Ciao a tutti. Siccome nella discussione sul turtle roll ho accennato alle condizioni che io definisco "grandi", mi e' venuto di aprire questa discussione.
Invece delle solite domande, raccontiamo dei nostri barbarian days! (si fa per dire..)
Inizio io.
Giornate pessime ne ho accumulato a decine, e molte sono anche quelle del tutto inutili e pericolose (per la mia vita) che ho affrontato stupidamente.
Ma mi e' capitato due volte di essermi VERAMENTE pentito di essere in acqua, ed entrambe le volte per colpa di un amico che mi ha convinto. A ripensarci ora, al nostro livello e a quelle mareggiate, veramente non capisco neanche perche' fossi andato la.
In ogni caso, questa volta che racconto era febbrario del 2015, credo. Stavo recuperando da una operazione chirurgica ed ero alle prime esperienze in acqua dopo mesi di fermo.
Non ricordo bene ma probabilmente c'era un ciclone da qualche parte nel Pacifico, perche' le onde -per me e per tantissimi surfisti ricreativi- erano nel reame del "troppo" (oltre i due metri con set assassini veramente enormi).
Eravamo ad un famoso Point della Gold Coast ed il mare pompava. Solo che nelle settimane prima eravamo riusciti ad uscire -col longboard- nello stesso posto con onde granducce, sfruttando la foce del fiume. Ed il mio amico insisteva che ce la potevamo fare anche quella volta, indicando le pause tra i set.
Ancora mi chiedo perche' mi son lasciato convincere. Fatto sta che ci abbiamo provato.
Volevamo fare piu' strada possibile a piedi (in acqua intendo - e' un posto particolare, poi c'e' da contare le maree eccetera; non mi dilungo ma capite che se suona strano e' perche' l'oceano e' un posto strano) ma quando l'acqua ci e' arrivata alle ginocchia la corrente era troppo forte e chiaramente non eravamo in grado di avvicinarci al breaking point come volevamo. Ci trovavamo praticamente in un fiume e dopo neanche un minuto di lotta abbiamo dovuto arrenderci e sdraiarci sulle tavole. La corrente ci ha portato subito via di traverso ed il piano del mio amico e' svanito nel nulla.
Ci siamo ritrovati e remare per non essere riportati indietro alla spiaggia, senza fare nessun progresso e muovendoci di lato verso nord. Dopo non so quanto e' arrivato il set assassino. Noi eravamo ben lontani dal breaking point ma la valanga di schiuma era comunque enorme. Una. Travolti. Riemersi a respirare. Due. Travolti, capottati, centrifugati. Riemersi a respirare. Tre. Frullati. Riemersi. Quattro, schiaffi e pugni. Riemersi..
La quinta o la sesta era la piu' grande di tutti.
Ricordo che eravamo in piedi in un metro d'acqua, a 5m mentri di distanza l'uno dall'altro, le tavole in mano, abbiamo visto il mostro e ci siamo guardati negli occhi senza dire niente. Chiaramente era l'ultima che avremmo potuto sopportare.
E poi e successa una cosa incredibile.
Il mostro mi ha frullato ma non piu' delle altre, sono riemerso subito ed ho visto l'oceano piatto, senza crespe in arrivo. In preda credo alla pazzia mi son messo a remare come un disperato e con le ultime forze sono riuscito ad uscire senza ulteriori drammi.
Ed e' stato allora che mi sono VERAMENTE pentito di averlo fatto.
L'oceano ha ripreso a pompare appena arrivato e mi son ritrovato solo con un deficiente con un longboard del cappero e senza avere minimamente le capacita' per surfare quei mostri, spesso tubanti. Ed ero gia' stanco.
Del mio amico non c'era traccia e l'ho avvistato molto dopo camminare in spiaggia verso il parcheggio.
Ovviamente c'erano altri in acqua. Non tanti, ma australiani con la meta' dei miei anni, infinitamente piu' bravi e con le palle quadrate che al contratrio di me sapevano cosa stavano facendo.
Ricordo il terrore nel rendermi conto che per tornare in spiaggia avrei dovuto prendere un'onda e rischiare di affogare.
Sono stato in acqua piu' di un'ora, passata a schivare onde assassine, togliermi di mezzo, e tentare di capire come tornare a riva. E bestemmiare contro il mio amico e me stesso.
Alla fine decisi di remare come un disperato, non per prendere un'onda ma per inseguirla da dietro. Si e' rotta davanti a me ed ho remato ancora piu' forte. Per la successiva avevo superato il breaking point, e la valanga di schiuma che mi ha raggiunto mi ha dato un calcio in *ulo che mi ha spedito sino a riva. Sdraiato, aggrappato alla tavola e terrorizzato come un deficiente.
Da quel giorno ho imparato che il surf per me e' divertimento e che non devo dimostrare niente a nessuno. Se dal parcheggio non mi sento a mio agio allora lascio perdere. In acqua voglio passare il tempo a godermela, non a preoccuparmi.
Quell'amico si e' poi rivelato essere effettivamente un idiota. Uno che ha bisogno di essere al centro dell'attenzione a raccontare avventure in cui la verita' e' un optional.
Ancora mi fa rabbia pensarci.
La cosa positiva e' aver visto cosa vuol dire essere in acqua con quelle condizioni. Non mi sono fatto niente e ringrazio.
A voi!