, aspettando che uno di noi pronunci ancora quella frase.
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CONCORSO SURFCORNER 15 YEARS
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Scopri qui tutti i dettagli per partecipare al concorso:
http://www.surfcorner.it/2015/06/23/surfcorner-15-years-summer-contest/
#Surfcorner15Years
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SURFCORNER 15 YEARS
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Un ringraziamento agli sponsor che hanno reso possibile questo concorso:
www.surfmaldive.com
www.xsurfboards.it
www.counterstream.com
www.surftolive.com
www.surfcornerstore.it
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