avrei dovuto essere la tra 20 giorni

Chiacchiere, sfoghi, i grandi temi della vita (tipo: Surf, surf, e ancora surf...)

avrei dovuto essere la tra 20 giorni

Messaggioda vagabondo » mar dic 28, 2004 12:19 pm

GALLE (SRI LANKA), 28 DIC - E' un incrocio tra un gigantesco ingorgo e uno spaventoso esodo biblico. Con centinaia di uomini tra veicoli e biciclette che si aggirano come se nulla fosse tra i cadaveri di donne e bambini, restituiti dall' acqua o sepolti sotto cumuli di macerie e fango. Galle oggi e' cosi'. Quella che fino a ieri era una delle perle del Sud dello Sri Lanka, meta di centinaia di migliaia di turisti ogni anno, oggi e' un ammasso di macerie, da cui proviene un odore di nafta mischiato a quello di corpi in decomposizione. E non aiuta a migliorare la situazione la cappa di umidita' che ristagna sulla citta', quasi che qualcuno non volesse far andare via l'incubo. Sul lungomare di Galle non c'e' piu' una costruzione in piedi: il mare si e' preso prima i chioschi dei venditori ambulanti e i negozietti sulla spiaggia e li ha sventrati. Poi e' andato oltre, accanendosi su case e baracche. Ora sono rimasti solo mattoni, fango, resti di muri, stracci di mille colori, frammenti di porte e finestre e mercanzia dei negozi. Un souk inverosimile. La stazione dei bus, alle spalle della piazza centrale e a circa 200 metri dalla spiaggia, e' stata investita in pieno dall' onda di maremoto. I bus sono volati sulle auto, che sono volate sugli altri bus, formando un ammasso scomposto di lamiere a 100 metri di distanza dal punto in cui l'onda aveva urtato i mezzi. Alcuni, invece, sono stati letteralmente scagliati contro i palazzi, e si sono fermati dove hanno potuto: contro le finestre dei primi piani o i negozi al pianoterra. Al posto di mobilio e indumenti. E l'inferno non cambia se ci si sposta a Unawatuna, cinque chilometri a Est di Galle, o Hikkaduwa, 18 chilometri in direzione Colombo. Del ristorante 'New Milano', sulla spiaggia di Unawatuna, resta solo l'insegna e l'arcata in cemento armato che la sorregge. E quella che era la flotta dei pescherecci di Galle e' stata ammassata dall' onda sul lungomare, in un intreccio di reti e colori. In realta' e' tutta la costa Sud ad essere diventata un palcoscenico di morte. Basta solo avvicinarsi al mare per rendersene conto: fino ad un chilometro dalla costa sembra non essere successo nulla; poi inizia l'incubo, prima solo accennato dal fango nei poveri giardini e infine, a 300 metri dal mare, evidente nella sua brutalita'. La gente pero' sembra quasi non tenerne conto: cammina per le strade lentamente. Rovista tra le macerie per cercare qualcosa di utile. Qualcuno ogni tanto scava: ma ci si muove seguendo la puzza, non la logica. I cadaveri rimangono in strada a decine, a volte coperti alla meno peggio e a volte neanche quello. Molti sono bambini, le loro manine escono fuori dagli stracci che qualcuno gli ha gettato addosso. La gente guarda e tira dritto. Non c'e' neanche il minimo tentativo di organizzare una macchina dei soccorsi ed e' impossibile sapere il numero dei morti, diverse migliaia, sicuramente in tutta la zona, a Galle; e in realta' nessuno sembra interessato veramente a saperlo. Polizia, esercito, marina e aeronautica si limitano a sorvegliare con navi, elicotteri e soldati. Ma non si sa bene cosa. Non c'e' una ruspa, non c'e' un'autogru, non c'e' una squadra di recupero per i corpi. Ogni tanto passa un camion, ne prende qualcuno e lo porta fuori citta' per bruciarlo: il rischio di epidemie non e' cosi' remoto, e viste le condizioni sanitarie della zona non c'e' da scherzare. Le autorita' locali cercano in qualche modo di venire a capo del disastro, ma e' solo l'iniziativa degli abitanti del luogo che in qualche modo cerca di far ripartire la vita. Chi e' sopravvissuto pero' accoglie con una sorta di fatalismo quel che gli e' capitato, cercando di sorridere e continuare a vivere, nonostante i morti nelle strade. A due chilometri da Hikkaduwa, e' deragliato due giorni fa un treno. C'erano a bordo tra 500 e mille persone: il numero esatto nessuno lo sa. Sono ancora li', sepolte nella scatola di ferro, in mezzo ad una gigantesca, surreale confusione. Tra i clacson che non smettono mai di suonare.
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Messaggioda lloll » mer dic 29, 2004 12:37 pm

di chi è l'articolo?
lloll
 
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Messaggioda vagabondo » mer dic 29, 2004 1:51 pm

[quote="lloll"]di chi è l'articolo?[/quote]
preso direttamente sul sito dell'Ansa, ma ora mi sa' che non e' piu' rintracciabile (troppi articoli....)
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da repubblica

Messaggioda lloll » mer dic 29, 2004 3:24 pm

da repubblica:



La comitiva rientrata a Fiumicino da Ikkadua nello Sri Lanka
"Ma poi i cingalesi ci hanno nutrito, non dimentichiamoli"
Turisti romani salvi grazie al surf
"Per un'ora su onde di sei metri"

Turisti italiani al loro rientro
a Fiumicino

ROMA - Il surf è la loro sconfinata passione, ma non immaginavano che un giorno avrebbe salvato loro la vita. E' stato grazie all'abilità nel domare il mare con una tavola ai piedi che un gruppo di turisti romani, di professione bagnini sul litorale di Ostia, è riuscito infatti a sopravvivere allo tsunami. "E' stato mostruoso - ha raccontato uno di loro, Marco Tartaglia - eravamo sul surf quando si è alzato il mare di 6 metri. Sono riuscito a salvare un cingalese che stava annaspando a nuoto e che stava tirando giù anche a me, e poco dopo ho ritrovato anche la mia ragazza. Ci siamo salvati cavalcando le onde, rimanendo a largo quasi per un'ora finché il mare non si è ritirato".

La piccola comitiva ha fatto ritorno oggi all'aeroporto di Fiumicino con un volo della protezione civile da Ikkadua, nello Sri Lanka, dove si era recata per passare qualche giorno di vacanza. "Quando siamo tornati a riva - hanno raccontato alla folla di cronisti che li aspettava nello scalo romano - a terra era la distruzione totale: non si può descrivere la scena del treno rovesciato dal maremoto, morti dappertutto. Era il giorno di mercato: l'onda ha spazzato via persone e cose".

Eppure, malgrado tanta disperazione e distruzione, la gente dello Sri Lanka ha dato una grande lezione di generosità e dignità. "Il popolo cingalese, che ha meno di noi - hanno ricordato i surfisti - ha compiuto gesti incredibili per noi: ci ha aiutato dandoci cibo, ospitalità in collina. Non dimentichiamoli, dobbiamo aiutarli".

Un sentimento di gratitudine condiviso dagli altri italiani rientrati oggi a Fiumicino. "Aiutiamo i cingalesi - ha ribadito un altro superstite, Roberto Ferrante, di Roma - sono un popolo stupendo, ci hanno aiutato in tanti modi nonostante la tragedia che li ha colpiti".
(29 dicembre 2004)
lloll
 
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Arugam Bay

Messaggioda Emi.m » mer dic 29, 2004 6:11 pm

Ho saputo da un amico singalese il quale vive a milano che Mambo, Kitsiri, Ciril e gli Hikkadwa boyz si sono salvati. Pare che a wewala i danni siano stati minori rispetto ad Hikkadwa town, dove il mare è arrivato fino al sunday market. Purtroppo le notizie che ci arrivano dalla costa est e sud est, sono praticamente nulle. Non si sa niente di Arugam Bay e di tutta la costa che da Galle arriva fino allo Yala park. Neppure di Jafna si sa molto. Purtroppo l'enorme tragedia ha distrutto intere popolazioni, copletamente indifese di fronte ad un disastro non annunciato. la situazione è destinata a degenerare per via delle epidemie e pare che gli aiuti si muovano lentissimamente. Per ora sono presenti nello Sri Lanka quelli di MEDICI SENZA FRONTIRE. Il loro sito è www.medicisenzafrontiere.it
vi prego di farmi avere notizie relative alla costa est.
surfnews
Emi.m
 
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