Il romanzo a sfondo surf di Francesco De Luca è in libreria, racconta la storia di un desiderio di rivoluzione culturale, una rivoluzione tramite il surf e la strada, in un’ambientazione totalmente imprevedibile, quella di una delle più grandi potenze del mondo.
La storia ha inizio ad Houhai, un villaggio di pescatori cantonesi, poco distante dal Vietnam. Siamo lontanissimi da Pechino, siamo nel segreto cuore della controrivoluzione culturale cinese. DeLuFa e i suoi compari, cinesi e mongoli, stanno surfando. Stanno cercando di avviare “una vera rivoluzione culturale. Pacificamente. Una rivoluzione tramite il surf e la strada”.
Sono gli eredi dei surfisti hawaiani e degli antichi surfisti cinesi, i Nongchao, quelli che “giocavano con la marea”, cavalcando le grandi onde del fiume Qiangtang, andando su tronchi smussati. Un gioco proibito dall’imperatore molto presto, tanto tempo fa. Stanno surfando per una rivoluzione che vuole liberare la Cina dal turbocapitalismo, stanno surfando per liberare anche il nostro decaduto Occidente – credono che il surf sia un cavallo di Troia.
La loro storia è la storia della prima comune surfistica cinese: fonderanno un ostello dedicato a chi vuole cambiare le cose, come qualcuno sognava di fare in California, qualche estate fa… Un ostello che sembra una taverna marina, un posto che “quasi folgorava per la sua austera semplicità spirituale”, come un “monastero invisibile”. Un ostello difficile da trovare, che nemmeno si vedeva dalla strada. Un ostello per i poveri e per i liberi, per gli irrequieti e gli sfasciati. Naturalmente anarchico. Un ostello per rigenerarsi dalle ferite del maoismo e del capitalismo selvaggio.
Francesco De Luca, classe 1979, romano di sangue partenopeo, esordisce come narratore pubblicando Karma Hostel per il Foglio Letterario di Gordiano Lupi: un romanzo dalle vicende editoriali complicate, rimasto per parecchio tempo in cerca di contratto. La vicenda è solo parzialmente spiegabile: in Italia i romanzi sul surf sono rarissimi, i reportage sulla controcultura cinese quasi invisibili se non inesistenti.
La combinazione è decisamente atipica (o, se preferite, piuttosto originale) e il buon De Luca s’è ritrovato a proporre un romanzo d’esordio beat (tardo, o meglio neobeat), con un’ambientazione totalmente imprevedibile e una quantità singolare di notizie e osservazioni sulla cultura di una delle più grandi potenze del mondo.
Incompreso, rifiutato e trascurato, dopo molto vagabondare Karma Hostel ha infine trovato ospitalità in uno degli ultimi rifugi dell’editoria indipendente, il vecchio Foglio Letterario. È un romanzo orgogliosamente scombinato, scritto per sintetizzare dieci anni di esperienze in una terra lontanissima: è l’espressione di un’intelligenza vulcanica e di un’inquietudine profonda, angosciante; è pop, è spirituale, è americano (nel senso migliore, e ormai solo ed esclusivamente letterario, del termine: e cioè è libertario, è personalissimo, è incosciente, è fresco) ed è decisamente cinematografico.
De Luca ci fa conoscere una generazione cinese ribelle – forse rivoluzionaria – e cavalca l’onda di un dissenso all’imperialismo han sin qua sconosciuto: forse è soltanto un gioco, forse soltanto una speranza. È un inizio: è qualcosa.
De Luca ha alle spalle una laurea in Scienze della Comunicazione, ha studiato mandarino all’Università di Lingua e Cultura di Pechino; rimasto da quelle parti per circa dieci anni, ha lavorato come giornalista, scrivendo per “Cosmopolitan”, “Traveller”, “Outside Magazine”, “CCTV5” e altre riviste, fondando, en passant, il primo webmagazine cinese dedicato alla cultura del surf: “Chinasurfreport”. Traduttore dall’inglese e dal cinese, collabora col Ministero degli Interni e con l’Associazione Sviluppo Italia Cina.
Più info su www.mangialibri.com/libri/karma-hostel
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