Il WMO, l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia, ha affermato lo scorso venerdì 24 marzo a Ginevra che ci sarebbe un collegamento sempre più evidente tra il riscaldamento globale e i disastri naturali.
Tuttavia Michel Jarraud, segretario generale dell’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite, sostiene che occorre una ricerca ulteriore per stabilire un collegamento tra il riscaldamento globale e fenomeni estremi come gli uragani:
“Sappiamo di sicuro che vi è un’intensificazione del ciclo idrologico, che si traduce in un rischio maggiore nelle aree caratterizzate da maggior carenza di pioggia e con grossi problemi di siccità collegati al cambiamento climatico. In altre regioni c’è un più alto rischio di inondazione e in altre ancora un rischio di maggior frequenza di ondate di calore”.
Il WMO ha affermato che i gas ad effetto serra inclusa l’anidride carbonica – responsabile del riscaldamento globale e del cambiamento climatico – avevano raggiunto i loro più alti livelli nell’atmosfera. Gli scienziati avvertono che le emissioni di gas a effetto serra devono essere rallentate e devono essere ridotte se si vuole evitare la devastazione climatica con ondate di calore devastanti, siccità, inondazioni e innalzamento del livello del mare.
L’anidride carbonica, che il WMO sostiene essere la causa del 90% percento del riscaldamento nel passato decennio, è per la maggior parte generata dall’attività dell’uomo nell’emissione di carburanti. “Dobbiamo mettere in evidenza gli sforzi della ricerca per capisce meglio i collegamenti tra il cambiamento climatico ed un certo numero di fenomeni estremi,” ha affermato Jarraud.
Jarraud ha notato che il 2005 è stato un anno record per gli uragani nell’Oceano atlantico, incluso l’uragano Katrina che ha devastato New Orleans. “Non c’è ancora un consenso da parte della comunità scientifica sul collegamento tra gli uragani ed il riscaldamento globale, ma ci sono dei punti fermi. Sono abbastanza fiducioso che in due o tre anni avremo più risposte credibili” ha concluso.
Fare ricerche sui collegamenti tra il cambiamento climatico ed El Nino potrebbe richiedere cinque anni, ha aggiunto. El Nino, causato dall’interazione tra i mari inusualmente caldi o freschi e l’atmosfera, tipicamente produce siccità in Australia orientale e nel Sud Est Asiatico, e inondazioni nelle parti occidentali del Nord e del Sud America.
Info: www.wmo.ch
A cura della redazione Surfcorner.it
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