La stagione delle big waves a Nazarè è finita e quest’anno ha regalato momenti che rimarranno nella storia, stimolando l’immaginazione di tanti a cavalcare quelle montagne liquide. Surfare onde giganti richiede dedizione, allenamento e impegno, e la potenza dell’Oceano non va mai sottovalutata. Se da qualche parte nell’animo, ci stai facendo un pensierino, leggi questa nostra introduzione e scopri quello che c’è da sapere per surfare a Nazarè.
In pochi anni Nazarè è passato da big wave spot snobbato a mecca imprescindibile del big wave riding mondiale, l’unico spot conosciuto in grado di generare le onde più grandi del mondo. Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di assistere a una session di allenamento in tow-in di Alessandro Marcianò, Garret McNamara e soci durante una mareggiata piccola (4-5 mt.), e Alessandro, che ormai è di casa, ci ha raccontato tutto quello che c’è da sapere sull’onda e le accortezze da tenere presente per poterla surfare.
Alessandro Marcianò lanciato su una sinistra da G-Mac che lo segue col jet ski. © Surfcorner.it
Fino a pochi anni fa, nei titoli delle news di settore associate al big wave surfing comparivano spesso nomi come Todos Santos, Cortes Bank, Shipstern, Belharra, Dungeons, Mullaghmore… Alcuni di questi sono ancora sotto i riflettori e sporadicamente tornano a far parlare di sé, ma negli ultimi anni Nazarè risulta essere di gran lunga la parola più frequentemente associata al surf su onde grosse, o meglio allo “huge wave riding”, tappa ormai obbligata per tutti i più grandi big wave rider al mondo.
Curioso, se pensiamo che all’inizio, quando Nazarè è stata rivelata al mondo, in molti avevano cercato di sminuire la portata della sua grande onda non considerandola nemmeno come tale. Il tempo li ha smentiti, e dopo il primo record mondiale ufficializzato dal Guinness World Record a nome McNamara, e altri record ufficiosi susseguiti nel corso degli anni successivi, l’asticella si è progressivamente alzata e adesso Nazarè domina la scena del big wave riding sfornando con cadenza regolare alcune delle più mostruose onde mai viste.
Alessandro Marcianò sulla spiaggia di fronte al mostro, qualche attimo prima di uscire in mare col jet ski
Non poteva essere altrimenti per lo spot in cui si possono ammirare le onde più grandi del mondo e che per sua conformazione naturale si presta ad essere una vera e propria arena del surf, con la possibilità per il pubblico di assistere da vicino ad alcune delle surfate destinate a rimanere nella storia del big wave riding.
Siamo andati a Nazarè da Alessandro Marcianò per scoprire da vicino tutto quello che c’è da sapere per chi volesse avventurarsi in questo mondo. Alessandro infatti trascorre ormai gran parte dell’inverno nella piccola località portoghese per allenarsi al fianco del suo padrino Garrett McNamara, colui che per primo l’ha rivelata al mondo intero, e sebbene nei giorni in cui siamo stati in sua compagnia le onde erano relativamente piccole (solo 4-5 metri), Alessandro ci ha raccontato un bel po’ di cose interessanti, accompagnandoci attraverso i segreti di Nazarè come un bravo padrone di casa.
Anche Alessandro Marcianò, con impegno e dedizione,
si è guadagnato il suo posto nella Hall of Fame di Nazarè,
la sua tavola spezzata in due dalla potenza dell’Oceano Atlantico fa bella mostra
insieme a quella dei più grandi big wave riders al mondo.
LA SCOPERTA
L’onda di Nazarè era già nota prima che G-Mac la rendesse famosa, ma tutti la temevano e nessuno aveva avuto il coraggio di surfarla gigante.
Un bodyboarder locale, fan di Garrett, di nome Dino Casimiro, per diverso tempo lo aveva invitato a Nazarè a vedere l’onda da vicino, inviandogli le foto delle onde senza un surfista sopra che potesse fare da punto di riferimento. Non avendo il termine di paragone, McNamara non riusciva a capire le reali dimensioni dell’onda ed ha impiegato diverso tempo a convincersi a visitare la località.
Garrett McNamara sull’onda del record nel 2011.
Un giorno, dopo aver visto le previsioni, Garrett si è deciso ed è andato a Nazarè per vedere e testare l’onda di persona.
“Non tutti sanno che la prima volta ha quasi rischiato di affogare,” ci racconta Marcianò, “ma dopo aver assaggiato la potenza e il potenziale dell’onda è ritornato sul posto tutto ben organizzato, con i piloti e l’attrezzatura giusta. All’inizio infatti anche trovare il pilota giusto non è stato facile, Garrett ha dovuto cambiare diversi piloti perchè avevano paura, non erano preparati. Le stesse moto, all’inizio erano troppo poco potenti per sfuggire alla furia dell’onda. Adesso, a distanza di anni, si è capito come muoversi, quanto devono essere potenti le moto e quale attrezzatura usare per surfare in relativa sicurezza e per chi si avvicina ora al surf a Nazarè è tutto più semplice.”
Il padrino di Nazarè, Garrett McNamara. Foto Marco Odardi
A Garrett si attribuisce il merito di aver fatto conoscere Nazarè e la sua preziosa onda a tutto il mondo grazie al record dell’onda più grande mai surfata nel 2011. Il Guinness World Record ha ufficializzato il primato solo nel 2017. Nel frattempo, onde più grandi sono state surfate ma si dovrà attenderne l’ufficialità per stabilire se il record di G-Mac è stato superato.
L’ONDA
L’onda di Nazarè non è da sottovalutare in nessun caso, nemmeno quando può sembrare “piccola”. Si può rischiare la vita a qualsiasi misura. Lo stesso Garrett sostiene che la potenza dell’onda che si forma di fronte al faro è doppia o tripla rispetto a quella a cui è abituato alle Hawaii.
Il segreto delle grosse dimensioni dell’onda risiede nel profondo Canyon sottomarino antistante la baia di Nazarè che risalendo improvvisamente in prossimità della costa amplifica la misura dell’onda. Ma non è solo questo.
Il modello in scala del Canyon sottomarino di fronte al faro di Nazarè ci da un’idea di come
il canalone convogli le onde favorendo un incremento significativo della loro velocità verso la costa.
Quando una grossa mareggiata da ovest/nord ovest arriva in prossimità della costa, si crea una rifrazione delle onde dovuta alla differenza di profondità tra la piana continentale e il Canyon, in seguito alla quale si verifica un cambio di direzione dell’onda al di sopra del Canyon e in una sua accelerazione. L’onda sopra il Canyon tenderà a provenire da ovest/sudovest, un suo primo aumento in altezza si verifica man mano che questa si avvicina alla costa e un incremento significativo è dato poi dalla brusca riduzione di profondità del fondale del Canyon.
Un secondo effetto si verifica quando questa onda di rifrazione si scontra con l’onda proveniente da ovest/nord ovest. Quando queste due onde si scontrano, il risultato è un ulteriore significativo incremento dell’onda che assume dimensioni eccezionali. A ciò si aggiunge anche la corrente, essa scorre lungo la spiaggia verso nord e in prossimità del capo devia verso il mare aperto agendo come una barriera naturale. La forza di questa corrente è amplificata dall’acqua accumulatasi sotto il faro, e scorrendo in direzione opposta all’onda intercetta il fronte dell’onda contribuendo a incrementarne ulteriormente l’altezza.
Grazie alla particolare conformazione del fondale e quando tutti gli elementi coincidono,
a Nazarè si generano le onde più grandi al mondo e il Big Mama è la madre di tutte
L’insieme di questi fattori genera un aumento significativo dell’onda che si forma di fronte al famoso faro, soprannominata Big Mama, la quale può raggiungere altezze molto superiori a quelle delle onde osservate lungo la costa.
Per fare un esempio concreto, lo scorso 17 gennaio quando Hugo Vau ha surfato quella che si ritiene ufficiosamente l’onda più grossa mai surfata a Nazarè, con un’altezza di almeno 30 metri, le previsioni erano di 7-10 metri con 14-16 secondi di periodo. Se la misura dell’onda di Vau fosse confermata, si tratterebbe di un’onda di 3 o 4 volte superiore rispetto a quella prevista.
LE TAVOLE
Le tavole utilizzate per il tow-in hanno caratteristiche particolari, nella loro costruzione sono utilizzati diversi tipi di materiali per renderle a prova di bomba.
Il carbonio viene normalmente utilizzato per dare flessibilità e resistenza, di cui c’è davvero tanto bisogno. La tendenza più recente è di realizzare un longherone interno in pvc, materiale ideale per assorbire le grandi vibrazioni che si avvertono quando si scende da onde molto grandi alla velocità di 50-60kmh, soprattutto quando le onde presentano dei chop lungo la parete, come spesso succede a Nazarè.
Tavole super resistenti, ma non indistruttibili… ne sa qualcosa Alessandro Marcianò.
La sua tavola, recuperata a notevole distanza dal faro dopo essere stata trascinata dalla corrente,
adesso è in mostra nella Hall of Fame di Nazarè per il piacere dei turisti
Le tavole sono normalmente corte e strette, con una linea piuttosto dritta che presenta poco scoop e poco rocker, per massimizzare la velocità.
La tavola deve essere molto pesante per rimanere aderente alla parete.
Il peso medio di una tavola da tow-in oscilla tra i 6 e 10 kg. a seconda della dimensione dell’onda, e viene ottenuto tramite inserti in piombo posizionati all’interno del pane e in particolare nella parte posteriore della tavola, verso le pinne, dove appoggia il piede posteriore.
Con onde piccole, da 4 a 8 metri si può utilizzare una tavola anche più leggera dai 2-3kg fino a 5-6.
Con onde di 10-12 metri e oltre, il peso medio di una tavola è di 7-8 kg
Con onde giganti il peso della tavola è preferibile sui 10-12 kg, oltre questo peso c’è il rischio che la tavola affondi.
La tavola usata normalmente da Alessandro Marcianò a Nazarè ha un peso di 10.5 kg per una lunghezza di 5’11’’
Per surfare a braccia occorre un vero gun, un mini gun sui 7-8 piedi non è sufficiente. Anche su onde di 4 metri a Nazarè serve almeno un gun di 9 piedi. Qui le tavole arrivano fino a 12 piedi nei giorni più grossi.
Nonostante le onde piccole, Marcianò ha optato per la sua solita 5’11 da 10kg
L’ATTREZZATURA
Caratteristiche speciali sono necessarie anche per il resto dell’attrezzatura. L’attrezzatura al giorno d’oggi è sempre più sicura ma anche nei giorni piccoli Nazarè ti può mettere alla prova e può succedere la tragedia.
Partendo dalle pinne, queste sono realizzate in kevlar per essere indistruttibili e con angolo zero per mantenere una linea perfetta.
“Le pinne sono molto rigide, devono tagliare l’acque nel migliore dei modi e quando decidi di prendere una linea deve essere quella” spiega Marcianò, “Non hai bisogno di fare dei carve, per questo l’angolo zero. La linea la mantieni grazie al drive della tavola, al peso della tavola e alle pinne che ti fanno mantenere questa linea. Importanti sono anche i bordi della tavola.”
Pinne in kevlar super rigide e resistenti
La muta è dotata di una speciale imbottitura con materiale che permette di galleggiare e protegge dagli urti. Sulla muta sono posizionate due maniglie in tela all’altezza delle scapole per recuperare il surfista più facilmente in caso di problemi o nel caso abbia perso conoscenza.
Quando è gigante, è ormai consuetudine l’uso di un giubbotto “life saver” che all’occorrenza si gonfia come un air bag e permette al surfista di risalire in superficie. Il giubbotto è dotato di 4 bombolette d’aria compressa, ciascuna delle quali, tirando uno speciale cavo, è in grado di gonfiare il giubbotto e proiettare il surfista in superficie. Una volta in superficie, è possibile sgonfiare il giubbotto tirando un secondo cavo in modo da non rimanere in balia delle schiume e all’occorrenza immergersi nuovamente. Quattro bombolette per quattro possibilità di sopravvivenza.
Il quiver di Marcianò con la speciale muta imbottita e dotata di maniglie di sicurezza
Il casco viene utilizzato con una doppia valenza di protezione ma anche di concentrazione, per isolarsi dal contesto o rimanere focalizzati sull’onda.
Il jet ski deve essere sufficientemente potente per correre più veloce delle onde. Si raccomanda una moto d’acqua con motore da non meno di 150 cv. La moto di Garrett è accessoriata con un motore da 280 cv.
SOPRAVVIVERE A UN WIPEOUT
Prima o poi bisogna mettere in conto un bel wipeout e quando succede bisogna essere pronti. Anche a morire.
“La vita ci offre momenti che diventano indimenticabili. L’ opportunità di fare surf su un’onda come questa e in questo modo è unica, ma prima bisogna essere pronti a sopravvivere a ciò che può accadere dopo.” Così Marcelo Luna, partner di tow-in di Alessandro Marcianò, ha commentato quella che sarebbe potuta essere la sua ultima onda appena qualche settimana fa.
Dopo essere stato mangiato dal mostro che vedete nel video qui sopra, Marcelo si è ritrovato in una brutta situazione, invisibile dai jet ski a loro volta impossibilitati ad andarlo a salvare per via delle onde che continuavano ad arrivare. Marcelo ha usato tutte le bombolette a disposizione del suo life vest, e dopo la quarta onda ha ammesso che non ce l’avrebbe fatta se uno dei jet ski di assistenza finalmente non fosse riuscito a raggiungerlo per portarlo in salvo.
Segui Marcelo Luna sulla sua pagina facebook e Instagram
“Quando un’onda ti prende non c’è niente da fare, è inutile agitarsi per risalire la superficie perchè contro la potenza dell’onda non c’è niente da fare, finché lei non ti lascia risalire non c’è nessuna possibilità di risalire. Bisogna rilassarsi e aspettare che lei ti lasci tornar su.” spiega Marcianò.
“Quando cadi c’è un primo step che è la classica centrifuga, poi a un certo punto sembra che l’onda ti molli e dici – ok è finita, adesso torno su -, è a quel punto che invece è come se si aprisse una botola e ti tira ancora più giù e ricomincia. Sono dei vortici d’acqua che si formano e ti tirano sempre più giù. Vai giù tipo ascensore. A un certo punto, l’unica via di salvezza è sparare la bomboletta e farsi riportare a galla dal giubbotto salva vita.”
Anche Ross Clark Jones se l’è vista brutta pochi giorni dopo la nostra visita a Nazarè
NON SOLO BIG MAMA
Nazarè non è solo Praia do Norte e mostri liquidi e, anzi, a dimensioni più umane si conferma come uno dei beach più versatili d’Europa, con banchi di sabbia che possono produrre onde tubolari e da sogno per ogni surfista. Ma non per principianti.
Durante l’inverno è raro che la misura scenda sotto i 2-3 metri, e anche a queste dimensioni si parla sempre di un’onda per esperti. Durante l’estate la situazione cambia, si possono trovare onde super divertenti di 1/1.5 metri a pochi minuti da Praia do Norte mentre a Peniche è piatto. Quando invece è gigante, sul lato sud del cliff che ospita il faro si forma un tubone molto tecnico ma con un bellissimo background di roccia naturale.
Uno dei tanti picchi assolutamente deserti a nord del faro, ma non fatevi ingannare!
Questo picco invitante è solo per surfisti esperti
PADDLE-IN O TOW-IN?
Durante l’inverno a Nazarè le onde sono sempre grandi, non ci sono surfisti normali in giro e non c’è una vera e propria tradizione surf perchè le onde sono sempre grosse. Da quando si è diffuso il tow-in ci sono sicuramente più praticanti del surf su onde grandi, sia in tow sia in paddle, ma i “surfer normali” si contano sulle dita di una mano.
Un tranquillo pomeriggio di training su onde piccole per lo standard di Nazarè
E’ in atto una sorta di polemica tra chi vuole che lo spot venga frequentato anche dai paddlers, dal momento che nasce come tow-in, e chi vuole che sia riservato solo al tow-in. Le due cose difficilmente possono convivere perchè si possono creare condizioni pericolose se tutti i praticanti di entrambe le discipline sono in acqua nello stesso momento. Anche per surfare a braccia, a Nazarè è comunque necessario il supporto del jet ski, chi fa paddling ha bisogno dell’assistenza del jet ski perchè è impossibile sfondare e arrivare fuori a braccia.
HOW TO
La tentazione di surfare a Nazarè durante un giorno piccolo e apparentemente fattibile è tanta, ma bisogna sempre considerare che anche quando le onde sembrano piccole puoi trovarti in una situazione che non ti aspetti, dietro l’angolo ci sono sempre i fuori serie amplificati dal Canyon che si materializzano all’improvviso.
Il picco più grosso è il Big Mama, che si forma di fronte al faro e devia verso destra raggiungendo la Praia. Subito alla sua destra si forma un secondo picco, più… tranquillo. Questi sono i due picchi più impegnativi. Ancora più a nord si forma un terzo picco, un po’ più morbido dei primi due. Sono i tre picchi normalmente surfati durante una grossa mareggiata a Nazarè. Sebbene le secche possano cambiare in minima parte, si tratta pur sempre di un beach break anche se il più grande del mondo, ma i picchi sono sempre quelli, il Big Mama e i suoi due figliocci.
“Si riesce a sfondare a braccia quando è più piccolo fino a 4-5 metri, dopodichè il jet ski è fondamentale” avverte Marcianò. “Il mare spinge troppo, non si può fare la duck dive e c’è tanto spazio prima di arrivare alla line up.”
L’onda più pericolosa da surfare è la destra del Big Mama, che dal picco ti porta verso le rocce del cliff, e ti può sbattere nella death zone, la zona a ridosso del cliff su cui si infrangono le schiume potenti.
Una tavola in attesa di recupero nella death zone.
Grazie ai piombi in poppa, il nose rimane per alcuni centimetri al di sopra della superficie
COSTI DEL TOW-IN SURFING
Se vuoi fare tow-in, a meno di avere un conto in banca ben fornito, dovrai trovarti uno sponsor generoso perchè i costi sono alti.
Solo la tavola può costare intorno ai 1000 euro. Una moto d’acqua di potenza adeguata ha un costo di circa 20.000 euro. Il giubbotto salva vita life vest costa 1000€. Questi gli elementi di base… Una stagione, se devi comprarti anche la moto, ti può costare 30.000 euro. Se hai un partner già munito di moto ti può costare solo 10/15.000 euro. Ogni bomboletta installata sul giubbotto salva vita costa 10 euro. Ogni session, se tiri un paio di bombolette più la benzina per il jet ski, può costarti un centinaio d’euro.
La spiaggia a sud del faro, durante una giornata di onde molto grosse, può riservare
session da sogno per gli amanti dei tubi larghi e capaci di farli
LA PRIMA VOLTA DI ALESSANDRO MARCIANO’
Alessandro ha cominciato quasi per caso e nemmeno per sua effettiva volontà, come quando un amico ti sfida a fare una cosa che non hai mai fatto e tu, per non essere da meno, non ti tiri indietro ma, anzi, rilanci. La sua prima onda è stato il risultato di una sorta di fortuna dei principianti.
Un giorno che Alessandro si trovava in Portogallo, McNamara lo ha invitato a raggiungerlo a Nazarè e farsi trovare in spiaggia. Era una giornata piccola con onde sui 4-5 metri. Con una tavola e un giubbotto in prestito, alla fatidica domanda “Tanto lo sai fare, no?” Ale non si è potuto tirare indietro e ha risposto affermativamente. Aveva già avuto esperienza in wakeboard, quindi effettivamente era in grado di farsi trainare da un jet ski… Prima che potesse realizzare le conseguenze della sua risposta si è ritrovato trainato dalla moto d’acqua sulla line up.
Essere vigilati da McNamara in persona è già un’iniezione di fiducia importante…
Qui Alessandro Marcianò a caccia dello speedy barrel sulla destra
Garrett avrebbe voluto subito lanciarlo sulla destra per il cosiddetto speedy barrel, il tubo veloce che si forma dal primo picco e ti porta verso le rocce, che ti può buttare direttamente nella death zone. Visto che era un close out, Alessandro è andato a sinistra, ha fatto uno snap e poi un tubo a tutta velocità, l’onda era tipo pipeline ed è stata una delle più belle del giorno, anche se non la più grande. Inutile dire che si sono subito tutti gasati a vedere un surfista italiano che alla sua prima onda ha fatto così tanto clamore, da quel momento Garrett ha deciso che lo avrebbe allenato in prima persona.
Dal faro proseguendo verso nord si incontrano decine di picchi sparsi e deserti
NAZARE’ PRIMA E DOPO GARRETT
Prima di Garrett McNamara il turismo a Nazarè era in calo. La bellezza tipica del paesino portoghese, il cibo fantastico a base di pesce freschissimo e le sue tradizioni non erano da soli sufficienti a veicolare abbastanza turisti per il sostentamento dell’economia locale. Dal 2011 in poi, dopo il record mondiale di Garrett, l’afflusso di surfisti e semplici turisti curiosi di vedere i Big Mama è progressivamente aumentato, con un incremento del +30% ogni anno, dando una spinta significativa all’economia locale. Per questo motivo l’amministrazione locale sarà per sempre grata a Garrett, tanto da avergli consegnato le chiavi della città e l’appellativo di “Padrino di Nazarè”.
Ringraziamo TAP Air Portugal, Turismo de Portugal, Municipio de Nazarè.
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