Cia a tutti! Solo per dare un piccolo contributo pseudo-scientifico (
) semplificato:
Stiamo parlando di onde generate del vento (onde di oscillazione cosiddette): il vento soffia lungo un tratto di mare (fetch) e trasmette la sua energia al mare creando le onde (moti oscillatori). La quantità di energia che può trasmettere alle onde dipende dall’intensità del vento, dalla durata del vento e dalla lunghezza del fetch. Ora è abbastanza intuitivo capire che più il vento soffia forte e più per lungo tempo e maggiore sarà l’energia data al mare (in soldoni maggiore l’altezza dell’onda e periodo), meno intuitivo è lunghezza del fetch. Più il fetch è lungo e più le onde che usciranno dal fetch avranno “assorbito” tutta l’energia che possono da quella determinata perturbazione (cioè vento). Ovviamente c’è un limite di lunghezza del fetch oltre il quale, anche allungandolo, non c’è più trasmissione di energia (è stata tutta trasmessa). All’interno dei nostri mari, con le perturbazioni che si verificano, è di circa 500 km. Le onde che si generano all’interno del fetch sono “onde di mare vivo”: incasinate, senza una direzione ben precisa e con poca energia; questo perché siamo all’interno della fase di “generazione” delle onde. Quando tutta l’energia è trasmessa abbiamo il “mare completamente sviluppato”, che sono le onde che piacciono a noi: con una bella forma, con una direzione ben precisa (o quantomeno prevalente) e con un buon periodo (più il periodo è lungo e più le onde hanno energia; le onde di mare vivo hanno periodi bassi). Ora può capitare che arrivino onde in assenza di vento: queste sono le cosiddette “onde di mare morto” o swell: sono onde che si sono formate, con lo stesso procedimento di sopra, ma in regioni lontane (non pensate al nostro mar mediterraneo che è “chiuso” e piccolo ma pensate all’estensione degli oceani!). Le nostre swell le possiamo benissimo associare a quelle onde completamente formate che lasciano il fetch e con la perturbazione che si esaurisce..insomma quelle che noi chiamiamo di “scaduta” tanto per intenderci.
Per le onde che arrivano sottocosta ci sono altri meccanismi. Mettiamoci nelle condizioni che abbiamo onde formate al largo che escono dal fetch e il vento che muore (o quantomeno non ci siano altri venti sottocosta): mano a mano che le onde si propagano verso riva avvengono dei fenomeni fisici che condizionano l’evoluzione in termini di altezza d’onda e direzione e che dipendono direttamente dalla morfologia del fondale (fenomeni di rifrazione, shoaling, frangimento, diffrazione, attrito sul fondo). In sostanza l’onda “sente” il fondale e fa si che durante la sua propagazione verso riva ci siano dei fenomeni “dissipativi” che ne modificano la direzione, l’altezza d’onda, etc.; tra i più evidenti c’è la rifrazione: il fronte d’onda viaggiando verso riva tende a mettersi ortogonale alle batimetriche, facendo curvare il fronte d’onda e diminuendo l’altezza d’onda stessa. Quando ci troviamo in acqua bassa, mano a mano che i fondali decrescono, l’onda aumenta la sua altezza (questo è lo shoaling): questo aumento è evidente in bassi fondali e si esaurisce col frangimento dell’onda che tutti noi conosciamo.
Considerate comunque che in ogni caso che l’altezza d’onda al largo (misurata da boa o calcolata in funzione di vento e fetch) è quasi sempre maggiore di quella a riva. Facendo un esempio “a cazzo di cane” se ad esempio a largo (fondali tipo 80 m) ci sono 6 m d’onda (parlo dei nostri mari, delle nostre coste e delle nostre perturbazioni) verso riva (tipo -20 m) si arriverà tipo a 4 m d’onda…a seconda della costa e dei fondali, della direzione del moto ondoso e della costa, nella nostra line up dove ci posizioniamo, quei 4 m d’onda possono arrivare a 2 m o magari anche molto molto meno perché ci sono delle secche fuori che fanno frangere prima le onde più alte.
Per quanto riguarda siti di previsione come il Lamma, credo che utilizzino principalmente dati di vento e da questi tirino fuori il valore di l’altezza d’onda. Detto così sembra banale ma non lo è visto che hanno sviluppato un modello matematico con le linee di costa di tutto il mediterraneo. Immaginate comunque che tutte le formulazioni matematiche che ci sono dietro sono molto recenti: la prima che definisce la relazione tra l’altezza d’onda e il vento risale alla seconda guerra mondiale ed è stata sviluppata per pianificare lo sbarco in Normandia. In Italia abbiamo ondametri che misurano le onde a largo (le cosiddette “misure dirette” fatte dalle boe RON “rete onda metrica nazionale” ma non so quante di queste siano ancora funzionanti; le misure di onde ricavate dal vento si chiamano “indirette”) ma non penso che siti come Lamma o meteo.it le utilizzino dato che fanno previsioni fino a 5 giorni.
Scusate se mi sono dilungato (è un argomento a me caro per deformazione professionale
), spero di essere stato un poco utile a qualcuno a capire ancora meglio da dove nasce quella “cosa” che una volta sopra ci fa godere come dei maiali.