Surfcorner.it – Le cronache dell’epoca raccontano uno scenario apocalittico: onde alte 8 e 12 metri, ed ora Messina sarebbe di nuovo a rischio, lo sostengono gli esperti che si sono incontrati nella città dello Stretto.
Sono trascorsi quasi 100 anni da quella tragica alba messinese del 28 dicembre 1908. Alle 5:21 si registrò un terremoto dell’undicesimo grado della scala Mercalli, seguito da un gigantesco tsunami con tre onde alte tra 8 e 12 metri, il tragico bilancio di 100.000 perdite umane e distruzione sulle due sponde dello Stretto.
Gli addetti all’Osservatorio Ximeniano (Ente scientifico autonomo, fondato a Firenze nel 1756 dal gesuita Leonardo Ximenes) annotarono: “Stamani, alle 5:21, negli strumenti dell’osservatorio è incominciata un’impressionante e straordinaria registrazione; le ampiezze dei tracciati sono state così grandi (oltre 40 cm) che non sono entrate nei cilindri. Da qualche parte sta succedendo qualcosa di grave!”.
Numerose furono le repliche di minore intensità che si ripeterono nei giorni seguenti la catastrofe, fino alla fine del mese di marzo del 1909. L’ultimo distruttivo terremoto, accompagnato da diverse onde di tsunami, che aveva flagellato la Calabria e il Messinese era stato quello del febbraio 1783.
Cronache dell’epoca raccontano la più violenta e persistente sequenza di terremoti di cui si abbia memoria negli ultimi duemila anni. Quasi un secolo prima, l’11 gennaio 1693, la Sicilia orientale era stata colpita dal tristemente famoso terremoto del Val di Noto, che anche in questo caso innescò uno tsunami di estese proporzioni.
Ma è proprio il terremoto del 1908 che torna a fare paura. Secondo gli esperti, infatti, ci sarà un sisma di uguale intensità. Quando, secondo i geologi, è difficile stabilirlo, ma l’effetto, a causa della mancata pianificazione territoriale, sarà catastrofico.
Non c’è da stare troppo allegri, dunque, nell’area dello Stretto, secondo quanto è emerso nel salone degli specchi della Provincia. L’occasione per mettere tecnici e amministratori pubblici a confronto è stato il convegno “Cento anni dopo il terremoto del 1908. Gli effetti allora e il rischio ambientale oggi nell’area dello Stretto”.
A organizzare l’evento le agenzie regionali per l’ambiente di Calabria e Sicilia, l’Ispra, la Regione siciliana e gli ordini regionali dei geologi. Dall’Ispra, in particolare, è arrivata una relazione allarmante. Si è costruito dove non si sarebbe potuto edificare nulla. Vicino al mare o immediatamente sotto le montagne. Così il rischio è che, in caso di terremoto come quello del 1908, le case vengano inghiottite dal maremoto o vengano sepolte dalle frane che si genererebbero a centinaia o dai fiumi di fango che precipiterebbero dai torrenti mai messi in sicurezza.
Un dato su tutti: durante il sisma del 1908 ci furono ben 86 frane sia in roccia che in depositi argillosi, ghiaiosi e sabbiosi e 11 frane sottomarine. E dire che c’è anche chi vorrebbe costruire un Ponte sullo Stretto…
Più info su www.siciliaonline.it
Lascia un commento