come si formano le onde in italia

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come si formano le onde in italia

Messaggioda puka » sab nov 10, 2007 8:15 pm

ciao a tutti volevo sapere come si formano le onde in italia ripeto in italia non come si formano a Bali o in qualche altro spot perchè da quello che ho visto le onde si formano solo con il vento mentre in altri spot migliori se soffia vento da terra è persino meglio perchè forma dei bei tubi.
a voi la palla
p.s. non sò se è una cazzata quella del vento ma io le onde le trovo sempre quando c'è vento forte possibilmente da mare
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Messaggioda surfaduro » sab nov 10, 2007 10:20 pm

beeeeeppp....inghi a rapporto...inghi a rapporto...
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Messaggioda milisurf » dom nov 11, 2007 9:20 am

si formano nella stessa maniera...nei posti con un buon fetch il vento soffia al largo per un tot di ore e poi incomincia a buttare qualcosa solo che a differenza dell'oceano le nostre onde hanno molto meno "rincorsa"!
A catania c'e poco fetch però se aspetti il momento giusto che molla il vento la playa regala ottime onde...sicuro qualc ti darà migliori spiegazioni delle mie... :-D
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Messaggioda puka » dom nov 11, 2007 12:31 pm

milisurf ha scritto:si formano nella stessa maniera...nei posti con un buon fetch il vento soffia al largo per un tot di ore e poi incomincia a buttare qualcosa solo che a differenza dell'oceano le nostre onde hanno molto meno "rincorsa"!
A catania c'e poco fetch però se aspetti il momento giusto che molla il vento la playa regala ottime onde...sicuro qualc ti darà migliori spiegazioni delle mie... :-D


ma cos'è il fetch? e poi se le previsioni danno mare molto mosso a largo e poco mosso sottocosta in realtà dovrei trovare qualcosa di buono?
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Messaggioda milisurf » dom nov 11, 2007 12:52 pm

piu che DOVRESTI è meglio dire POTRESTI trovare qualcosa di buono...
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Messaggioda surfaduro » dom nov 11, 2007 12:57 pm

un pò di ricerca in internet no è?...troppa fatica vero...

copio/inculo

IL VENTO E LE ONDE
Una volta capita la stretta relazione tra i venti del Mediterraneo e le onde lungo la nostra penisola, cerchiamo di analizzare la vita e la “surfabilità” delle onde, da quando si generano in mare aperto a quando fragono sulla costa per la gioia dei surfisti. La grandezza delle onde dipende, infatti, dalla forza del vento, dal tempo e, importantissimo, dalla lunghezza della superficie (di mare) su cui il vento soffia, appunto il Fetch. • Un vento di 30 km/h soffia per 6 ore su una superficie (fetch) di 200km. Seguendo la tabella scopriamo che le onde saranno alte circa 1,2m. • Se il vento continua per altre 6 ore (in tutto 12 ore) sullo stesso fetch (200km) le onde raggiungeranno i 2m. • Se il vento avesse intensità doppia (60km/h), le onde sarebbero 3m dopo 6 ore e circa 5m dopo 12 ore. In caso di spazi limitati, l’altezza massima raggiungibile dalle onde è limitata dalla misura del fetch. Tornando all’esempio della costa Est italiana, siccome il vento agisce su un fetch di dimensioni limitate, anche con venti da uragano le onde non possono superare una certa misura. La tabella mostra esempi della massima altezza (teorica) possibile in situazione di fetch limitato. A prima vista queste cifre sembrano esagerate. Sono massimi teorici, in pratica il vento non soffia mai su tutto il fetch e non soffia così intensamente e per un periodo così lungo nella stessa direzione.

LE ONDE: FORMAZIONE
Escludendo onde “speciali” tipo tsunami, l’unica cosa che genera le onde delle nostre coste è il vento sull’acqua. Dagli anni cinquanta si è venuta delineando una teoria che tiene conto di due meccanismi. Il primo inizia producendo piccole onde sulla superficie piatta del mare mentre il secondo trasforma le onde piccole in onde più grandi. Lo stadio iniziale della generazione ondosa sono queste piccole creste chiamate onde capillari. Sono diverse dalle onde che surfiamo perché la loro forza di recupero è costituita dalla tensione superficiale anziché dalla gravità. La forza di recupero è la forza che tenta di riportare la superfice dell’acqua alla sua posizione originale dopo essere stata mossa da qualche agente. Il vento però non soffia sempre orizzontalmente, si muove a volte a caso, salendo e scendendo e quindi portando pressione sulla massa d’acqua. Queste pressioni producono increspature. Immagina ora di avere un ventilatore puntato sulla superficie dell’acqua, vedresti piccole onde propagarsi dal punto in cui hai fissato il ventilatore. Immagina ora di seguire col ventilatore lo spostamento dell’onda lungo la superficie dell’acqua. Il vento la farebbe crescere poiché aggiungerebbe energia all’onda in movimento. E’ quello che succede in mare: il vento segue le onde appena prodotte facendole crescere con la sua energia. La crescita delle onde prodotte da questo primo meccanismo è lineare nel tempo. In altre parole, se il vento soffia per il doppio del tempo, la dimensione diventa due volte più grande. Il secondo meccanismo è in qualche modo autoperpetuante. Appena le ondine capillari cominciano ad esistere, la superficie si increspa. Questo modifica il flusso di aria sulla superficie provocando altre turbolenze. La differenza è che ora queste nuove turbolenze non sono puramente casuali ma sono legate al moto delle onde. Seguono le onde automaticamente perché sono un prodotto di esse. Così il vento soffia sulle onde esistenti e le fa crescere, la superficie si increspa e crescono le turbolenze, questo aumenta le onde e così via. Semplificando, quando la superficie viene interessata da un’onda si increspa, il vento ha miglior presa sulla superficie e fa crescere le onde. Le onde crescendo migliorano la presa del vento e via di seguito. A questo punto la crescita non è lineare ma esponenziale, più le onde sono grandi e più crescono in fretta. Le onde adesso sono cresciute e la forza di recupero non è più la tensione superficiale ma la forza di gravità. Le onde si ingrossano col vento ma sarebbe ridicolo pensare che crescano ad oltranza. Se fosse così, ad esempio, nei “40 ruggenti” (roaring forties) dove gli alisei soffiano da sempre, le onde dovrebbero essere infinitamente grandi. Quando le onde raggiungono una certa altezza si instaura un equilibrio tra la forza generatrice (il vento) e la forza di gravità che tende ad abbassarle. In altre parole il vento non le fa crescere ulteriormente, la forza di gravità le tiene giù. Se il vento rinforza, crescono.

ONDE FRANGENTI
Quando raggiungono acque meno profonde, dove la conformazione del fondale (la batimetria) comincia ad influenzarle, le onde assumono le caratteristiche care ai surfisti. A causa dei milioni di diverse possibili configurazioni batimetriche e grazie alle leggi della rifrazione, la mareggiata può essere trasformata in molte onde diverse. Quando le onde si avvicinano alla costa, la topografia del fondo marino e la configurazione del fondale (roccia, reef o sabbia) determinano se l’onda avrà caratteristiche di point, reef, beachbreak e se romperà verso destra o sinistra. Di seguito analizziamo queste tipologie di onde. Non esiste una traduzione italiana per Point, Reef, Beach-.break quindi è bene prendere famigliarità con questi termini inglesi molto ricorrenti sulla stampa specializzata e sulle guide surf.
POINT-BREAK Immagina una ampia baia, una striscia di costa su cui le onde rompono formando un angolo quasi retto con la direzione della costa. Immaginatevi le barre che si avvicinano a riva. Un estremo della linea di mareggiata, raggiungendo l’acqua bassa in cima alla baia rallenta, si piega verso il reef e dissipa l’energia rompendo. Una parte si piega sul reef e frange, l’altra continua in acqua profonda. In questo caso le onde sono defocalizzate cioè dissipano l’energia verso l’esterno. In un point, al momento di rompere la misura e la forza delle onde si riduce perché l’energia è dispersa su un’area maggiore. In compenso le onde saranno molto lunghe e stese e manterranno la stessa misura (o quasi) mentre si srotolano sul reef. Infatti, in alcuni point classici come J. Bay, Kirra, o anche Capo Mannu l’onda cala poco di misura dopo la partenza e rimane surfabile per diverse centinaia di metri. Inoltre, siccome le onde devono girare attorno ad una penisola prima di framgere, il line-up viene a trovarsisi spesso in una zona protetta dal vento, I point per natura non sono molto influenzabili dalla qualità della mareggiata. Il point anzi, può rende surfabile una swell che sarebbe caotica su un tratto di costa aperta.
REEF-BREAK Il reef-break invece ha caratteristiche completamente diverse. Nei reef le onde colpiscono perpendicolarmente una punta di roccia che esce da un tratto di costa aperta. Gli estremi della linea di mareggiata stanno viaggiando sopra acqua fonda quando la sezione tocca l’acqua bassa. Siccome le due estremità sono più veloci, si piegheranno verso il centro. Il risultato è un’onda a forma di “U” detta “bowl” nella quale tutta l’energia invece di disperdersi nell’acqua profonda (come in un point) si concentra al centro della barra, sul picco. Il reef amplifica la mareggiata e la crescita in altezza delle onde può essere a volte sorprendente. In alcuni break, il normale calo di misura dovuto alla dispersione circolare (specie se le onde vengono da molto lontano) viene ampiamente compensato dalla rifrazione del fondale. Questo tipo di onda è di solito veloce, immediata e con una partenza critica. Sono tipici “reef-break” onde come Theaupu (Tahiti), Hierro Isquierda (Fuerte Ventura) e Varazze (Liguria). Questo break é frequente lungo tratti di costa aperti ed è di solito sensibile alle condizioni di vento e alla direzione e qualità della swell (in pratica se le onde vengono da burrasche lontane o locali). La sua caratteristica principale è di amplificare onde altrimenti insurfabili.
BEACHBREAK Infine abbiamo le spiagge (beachbreaks). In questo caso la rifrazione sulle secche di sabbia determina come e dove le onde rompono lungo la spiaggia. La maggior parte delle spiagge (purché sufficientemente lunghe) sono ondulate. Applicando le regole basilari della rifrazione vedremo che le onde saranno “focalizzate” nelle zone di acqua bassa (le secche) e “defocalizzate” attorno alle aree di acqua fonda (i canali).In questo modo abbiamo il classico scenario del beachbreak, vari picchi lungo la sua lunghezza e canali tra i vari picchi. Naturalmente non tutte le spiagge sono così. Per esempio in una spiaggia molto piccola e fonda, la defocalizzazione attorno ad entrambe le punte rende le onde stese ed uniformi lungo tutta la spiaggia. In questo caso le onde si inarcano prima di frangere contemporaneamente lungo tutta la baia.
GROUNDSWELL: Lungo le coste oceaniche le basse pressioni nascono a migliaia di chilometri dalla costa, le tempeste al largo generano onde che coprono grandi distanze prima di raggiungere terra. Le condizioni di vento lungo la costa non hanno quasi niente a che fare con i sistemi meteorologici che generano le mareggiate. Questo genere di situazione viene comunemente chiamata Groundswell.
WINDSWELL: In un mare di dimensioni ridotte invece le mareggiate non hanno abbastanza spazio per allontanarsi dalle tempeste di origine. In questo caso i surfisti si affidano ad eventi metereologici che passano dritto sulle loro teste. Surfano nel centro stesso della tempesta. Le onde in questi casi non arrivano da mareggiate lontane ma sono onde di vento, generate poco lontano. Appena il sistema depressionario è passato, il vento gira da terra e pulisce le onde per un po’ finché non le appiattisce del tutto.Paragonando queste condizioni a quelle oceaniche ci accorgiamo che in un sistema come questo con spazi e tempi molto ravvicinati, la variabilità di condizioni è molto grande. Per prevedere con successo le condizioni di surf “nel fetch” serve una precisa conoscenza della costa e degli schemi metereologici locali.

ONDE POTENTI – ONDE FIACCHE
Perché le onde che vengono da lontano sono più potenti di quelle generate da una mareggiata vicina alla costa? Per capire questo dilemma del surf dobbiamo considerare due cose. Prima di tutto, una mareggiata che viene da lontano contiene solo onde a lunghezza d’onda lunga mentre un moto ondoso prodotto da vento locale ne contiene tantissime a corta lunghezza d’onda. Bisogna anche capire che le onde (di acqua) sono dispersive, in altre parole maggiore è la lunghezza d’onda, maggiore é la velocità. Ne segue che, onde pulite e lunghe si muovono più velocemente, sono più spesse e generalmente rompono con maggior forza. Le onde prodotte da vento locale sono invece più lente e rompono con minor forza. Se poi surfi quando il vento è ancora da mare, le onde tenderanno ad accavallarsi e a rompere in acque più profonde. In questo caso sono meno ripide di quelle generate da una mareggiata pulita che viene da lontano ed incontra vento da terra. Surfare dentro il fetch, cioè con vento attivo è un mondo completamente diverso. I surfisti qui hanno a che fare con un set di parametri completamente diversi da quelli che si hanno sull’oceano. Il modo in cui rompono le onde è diverso e, per avere buone condizioni molti fattori devono coincidere. Tutto si muove più velocemente e devi essere al posto giusto nel momento giusto per goderti qualche ora di buon surf. Le condizioni di surf dentro il fetch sono molto più difficili da predire rispetto alle mareggiate che vengono da lontano, serve conoscenza locale, esperienza, istinto e un po’ di fortuna.
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Messaggioda Inghi » lun nov 12, 2007 10:07 am

Non credo serva altro.
Comunque il mili ha già esaurientemente risposto.
Aggiungerei solo che molto probabilmente Catania potrebbe godere di ottime onde generate da correnti sciroccali (sud-est) indotte da un minimo barico (depressione) che solitamente si crea nel golfo della Sirte; naturalmente servono altre condizioni meteorologiche (come altre depressioni in spostamento, saccature ecc..) che non sto qui a elencare.
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Messaggioda Ally » lun nov 12, 2007 12:13 pm

onde? perchè in italia fa onda?
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"Non tutte le onde escono col tubo..."
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