E’ stato un anno intenso per Alessandro Marcianò, che ci racconta in esclusiva il suo nuovo mondo a base di onde giganti.
Da poco più di un anno, Alessandro Marcianò si dedica al surf sulle onde giganti di Nazarè, Portogallo, spronato dall’amico Garret McNamara, conosciuto in occasione dell’Italia Surf Expo. Da poche settimane la sua vita è cambiata, dopo aver stabilito il record per l’onda più grossa mai surfata da un italiano a Nazarè, un’onda valutata 18 metri e che gli è valsa l’ingresso nei Red Chargers, la competizione ideata da McNamara per l’onda più grossa mai surfata a Nazarè. Questo ha spinto Alessandro a trasferirsi nella cittadina portoghese dove potrà continuare ad allenarsi insieme ai più forti big wave riders al mondo. E’ stato un anno intenso e ricco di cambiamenti l’ultimo appena trascorso per Marcianò, dagli esordi fino al record, e in questa intervista esclusiva ci racconta com’è fatto il suo nuovo mondo a base di onde giganti.
La notizia del tuo record a Nazarè per l’onda di 18 mt, la più grossa surfata da un italiano a Nazarè ha creato scompiglio, a 40 anni ti sei riscoperto big wave rider ?
L’età non conta, credo che ogni surfista abbia dentro di sé il sogno di prendere, almeno una volta nella vita, l’onda perfetta. Per me l’onda perfetta è a Nazarè dove la vera sfida è riuscire a sopravvivere dopo aver domato la forza della natura.
Sinceramente non credevo di riuscire a cavalcare un’onda del genere, in quel momento ero troppo concentrato a mantenere la tavola in linea e a non cadere sugli insidiosi chop. Solo dopo aver visto la faccia di Garrett McNamara, uscendo dall’onda, mi sono reso conto di quello che avevamo combinato! Si perché il tow-in è un lavoro di squadra e senza di lui non sarei mai riuscito a realizzare questo sogno, per questo lui è come un fratello e lo ringrazierò per sempre.
Sono felice di aver stabilito un record ma ancora di più di esserci arrivato alla giusta età.
Sembra incredibile ma in poco tempo la tua curva di apprendimento è schizzata in verticale. Racconta il percorso che hai seguito dall’ inizio per arrivare fino al livello a cui sei ora, le varie fasi che hai dovuto affrontare e che ti hanno portato a surfare onde sempre più grandi.
Ho iniziato questo percorso lo scorso inverno su onde più piccole e con l’aiuto di alcuni trai i più grandi di questa disciplina. L’iniziazione vera e propria, come tutti sanno, l’ho avuta grazie a Garrett McNamara nel settembre/ottobre 2014. Dopo queste prime uscite ho iniziato a cercare di organizzarmi e allenarmi anche con altri big wave rider perché Garrett spesso era in giro per il mondo. David Langer, rider americano che vive a Nazarè, mi ha allenato parecchio e con lui ho avuto delle intense giornate nelle quali ho fatto molta esperienza. Ci siamo trovati soli in mare in situazioni al limite e ne siamo sempre usciti bene anche grazie alla sua esperienza. Il Tow-in è uno sport dove non puoi lasciare nulla al caso soprattutto l’equipaggiamento deve essere sempre perfetto.
Che intenzioni hai dopo questa onda record? Punti a surfare onde sempre più grandi e stabilire nuovi record?
In realtà non sto surfando per raggiungere un “record”, sto facendo tutto questo perché amo farlo e provo una gioia immensa solo ad essere tra alcuni dei più grandi big wave rider al mondo. E’ la carica per fare sempre meglio. Conosco i miei limiti e credo di averli già superati abbondantemente ma conoscendomi so che continuerò a spingermi oltre, per ora non ho mai detto di NO. Il mio vero obbiettivo è sentirmi sempre più a mio agio in quelle condizioni sia surfando che pilotando il jet-ski, essenziale per aiutare un compagno in difficoltà.
Quanto ti impegna, economicamente, la dedizione al big wave riding?
In termini economici molto… basti pensare solo all’acquisto del jet-ski, la benzina, la manutenzione, i life e gli impact-vest, le tavole da tow-in, e poi chiaramente il costo della vita visto il mio trasferimento a Nazarè. Per questo sono alla ricerca di nuovi potenziali sponsor che possano aiutarmi in questa avventura…. magari Surfcorner.it vuole investire su di me? (ahahah) Scherzi a parte colgo l’occasione per ringraziare il mio team: Marco, Simone, Daniele, Martina, Giulio, per il supporto in tutta questa avventura e chiaramente i miei sponsor senza i quali non potrei fare tutto questo: Tap Portual – Rip Curl Europe – Semente Surfboards – Citybeach Roma e Mercedes Benz Portugal.
Molti di noi non hanno mai assistito a una session di big wave dal vivo. Descrivici le sensazioni, rumori, suoni che accompagnano una session a Nazarè…
Quando ho surfato la prima volta in condizioni davvero grosse (mareggiata del 01 novembre 2015), sono stato anche l’unico ad entrare dalla spiaggia dove realmente si capisce quanto sono grandi quei muri d’acqua ed il rumore dalla spiaggia è pauroso. La spiaggia vibra letteralmente sotto i colpi battenti delle onde. Ho cercato di raccogliere tutto il coraggio che avevo e forse ho anche pregato prima che la voce di Garrett irrompesse tra i miei incubi con un “Jump now!” era venuto a prendermi fino a sotto riva, non so nemmeno come era riuscito a pilotare in quelle condizioni. In quel momento sdraiato sullo sled ho chiuso gli occhi e sentivo solo il motore a tutta potenza del jet ski. Una volta là fuori insieme alle leggende di questo sport mi sono detto tra me e me: “Ma davvero farai questo?”
Ero in una condizione di vita o di morte, o almeno pensavo di esserlo.
Era il mio momento, Garrett mi ha gridato “Goooo”, a quel punto ho lasciato la corda dalle mani e ho iniziato una discesa cardiopalma dove il rumore del vento e dell’onda erano impressionanti. La pesante tavola (9kg) era così veloce da emettere un suono sordo, simile ad un continuo ululato.
Poi per un instante ho alzato lo sguardo verso l’alto, molto in alto, e il lip stava iniziando a formare un tubo gigante, il rumore è stato quasi quello di un tuono mentre il movimento di tutte le tonnellate d’acqua era surreale… sembrava si muovesse al rallentatore, chiaramente una visione distorta di una realtà ben diversa in quanto tutto stava accadendo alla velocità della luce. Credo che se fossi caduto in quel punto particolare non sarei riuscito a sopravvivere.
Qual è stata la situazione più pericolosa in cui ti sei trovato?
Ce ne sono state alcune… Un episodio che mi rimarrà impresso nella memoria è quando sono stato lanciato su una destra di circa 8 mt verso il costone di roccia del Faro, per intenderci. Ho visto il lip chiudere e d’istinto mi sono letteralmente tuffato in avanti sulla parete sfilando i piedi dalle strap della tavola. Avevo il casco in testa e mentre venivo frullato ho sentito la mandibola uscire e rimettersi a posto in una frazione di secondo tanto che mi è venuto da ridere, per non piangere, mentre continuavo a essere centrifugato! In un paio di occasioni si è spento il jet-ski nel mezzo del set, fortunamente sono riuscito a far ripartire la moto all’ultimo secondo tra mille imprecazioni. Un’altra volta ero insieme al mio amico David Langer, siamo stati catapultati direttamente da uno shore-break di 2,5mt sulla spiaggia e quasi il jet-ski ci schiacciava. Poi con Sergio Cosme, dopo avermi lanciato sulla prima onda del set, si è capovolto nell’inside con la moto e quindi mi sono preso 4 onde da 7/8 mt in testa e la cosa non è stata piacevole. Potrei raccontarvi tanti altri episodi perché li fuori è tutto talmente imprevedibile e difficile da controllare che ogni volta è un terno al lotto. La verità è che non sono mai caduto su una giant wave, ma prima o poi succederà anche perché non posso avere sempre fortuna. Avete visto cosa è successo a Garrett sulla bomba di Mavericks poco tempo fa?
Nazarè a parte, in quali altri posti vorresti surfare onde giganti?
Per ora voglio prendere bene le “misure” sulle onde di Nazare, il beach break più grande al mondo dove non ci sono canali di uscita. Le onde qui sono le più alte, potenti e imprevedibili e chiunque è passato di qui dice che se sai affrontare questo mare allora puoi affrontare qualsiasi altro mare. Solo quando mi sentirò a mio agio su queste “bestie” mi piacerebbe andare su altre big waves come Jaws, oppure the Right in Australia… anche se sono maledettamente attratto dallo slab di Mullaghmore, Irlanda, dove il mio compagno Andrew Cotton è uno dei local più forti. Vedremo il prossimo inverno…
Che tipo di allenamento devi fare per surfare in queste condizioni?
Ho iniziato un corso di apnea e sto cercando di allenarmi con la corsa, alcuni esercizi specifici di respirazione più lo stretching. Un altro aspetto importante da allenare è la mente per non andare in panico nei momenti critici. Devo lavorare ancora molto su questo aspetto con la mia amica Martina anche se mi sono reso conto che è l’esperienza in condizioni estreme a permettere di rimanere calmi e di controllarsi al meglio.
Tornando un po’ indietro nel tempo, cos’è che ti ha spinto ha surfare onde sempre più grandi? E’ capitato per caso o era un tuo preciso sogno nel cassetto che hai perseguito?
Forse un po’ tutte e due le cose, si sa nella vita bisogna avere le opportunità e un pizzico di incoscienza per fare certe cose. Da una parte un sogno interiore quello di voler surfare “big” e dall’altra sicuramente il fatto di aver conosciuto una leggenda come Garrett mi ha aiutato moltissimo tra le onde di Nazarè, che non sono certo le “solite” onde su cui surfo normalmente.
Volente o nolente, adesso sei una celebrità in Italia, sei passato attraverso tutti i Tg nazionali ultimamente. Come pensi che potresti usare la tua influenza a favore del surf italiano?
Dai mi prendi in giro? Non credo di essere una celebrità, è vero mi conoscono in tanti ma forse anche per aver dato tanto a questo sport, non solo per aver surfato la big wave di Nazarè. Organizzo il Surf Expo da quasi 18 anni, ho partecipato ai vari campionati italiani, ho organizzato per molti anni le finali del campionato italiano e i contest Junior&Girls e tanti sono stati i miei interventi anche per la salvaguardia degli spot di Santa Marinella.
Mi piacerebbe davvero aiutare il surf italiano ad uscire dalle sabbie mobili dove, a mio parere, si trova da qualche anno. Attualmente sono le “performance individuali” a far sì che nel resto del mondo si parli d’Italia, non certo per un progetto di una Federazione alle spalle. Quando l’Italia ha vinto grazie a Leo Fioravanti, per la prima volta nella storia, il titolo di campione del mondo Junior basti pensare che non era presente nemmeno una delegazione federale ufficiale. Per non citare tanti altri casi in cui le individualità nostrane hanno fatto la differenza all’estero.
A mio avviso manca una struttura di professionisti capaci di sviluppare le potenzialità del nostro paese. Un esempio è quello di Israele, che si affaccia sul Mediterraneo come L’Italia, proprio in questi giorni ha ospitato per la prima volta una gara WQS – WSL ufficiale con un grande ritorno mediatico. Allora ecco questo sarebbe un aspetto sul quale lavorare seriamente, senza tralasciare però i giovani, in tutti questi anni ancora oggi manca un vero e proprio “vivaio” dove creare i campioni del domani… altrimenti alle Olimpiadi di Tokio 2020 (sempre se il surf entrerà a far parte delle discipline dimostrative) l’Italia invece di inviare atleti meritevoli invierà come spesso accaduto solo chi potrà permettersi la trasferta?