Esce a settembre Dark Shades of Blue, il nuovo album di Xavier Rudd, l’eclettico surfista cantautore australiano, che abbiamo avuto l’onore di ascoltare nel videomagazine dell’anno scorso.
Il nuovo disco uscirà il 5 settembre e trae ispirazione dalla natura meravigliosa e dalle tradizioni nelle quali è cresciuto questo talento musicale.
Il biondissimo 30enne che passa con nonchalance dalla chitarra al surf, dal didgeridoo (strumento a fiato degli aborigeni australiani) alle manifestazioni in favore degli aborigeni, è stato in Italia per tre one man show impedibili nei giorni scorsi: il 24 luglio ad Arezzo (Parco Fortezza) e il 27 a Roma (Roma Rock Festival) dove ha aperto i concerti di Ben Harper, mentre domenica 27 si è esibito a Osnago (Festa di Liberazione).
Questa che segue è una breve intervista di Cristina Marinoni tratta dal Blog di Panorama.
Si divide tra musica e surf: la tavola l’ha ispirata molto per le canzoni?
“Parecchio. Ho trascorso tutta la vita a pochi passi dalla spiaggia: era inevitabile per me trarre spunto dalla natura e dal mare. Ma è soprattutto dalle ore a cavallo delle onde che nascono i pezzi; poi torno a riva e butto giù le idee. In Nuova Zelanda con Jack Johnson ho composto Traffic In The Sky. Anche quando scivolo sullo snowboard la mente si libera: in Canada ho scritto The Mother dopo una discesa spericolata”.
E la sua passione per la musica a quando risale?
“Mio padre ha sempre ascoltato i cantautori, è un grande fan di Neil Young e Paul Simon e, quando avevo dieci anni, mi ha portato al mio primo concerto: una tappa dello strepitoso Graceland Tour di Paul Simon. Sono stato folgorato dalla forza del ritmo e ho deciso di prendere in mano la chitarra; poi mi sono cimentato con le percussioni e con alcuni strumenti autoctoni come il didgeridoo: ora mi accompagnano tutti sul palco”.
Lei si batte anche per i diritti degli aborigeni australiani…
“Mio padre è aborigeno, mia madre è metà irlandese e metà olandese: la cultura aborigena er il mondo intero è un regalo immenso, purtroppo non abbastanza celebrato. Sono molto legato alla mia terra e alla natura, sono cresciuto in mezzo al verde: da piccolo contemplavo ciò che avevo intorno e lasciavo libero il cuore. Lo faccio ancora e continuo ad abitare tra gli alberi e cerco di difendere i diritti delle popolazioni indigene perché la loro è una cultura antica e mi ritrovo in loro: come me, credono in madre natura, nel suo spirito creatore e affondanole radici nelle tradizioni ancestrali”.
Qual è il messaggio del nuovo Cd?
“Dark Shades of Blue è più cupo rispetto ai lavori precedenti, più heavy, sia nei testi sia nelle sonorità. Eppure, di fondo, rimane la positività che mi contraddistingue, che sprigiona il sole. Il disco è un diario di bordo, perché l a vita che affronto giorno per giorno è un viaggio. Spero che le tracce possano diventare la colonna sonora di qualcun altro: sarebbe un grande onore. Nelle canzoni benedico il magnifico tempo che viviamo in questo mondo. Un mondo splendido che stiamo mandando al macero”.
Ha lavorato alla colonna sonora del film Surfer Dude: ha incontrato Matthew McConaughey, il protagonista?
“Sì anche lui è un surfista e mi ha proposto di dare il mio contributo dopo avermi ascoltato dal vivo alle Hawaii. È un tipo simpatico, molto alla mano”.
E Jack Johnson e Ben Harper con i quali ha condiviso il palco?
“Jack è straordinario: umile, gentile e riflessivo. Ben, per ora, l’ho soltanto salutato in qualche occasione: finalmente in questi giorni riusciremo a parlare di slide guitar e surf!”.
Ha già suonato in Italia?
“L’anno scorso, a Milano e Roma, ed è un piacere tornare: è il Paese del sole e siete calorosi e disponibili come nessun altro. Ho ricevuto così tanti inviti per cene e festei che, se li avessi accettati tutti, sarei dovuto fermarmi due mesi…”.
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