Surfinsalento.it promuove il progetto del turismo sportivo come possibilità di aumento dei flussi turistici e come possibilità di promozione in Italia del surf e degli altri sport da tavola marini.
Lo scorso 16-17-18 febbraio a Lecce si è svolto il BTM Puglia, l’evento più importante sul turismo in Puglia, durante il quale grazie a Surfinsalento.it si è parlato anche di surf e in particolare si è svolta una conferenza sul tema del turismo sportivo, ovvero il turismo come possibilità di aumento dei flussi turistici fuori stagione e come possibilità di promozione in Italia del surf e degli altri sport da tavola marini. E’ la prima volta che in Italia si parla di un progetto tale. Tra gli ospiti illustri della conferenza anche Alessandro Dini, che ha illustrato l’esempio di come la Versilia ha sviluppato un suo indotto intorno al surf da onda negli ultimi vent’anni.
Se da un lato la destagionalizzazione è un bene per l’economia locale, dall’altro, da surfisti perennemente alla ricerca di spot poco affollati, ci siamo chiesti come l’aumento del flusso turistico surf potrebbe ripercuotersi sulla comunità surfistica locale, presumibilmente orientata a preservare i propri spot dall’affollamento, abbiamo quindi girato la domanda a Carlo Morelli, responsabile e fondatore di Surfinsalento.it:
“In questi ultimi giorni siamo stati molto criticati a causa del nostro progetto sul Turismo Sportivo, che mira a promuovere il surf da onda come attrattiva al turismo, e come modalità volta alla destagionalizzazione della domanda turistica in Italia. Alcuni surfisti pensano che vogliamo riempire ed affollare tutte le line up del Salento e della Puglia, mentre invece è esattamente il contrario. L’esperienza dei nostri cugini francesi, spagnoli, portoghesi, ma anche d’oltre oceano, ci insegna che una buona regolamentazione e una buona promozione sono alla base dello sviluppo sostenibile del surf. Far finta che il surf non sia in netta espansione, tenere nascosti alcuni spot local, fare le facce brutte alle persone, non porta a nulla se non ad un inasprimento dei rapporti tra surfisti. Essere invece presenti come comunità, raccontare alle persone quali sono le regole del surf, essere ospitali con i turisti ed i surfisti che vengono da lontano, può essere la chiave di una corretta espansione. Io lo dico sempre, se ho degli ospiti con me, li porto a surfare negli spot deserti; quando faccio lezione con i miei studenti, spiego sempre loro che è meglio andare a cercarsi le onde solitarie piuttosto che andare ad affollare gli spot più famosi. E’ questo, secondo me, che andrebbe fatto. Bisognerebbe metterci la faccia, ogni surfista dovrebbe essere ambasciatore del surf nella sua terra e raccontare la verità sul nostro sport.”
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
“Stiamo preparando il MANIFESTO del Turismo Sportivo in Puglia, che ci aiuterà a dialogare con le istituzioni e gli operatori turistici nazionali ed internazionali, cercando di avviare un progetto su scala nazionale. In Italia ci si è concentrati un pò troppo sulle gare e l’agonismo fino ad ora, senza dedicare davvero tempo e risorse alla cosa più importante, secondo noi, che è lo sviluppo e la promozione della nostra disciplina, il surf da onda. Secondo logica, a nostro parere sempre, se prima non facciamo conoscere il surf da onda investendo in marketing e comunicazione, se prima non avviciniamo le persone e non creiamo un pubblico, come potremo organizzare gare, manifestazioni, eventi commerciali di successo? Tutto questo possiamo farlo in maniera sostenibile, senza affollare gli spot, e facendo in modo che non sia solo una moda passeggera!”
In cosa consiste il binomio Turismo e surf secondo la vostra ottica?
“Turismo sportivo & Surf in Italia non vuol dire far venire a surfare chi già pratica questo sport, anche perché (diciamo la verità) è molto difficile che un surfista decida di spendere 300/400€ per passare un week end da noi, quando con la metà di quei soldi può comodamente raggiungere Spagna, Francia, Portogallo con onde di qualità tutti i giorni. Il nostro progetto si rivolge prevalentemente ad una fascia di turisti nordeuropei di età compresa tra i 18 ed i 60 anni che ama la natura, che è disposta a viaggiare nei mesi invernali, e che è propensa a provare nuove esperienze sportive: quindi niente a che vedere con l’affollamento degli spot o lo sdoganamento del surf, nostro stile di vita.
Concludo facendo una riflessione: perché tutte le pubblicità, soprattutto quelle delle grandi case automobilistiche mondiali, utilizzano il surf da onda per far passare un messaggio sul vivere liberi, e noi che siamo i diretti interessati non possiamo essere i VERI PROMOTORI di ciò che ci appartiene?”
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