Il racconto di Alessandro Montemurro per il concorso Surfcorner 15 Years Summer Contest.
Diamo il benvenuto a Alessandro Montemurro che ci ha raccontato il suo surf trip a Peniche per il Concorso Surfcorner 15 Years nella categoria “Racconta il tuo surf trip” (ricordiamo che è possibile partecipare contemporaneamente in entrambe le categorie del concorso e avere così più possibilità di vincere. Tutti i dettagli per partecipare e vincere un soggiorno alle Maldive per due persone, una tavola X Surfboards completamente accessoriata di accessori Ocean&Earth e set di pinne Futures, oltre a soggiorni a Santander e altro sono a fondo pagina).
Dopo averlo letto, se ti è piaciuto il suo racconto, clicca “MI PIACE” su questa pagina e condividilo per dargli la possibilità di accedere alla lista dei finalisti del concorso.
PENICHE
Il mio cuore è ancora là
HeyHey turistas! – gracidò quel malefico pappagallo sul terrazzino di fronte al nostro, appena arrivati in appartamento.
Era già la seconda volta, chissà cosa aveva questo paese da stregarci in questo modo -Yle vado a vedere la spiaggia! – col cavolo che mi metto ad aprire le valigie ora, lo farò stasera se le braccia me lo consentiranno.
Scendo a salti di cinque scalini alla volta la rampa di scale di marmo nuovissimo, al piano terra il portone di vetro appena installato con ancora attaccati gli imballaggi di carta -probabilmente hanno terminato di costruirlo da poco- lo spalanco, una raffica di vento salino misto ad un pizzicante odore di sardine mi investe il volto. Triste verità. Sulla sinistra dietro una muraglia alta non più di tre metri si innalzano come cannoni dei tubi verticali di acciaio lucidissimo. Sparano nel cielo loro. Bianchi e densissimi fumi -scovato il colpevole- la fabbrica di “sardele” di Peniche va sempre alla grande! E’ certo che i locali odiano con tutte le loro forze quella strana maleodorante esalazione, ma per me era qualcosa di buono, qualcosa che segnava il fatto che finalmente ero arrivato. Oltre al fatto che adoro le sarde in saor.
Ad una cinquantina di metri di fronte ai miei occhi il confine tra me e l’oceano. Alte dune naturali emergono nascoste dalle palazzine del quartiere. Ricche di vegetazione bassissima ma lunghe chilometri quanto il collo che collega la penisola alla terraferma.
Attraverso due strade di cui una la principale molto trafficata da auto e furgoncini parecchio usati -qui se la passano peggio che da noi-. Sulle dune si arrampicano ripide le rampe di scale di legno scuro, semi sommerse dalla rosea sabbia fine. Per un attimo sono bloccato da questo scenario, che emozione! Eseguo un profondo respiro e incomincio a salire lentamente.
Passo dopo passo il vento sparisce bloccato dalle barriere naturali -voooomm- si le sento.. Arrivo in cima su di una specie di -altipiano!?cavolo non me le ricordavo così grandi ste dune- qui pochi cespugli fanno da padroni prima del varco e ancora -voooummmMm- le dita mi tremano, devo vedere!
Una passerella di abete verniciato di un nero catramoso scavalca tre grandi solchi di sabbia altrimenti invalicabili per i pescatori del posto. Sorpasso una baracca di una surfschool abbandonata, accelero il passo, il cuore è da infarto, il sentiero fa una curva netta verso la spiaggia, e….e… VOOOUMMMMMMMMM !!!!!!!!!!!
Spento.
Cervello spento.
Completamente azzerato di tutte le sue funzioni tranne quella di guardare quello spettacolo per ore e ore. Senza bisogno di bere o mangiare.
Un vegetale.
Cazzo, ti ipnotizzano.
Sono identico ai cespugli delle dune,si bè calma, più alto di un metro, forse anche loro le guardano, ogni tanto distratti dal vento come quello che mi muove nervosamente i capelli.
Quelle inconfondibili forme sinusoidali dense e cristalline, di una forza straordinaria pitturate di quella incredibile scala di azzurri, create chissà dove ma soprattutto da cosa, venti, tempeste, maremoti, scioglimento dei ghiacci…da qualsiasi luogo e continente arrivino sono maledettamente.. surfabili! Viva il Portogallo!
La mattina successiva io e il mio fotografo personale (cioè la mia fidanzata fresca di formazione sul campo) decidiamo di dirigerci verso Baleal. Un noto spot della zona, nominato da molti per la potenza e la grandezza delle onde.
Essendo molto vicino a dove alloggiamo decidiamo di affittare due bici di cui una..
con il porta-tavola??? Dai non prendetemi in giro è – Geniale!- questo gioiello montava una serie di tubi trasversali al telaio ingegnosamente saldati. Questi andavano a formare un doppio uncino ove potevi infilare comodamente il tuo surfboard.
Devo dire che la partenza non è stata delle migliori, dato che il peso della tavola mi sbilanciava alla grande, ma dopo un po’ di pratica e qualche palo della luce schivato la mia pedalata divenne accettabile anche se telepaticamente incitavo qualsiasi mezzo a starmi lontano.
La lunga pista ciclabile che corre per qualche chilometro a ridosso delle dune senza farti vedere l’oceano è una pena tremenda per un surfista assetato di onde. Tra una pedalata e l’altra, ogni tanto, quando il vento è a favore le alte barriere di sabbia non servono a fermare quel suono.
Si sentono regolari.
I boati dei frangenti d’acqua. Come grandi massi che si sfracellano a terra dopo un volo di decine di metri. Devo dire che sono un ottimo stimolo ad aumentare il ritmo verso la meta!
Però..
-Vento, oggi ti odio!- dalla faccia affaticata non lo apprezza neanche la mia dolce metà. Anche se sono nato con ‘il windsurf’ e questo lo devo tutto ai miei genitori, il vento sta usando la mia tavola come vela per rallentarmi – ecco perché tutti qua noleggiano auto o vanno a piedi!- Poco male. Al ritorno la brezza mi sarà d’aiuto.
All’improvviso le colline gialle spariscono e lasciano spazio ad una vista sensazionale.
Uau…
Di fronte a noi un’isola che è una penisola, cioè una penisola isola, aspè…
una strada malconcia costruita sulla spiaggia collega alla terraferma un minuscolo paese arrampicato su imponenti scogli. Pazzesco, tenendo conto delle escursioni di maree oceaniche quella strada va sotto acqua due volte al giorno!
A sinistra del rustico atollo si vedono meno scogli, ma sgrano gli occhi e vedo delle potentissime onde. Lunghe non più di cinquanta metri decisamente overhead* rimbombano in un rapidissimo close-out*. Un kiters ne esce incolume dopo aver azzardato una traiettoria per tentare un floater*suicida. Il vento in quel punto è off-shore* e velocizza troppo la chiusura del frangente rendendole insurfabili.
Infatti di ‘tavolari’ neanche l’ombra.
Ma a destra ragazzi !
Penso di aver visto una situazione del genere solo nelle fotografie delle riviste internazionali di surf, durante le infinite attese estive di swell fantasma nel nostro piccolo Adriatico.
C’era una miriade, un numero impressionante di surfisti in acqua.
Per un attimo mi sono chiesto se ero sulla northshore in California durante il film ‘Un mercoledì da Leoni’. Probabilmente non sono stato l’unico a chiederselo.
Dentro si poteva notare di tutto: longboard, shortboard, freefriction board, bodyboard*…addirittura canoe!!!
Anche i point-break erano totalmente diversi.
Vicino agli scogli decisamente più alti dell’altro lato, l’acqua limpida lasciava la vista ad un gigantesco lastrone di pietra nera che fungendo da secca formava delle pareti perfette ma non più alte di un metro. Allontanandosi dal reef roccioso gli affollati point di sabbia.
Ma che punte ! Montagne di fluido alte almeno due, che dico tre o cavolo! Quattro metri!!
Dei mostri buoni, imponenti ma sicuramente più lenti degli altri. Srotolando dolcemente lasciavano scie di ‘schiumoni’ pari alla loro altezza. Travolgono tutto quello che incontrano riportandolo a riva. Nonostante la differenza di velocità non mi illudo della loro facilità, se da qua sembrano già grandi, quando sarò là il punto di vista e i giudizi cambieranno, di conseguenza appurerò che sono gigantesche!
A sinistra dell’isola di Baleal, le tremende onde con vento off-shore
Stregato dalle montagne d’acqua di Baleal
Per un attimo l’oceano si quieta. Non si vede più nemmeno una barra*
– te pareva, arrivo io finisce tutto-sospiro
Aspetta a dirlo Ale..
Un attimo prima che voltassi lo sguardo..
-Che diavolo..-
Un trio di surfisti locali vicino al reef* rema velocemente in direzione opposta alla riva, a ruota tutti gli altri, che panorama!
Più di cento ‘mutanti’ che remano con estenuazione come se fosse una gara.
-Aì Aì* !- urla un pescatore -Premear*!- di sobbalzo la moltitudine di bagnanti e surfer in pausa da buone cavalcate raccattano più velocemente possibile tutte loro cose e si dirigono in fretta e furia verso la strada a ridosso della spiaggia. Questa è situata più in alto rispetto al livello dell’acqua.
Come se, qualcosa di indefinibile e brutto li stesse inseguendo.
-no dico, che diavolo ha detto..- se era un pescecane i ‘local’ avrebbero preso decisamente la via della salvezza e invece vanno verso il largo
.-…perchè???-
Mio Dio.
Laggiù.
Almeno a due chilometri dalla riva una massa gigantesca azzurra frange contro la grande punta di scogli dell’isola facendo un rumore inquietante. Come se volesse mangiarsi le case più alte.
Il labbro d’acqua di questo gigante riesce a toccare la metà dell’altezza della scogliera.
Sono scioccato, cosa sta arrivando? Quanto sono alte? Come il condominio di sei piani di casa mia??
D’un tratto il mostro svanisce, ma non è sparito. Non è neppure da solo.
Sono almeno due o tre. E il loro moto prosegue imperterrito.
Sotto nel fondale. Come dei predatori che lasciano l’illusione alla vittima di esser fuori pericolo.
Stanno arrivando. Più forti che mai.
L’oceano si ritira, la spiaggia in pochi minuti diventa il doppio più spaziosa. Ma non c’è più nessuno, un asciugamano, un fotografo, una tavola.. sono tutti sul vialetto rialzato e..indicano. Cercano. Aguzzano, qualcosa che non si vede. Ma c’è .
O almeno..
Whoaaaaaa!!- Si sgola un fotografo indicando quello che tutti pensavamo.
Una serie di tre o quattro barre perfette. Allineate come un esercito, verticali come dei muri, ma soprattutto veloci ..molto veloci!
I surfisti ormai sono fuori pericolo, o quasi tutti..qualche sfortunato è entrato in acqua nel momento sbagliato e prenderà delle botte se non nuota velocemente.
Ecco la prima.
Una linea drittissima che incomincia a srotolare formando un tubo d’acqua di circa tre metri!
Alcuni provano a prenderla. Ma è troppo rapida.
Solo chi ha un takeoff* aggressivo se la può permettere.
Per ora nessuno.
I cinque local rimangono a guardare e quindi mi concentro su di loro.
La seconda! La gente urla con un misto tra gioia e terrore per chi è lì a viverle.
Enorme.
Più di tre metri con un frangente spesso quanto mezzo uomo.
In men che non si dica si alza ancora di più e incominicia a ricadere sul reef quasi prosciugato dal vortice. In quel punto vicino agli scogli, dove prima c’erano i piccoli della ‘madre’ adesso c’è l’inferno.
L’altezza del fondale si è trasformata in qualcosa non più profondo di mezzo metro.
Un frastuono assordante. Allo stesso tempo affascinante.
Non riesco neanche a sentire gli urli della gente impazzita.
Uno dei tre la prende, sparisce dentro il tubo per un tempo che sono pochi secondi ma sembra un’eternità, ne esce spinto dall’aria creata dalla compressione del frangente.
Scivola. Cadendo all’indietro sulla sua schiena. Rimbalza sul letto della creatura trasparente come se fosse caduto da un motoscafo a tutta velocità. Il resto dell’onda si chiude su di lui. Una lavatrice abnorme. Metri cubi di quella massa con quella forza. Passano i secondi, interminabili. La schiuma bianca risputa fuori lo shortboard completamente diviso in tre. Ancora non esce…-Oooooh! – il coro sospirante del pubblico mi fa notare subito la testa del malcapitato comparire in un punto molto più distante all’area della caduta. Rema verso riva incolume. Forse scioccato per il colpo.
Fiuu..che bomba però!!!
Non è finita.
Arriva lei. L’ultima.
Quella che non ti aspetti nascosta dalle altre sorelle. Lei incattivita dalle schiume delle precedenti e inscurita dalla sabbia mossa. Con una forza maggiore di tutte per il ritiro dell’acqua che le fa guadagnare massa. E’ tutta fisica. Precisamente fluido-dinamica. Immaginate una massa di liquido da un contenitore più grande(oceano)viene spinta in uno sempre più piccolo (la baia in questione) diventa molto più potente ed alta della prima, aumenta quindi la sua pressione.
Se poi aggiungiamo che la sberla della prima ritorna indietro e si aggiunge alla seconda e così via con la terza. I dettagli li lasciamo a chi studia questi fenomeni. Torniamo alla nostra protagonista.
Solo il sibilo del vento creato da lei. Non si chiude più.
Si eleva come per prendere la rincorsa. Uno scroscio.
Gli scogli prima nascosti dal lenzuolo cristallino emergono, ciò dimostra che è diventato un enorme shore-break*.
Nessuno la prende. Fa bene.
E’ un killer.
Close out.
Un tonfo secco che toglie l’aria dai polmoni.
Chiuso il capitolo dei dubbi se qui ci sono onde grandi. Si ci sono, nulla da dire.
Il frangente in caduta libera nel tremendo scontro, esplode in una bomba di fango.
La schiuma marrone corre come una valanga verso la riva.
Nonostante la salita accentuata mantiene la velocità.
Inonda e travolge tutto:
la spiaggia, gli scogli bassi,addirittura schiaffeggia la carreggiata dove ci siamo tutti rifugiati come per prenderci in giro e si di dirige verso la strada che collega l’isola…
non è possibile..
la sorpassa come se nulla fosse e si riversa a cascata nell’altra parte di oceano.
Magia.
La penisola è diventata isola.
Tutti zitti, in silenzio di fronte a madre natura.
Non ho una morale, non ho dei consigli, ho solo un pensiero continuo nella mia testa.
Peniche.
Il mio cuore è ancora là.
Terminologia
*Ai ai : in portoghese laggiù o là in fondo
*Premear: acqua alta o alta marea
*take off: termine tecnico per indicare la partenza del surfista sull’onda
*shorebreak : o short break termine americano per descrivere il fenomeno delle onde più a ridosso della riva, molto pericolose per via dell’assenza del fondale d’acqua e per la oro altezza e velocità.
*reef: a differenza dei point, il reef è un particolare fondale, formato da rocce, lastrati di pietra o coralli.
*point-break: sono le naturali secche di sabbia ove si formano onde di ogni tipo. Questi si modificano ad ogni cambio di marea muovendosi trasportati dalle correnti.
*Barra: dal termine inglese barrels indicano i frangenti allineati che formano una serie di onde vicine tra loro.
*short, long, body : aggettivo americano per descrivere la moltitudine di tipologie di tavola.
Testo : Alessandro Montemurro
Foto : Ylenia Facchina ,Alessandro Montemurro.
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CONCORSO SURFCORNER 15 YEARS
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Scopri qui tutti i dettagli per partecipare al concorso:
http://www.surfcorner.it/2015/06/23/surfcorner-15-years-summer-contest/
#Surfcorner15Years
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SURFCORNER 15 YEARS
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Un ringraziamento agli sponsor che hanno reso possibile questo concorso:
www.surfmaldive.com
www.xsurfboards.it
www.counterstream.com
www.surftolive.com
www.surfcornerstore.it
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