Leonardo Fioravanti ha confermato la sua presenza alla prima tappa WSL a Snapper Rocks, a poche ore dall’inizio del campionato ne abbiamo approfittato per fare due chiacchiere con lui nelle quali si è messo a nudo e ci ha svelato alcune cosette interessanti.
Il recente infortunio alla spalla durante il QS a Newcastle ha fatto preoccupare seriamente i fans di Leo, mettendo in dubbio la sua partecipazione alla prima tappa del Tour a Snapper Rock in procinto di partire.
Il suo nome però è comparso sul tabellone di gara alla heat 8 del primo round già da qualche giorno, e poche ore fa al telefono ci ha assicurato che sarà presente a Snapper: ” Oggi ho surfato, la spalla va bene, non al 100% però ci sono!”
Leo è al suo secondo debutto nel Tour d’elite mondiale, è passato più di un anno dalla sua prima esperienza e ne abbiamo approfittato per fare con lui il punto della situazione in questa intervista esclusiva. Quello che è emerso è che l’alfiere del surf italiano ha fatto tesoro del passato ed è maggiormente consapevole dei propri mezzi, e dei sacrifici necessari fatti per metterli a frutto. Il profilo di un ragazzo di 20 anni che aldilà del sorriso e dell’aria guascona, ha dovuto rimettersi in gioco e ricostruirsi per potersi riproporre sul palcoscenico più importante del surf competitivo a livello mondiale.
Leonardo Fioravanti è un personaggio a tutto tondo, al quale le battute d’arresto subite nel 2017 hanno permesso di maturare ed evolversi, per guardare positivamente ai prossimi 10 anni e potersi voltare indietro senza rimpianti, come ha fatto fino ad ora.
Siete pronti a sostenerlo?
Il tuo primo anno nel Tour purtroppo non si è concluso come sperato. Vederti uscire dalla WSL per i tuoi sostenitori è stato uno shock. Ripensandoci a mente fredda, cosa non ha funzionato? Inesperienza, strategia, altro?
Il primo anno per me è stato piuttosto difficile. Certo, mi aspettavo di fare meglio, ma è stata anche una stagione che mi ha permesso di imparare tantissimo e fare tanta esperienza. È stato difficile perché crescendo durante la mia carriera, ho sempre raccolto più vittorie che sconfitte. Sono arrivato nel circuito dopo un anno nel QS durante il quale mi sono qualificato facilmente, e invece nelle prime quattro tappe della WSL sono sempre uscito subito. Lo shock quindi è stato di dover imparare a perdere, e che questa sarebbe stata la realtà tra i grandi. All’inizio dell’anno ero stressato dalla troppa voglia di fare vedere al mondo che meritavo di stare nella WSL. Alla fine però, guardando ai risultati, non mi sono ri-qualificato per una questione di una o due heat e ripensandoci ci sono state tantissime batterie dove ho perso di pochissimo, e che invece probabilmente avrei dovuto passare. Ora però questo è il passato, e quello che so è che durante il 2017 ho imparato talmente tanto che sono sicuro di essere pronto a cominciare la nuova stagione.
L’infortunio alla spalla ha costretto Leo a sospendere la sua gara al QS di Newcastle
poche settimane fa.
Forte della precedente esperienza nella WSL e dopo esserti fatto un altro anno nel QS, come pensi di affrontare questo nuovo anno nel Tour? Con quale spirito, quale mentalità e quali strategie?
Mi sento pronto e con molta più esperienza. Ho già assaggiato il circuito e so che posso dimostrare di essere al livello dei migliori. Ho lavorato molto nell’ultimo anno e mezzo con il mio nuovo allenatore Richard Dog Marsch soprattutto a livello di preparazione atletica e tecnica. Il circuito WQS era importantissimo, ma la concentrazione è stata posta sugli aspetti che potevo migliorare stando sulla tavola: come migliorare il tipo di manovra o altri elementi tecnici che possono fare la differenza in gara. Il risultato della scorsa stagione è stato quindi una combo di maggior forza fisica, lavoro sulla tavola e ampliamento del bagaglio di manovre, tutti elementi che sono sicuro quest’anno faranno la differenza.
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Leo in Gold Coast durante i WSL Awards qualche sera fa…
L’anno scorso ci hai tenuto col fiato sospeso fino all’ultimo… C’è stato un momento in cui hai pensato “Ok, quest’anno non ce la faccio a riqualificarmi”?
Sinceramente, i primi sei mesi dell’anno non avevo il cruccio di riqualificarmi. Con Dog eravamo concentrati a migliorare il surf e la forza fisica, non necessariamente a focalizzarsi su ogni heat e ogni WQS. È stato un anno durante il quale ho imparato tantissimo e ho ritrovato la voglia di gareggiare. Dopo il 2017 ero un po’ giù, molto deluso di me stesso. È stato difficile ripartire subito e carico al 100%. Ci sono stati momenti in cui ero carichissimo, come le prime tappe in Australia. In Sud Africa stavo un po’ giù, in Giappone anche. Sono arrivato però al QS 10.000 in Portogallo che avevo voglia di qualificarmi. Sapevo già di avere un risultato positivo a disposizione grazie alle vittoria in Martinica e quindi sono arrivato in Portogallo dicendomi che Ribeira D’Ilhas era un’onda sulla quale sapevo di poter vincere, e con un bel risultato a Ericeria sarei arrivato alle Hawaii con una chance. Il Portogallo è stato quindi fondamentale: senza quel quarto di finale, alle Hawaii sarebbe stato difficilissimo se non impossibile riqualificarmi. In Portogallo ho messo tutto on the line, e siamo arrivati alle Hawaii con una possibilità. È stato incredibile, bellissimo.
La TOP 10 WSL sembra una questione chiusa tra americani/hawaiani, brasiliani e australiani nel giocarsi le posizioni di vertice. Per l’Europa, solo Jeremy Flores a tenere alta la bandiera per più stagioni consecutive. Tutto questo nonostante le nazioni atlantiche abbiano ormai 40 anni di storia di surf alle spalle e sempre più strutture e praticanti. Cosa manca (se manca qualcosa) per colmare il gap?
Quest’anno per me l’obiettivo è finire in TOP 10. Ne ho già parlato con il mio coach, è un obiettivo sul quale sono concentrato e che so di poter raggiungere. Certo non sarà affatto facile, la TOP 10 al mondo è difficilissima. Non vedo però l’ora di cominciare quest’anno perché mi sento carico e pronto. Cosa manca per gli europei? Sicuramente ci sono più americani, più australiani, più brasiliani… Io però quest’anno mi sento pronto a entrare e rimanere tra i TOP 10.
Nel Tour ci sono anche amici con cui sei cresciuto surfisticamente, c’è rivalità o competizione tra di voi? Che rapporto avete in gara?
Nel Tour sono cresciuto con Mickey Wright e Kanoa (Igarashi ndr). Sono due dei miei migliori amici, siamo cresciuti assieme, la rivalità ci sta, tra me e Kanoa ci sarà sempre. È però anche grazie a me che lui va così forte ed è grazie a lui che posso partecipare al Tour, perché ci siamo sempre spinti più che con qualsiasi altro surfista al mondo. Anche se siamo amici la competizione tra noi ci ha sempre spinto ogni giorno e in ogni surfata, dalle onde piccole a quelle più grandi.
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A proposito di questo, abbiamo assistito quest’anno a più di un incontro tra te e Igarashi, e lui sembra non averti concesso niente, nemmeno quando avrebbe potuto e tu probabilmente ne avresti avuto più bisogno. E’ stato stressante affrontare momenti per te importanti e dover competere con un amico di lunga data? E’ vero che vi “ammazzate” anche per una partita a freccette?
Durante la heat in Portogallo ci volevamo ammazzare in acqua. Eravamo vicini alla finale e alla possibilità di vincere un WQS 10.000, quindi posso capire che fosse concentrato e non mi abbia ceduto niente. In quell’ultima heat a Sunset invece, non sono entrato in acqua pensando mi potesse lasciare qualcosa. Però ho visto veramente che è una persona super competitiva: anche se quella per me è stata una delle batterie più importanti della mia carriera, visto che grazie a quella heat ho potuto riqualificarmi al Tour, quando l’ho battuto è tornato a casa super arrabbiato. Io credo che al suo posto, visto che in quel momento era in TOP 10 WSL e primo nel WQS di non so quanti punti, avrei mollato molto di più. Però è fatto così, ed è anche per questo che è uno dei surfisti più forti al mondo e che ogni giorno mi spinge ad andare oltre.
Manca poco alle Olimpiadi, qual è la tua programmazione in termini di partecipazione alle gare che hai in mente di fare per qualificarti?
Per me quest’anno sarà fondamentale per qualificarmi, e finendo in TOP 10, anche TOP 15, la qualificazione sarà cosa certa. Sicuramente farò i mondiali ISA in Giappone a Settembre, per avere una doppia chance di qualificarmi. Il circuito come priorità quindi, e a seguire gli ISA.
L’intervista integrale sarà pubblicata sul nuovo numero di Damp Magazine Spring Summer 2019. Stay tuned!
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