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La Guerra delle Wave Pool

Dopo l’annuncio di Surf Snowdonia, quella che sembrava una battaglia ora è diventata una guerra.

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Kelly Slater surf pool project

 

 

Surf Snowdonia ha annunciato l’apertura al pubblico del suo Wavegarden il prossimo 1 agosto. Manca meno di un mese e per il primo anno sono previsti 75.000 visitatori, il che se moltiplicato per una quota media in base a quelle pubblicate (consulta il tariffario qui ) fa qualche miliardo di euro di incasso. Quando Surf Snowdonia aprirà, avremo finalmente una migliore percezione del successo di un wavegarden aperto al pubblico e vedremo finalmente quale sarà la reazione e il successo delle onde artificiali, probabilmente i più accaniti sostenitori delle onde artificiali si ricrederanno o saranno i surfisti più puri a ricredersi… difficile al momento prevederlo.
Quello che è certo è che da quando Surf Snowdonia ha annunciato l’apertura del Wavegarden e quindi la trasformazione in realtà di ciò di cui si è soltanto parlato negli ultimi anni, si è scatenato un piccolo putiferio. Quello che da allora è sembrato sempre più evidente, è che quella che in principio era una battaglia ora è diventata una vera e propria guerra. Quella che prima era soltanto una battaglia di annunci, ora che il passaggio ai fatti è reale si è trasformata in una guerra senza esclusione di colpi, una guerra che sembra destinato a vincere chi costruirà l’onda più perfetta e realistica con il minor impatto ambientale possibile.

 

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The Wave Bristol

 

 

A conferma di ciò, subito dopo l’annuncio di Surf Snowdonia è uscito un comunicato stampa da parte dell’altro progetto inglese in ballo, The Wave Bristol (i dettagli qui ), che ha annunciato l’abbandono della tecnologia su cui era inizialmente basato per l’accoglimento di una nuova tecnologia più compatibile con la filosofia del progetto, più adatta anche ai surfisti principianti e intermedi e che prometterebbe un’esperienza ancora più realistica secondo quanto dichiarato dal suo fondatore Nick Hounsfield.

La tecnologia adottata da The Wave Bristol sarà quella messa a disposizione da Wave Loch’s SurfPool, la stessa azienda che ha creato il flowrider e che negli ultimi anni è stata impegnata nella ricerca e sviluppo di una tecnologia per creare onde in movimento. The Wave Bristol sarebbe in questo caso la prima compagnia al mondo a usare la tecnologia di Wave Loch, in grado di creare onde fino a 1.5 metri, un’onda ogni 10 secondi, destre e sinistre perfette sul main break, tre zone dedicate ai diversi livelli di abilità. Questa tecnologia sarebbe inoltre in grado di modificare l’onda, grazie a un reef adattabile, aggiustando forma e misura in base alle necessità. Con questa tecnologia poi non ci sarebbero parti meccaniche in movimento nell’acqua, né strutture permanenti all’interno del lago. I surfisti potranno remare per tornare fino al picco, rimanendo in forma e migliorando la tecnica di remata, proprio come in mare. Il tutto basato su energia rinnovabile. L’adozione di questa tecnologia è la ragione dei ritardi che faranno slittare la prevista apertura al 2016.

 

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Wave Loch

 

 

E’ di poche ore fa infine l’ultimo annuncio, rilanciato da Surf Snowdonia, che ha rivelato l’adozione nel suo park della tecnologia di Leitner Ropeways, azienda italiana altoatesina leader nelle teleferiche, grazie alla quale sarà possibile generare onde fino a due metri. L’azienda altoatesina ha avviato una collaborazione con Wavegarden per l’utilizzo dei suoi impianti a fune (Leitner è leader negli impianti per le funivie) e in particolare per l’utilizzo del sistema ad azionamento diretto DirectDrive: si tratta di un motore sincrono che lavora a bassa velocità e che consente di spostare fino a 20 tonnellate di massa d’acqua da un’estremità all’altra della struttura. La tecnologia degli impianti a fune viene impiegata per trainare un veicolo, il “Wavefoil”, attraverso la banchina dell’impianto. Si forma quindi un andamento ondoso regolare e vengono prodotte onde tra 0,5 e 1,9 metri di altezza con frequenza di 18-35 secondi. Forma e forza delle onde rimangono sempre costanti. Nonostante l’elevata sollecitazione, DirectDrive assicura un funzionamento assolutamente costante. I componenti fondamentali del sistema sono disponibili in due unità e garantiscono prestazioni prolungate nel tempo. Rispetto ai sistemi convenzionali si registrano fondamentali vantaggi per quanto riguarda sostenibilità, economicità e affidabilità. Le emissioni sonore sono talmente limitate da non risultare fastidiose né per i surfisti né per gli spettatori.

 

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La tecnologia di Leitner Ropeways impiegata a Surf Snowdonia

 

 

Insomma, adesso che le onde artificiali stanno diventando realtà, non è più solo questione a chi fa l’annuncio più interessante ma a chi sarà in grado di creare davvero il wave park più efficiente.
Non che prima del Wavegarden non esistessero le piscine con onde artificiali. Alcune, come Ocean Dome in Giappone, erano davvero molto interessanti, ma poi il business è fallito ed è seguita la chiusura nel 2010. La vera era delle wavepool è esplosa dopo la nascita del Wavegarden. A partire da quel momento abbiamo assistito a una serie di annunci altisonanti a chi avrebbe creato il progetto più interessante e coinvolgente. Sono usciti allo scoperto i progetti di Kelly Slater Wave Company e Webber Wave Pools, per citare i due più famosi. Ma oggi, che fine hanno fatto questi progetti?

 

 
Mentre il progetto di Austin in Texas sembra effettivamente lanciato verso la sua realizzazione, essendoci dietro grossi capitali privati ( la famiglia Coors, gigante del brewery in America), e i lavori sembrano già avviati, altri progetti sono rimasti ancora allo stadio di annunci. Il progetto di Kelly Slater in Gold Coast  è in stand by dal 2012, quando il fondo di investimento che doveva finanziarlo è stato messo in amministrazione controllata per presunte violazioni edilizie. Ora questo progetto sembra in cerca di nuovi investitori e probabilmente di una diversa location, ma al momento non si sa nulla e non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali. Così come non si è saputo più nulla del progetto di Webber Wave Pools che doveva essere in procinto di partire.

Mentre aspettiamo di vedere chi vincerà la guerra delle onde artificiali, Surf Snowdonia farà da vero apripista per la nuova era delle Wave Pools e lo farà con onde di qualità italiana.

 

 

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Anche NLand Surf Park sembra avere tutte le carte in regola per mantenere le promesse di apertura ad Austin, Texas, nel 2016.

 

 

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