A volte sono in spiaggia, chiudo gli occhi e immagino che intorno a me non esiste più nulla al di là degli elementi. Si proprio così, un mondo tutto mio fatto di sola aria, acqua e sabbia in cui tutto si fonde e diventa un’unica materia indispensabile per continuare a vivere cercando in qualche modo di assorbirlo dalla memoria per non dimenticare. Spear diceva che il contenuto della memoria dipende dalla velocità dell’oblio. Può essere ma in effetti tutto può essere. Può essere anche che il sottoscritto si sia trovato per caso in una spiaggia del Sud in compagnia di 3 surfisti e per caso siano usciti degli scatti che li propongono, che in qualche modo li emozionano, che in qualche modo mi emozionano. Ma cominciamo dall’inizio.
Giorno 27 febbraio ore 07.30:
La maggior parte dei surfisti non sono in acqua. Ma dove saranno? Le onde sono splendide e un teso vento da terra perfeziona il tutto. E allora? Beh allora ricordo che i surfisti del posto sono dei local di un secret. Ah ecco sono al secret. Ah beh ecco. Dunque spiegato l’arcano? No per niente. Occorre dire che si sta parlando di local e di secret. Massima riservatezza per uno spot che conoscono tutti. Ma non era un secret? Si però cosa volete che vi dica. Volete che vi dica che non possono essere nemmeno scattate foto, girati video? Volete che vi dica che tutti ci vanno ma nessuno conosce la strada? Io questo non lo so.
Ore 12 in punto:
Già ho scattato una 50 di foto in una spiaggia. Arrivano Domenico, Alessandro, Francesco. I ragazzi che non hanno un passato lunghissimo e un bagaglio amplio di surf alle spalle ma questi anni li hanno formati. I freddi venti gelidi, le onde sempre diverse e da rincorrere ad orari d’alzabandiera e le lunghe piatte hanno fatto di loro dei surfisti.
Ora le onde non sono niente male e i ragazzi corrono verso una line up libera, senza sguardi o paroline insane ma soprattutto senza local. Un treppiede da sopra la spiaggia li guarda e immortala per sempre le loro manovre e i loro modi di concepire le onde. Nella vita c’è chi ama fare l’amore, chi sesso, chi cose strane, chi invece proprio niente e va beh quello è un bel problema. Così sono questi ragazzi e oggi addirittura io dalla spiaggia sento un’odore diverso. C’è un bel clima, i ragazzi si divertono, scherzano e non si sentono urlare precedenze. Che bello questo surfing. Questo è soul surfing mica roba da poco!
I local invece continuano a surfare in un secret che al dire il vero non so nemmeno di cosa si tratta. Ma meglio così ora loro hanno il loro secret e i ragazzi la loro spiaggia. A ognuno il suo con il dovuto rispetto…
Ore 15.30:
Un sole a tratti mi sta scaldando l’anima e i ragazzi provano qualche manovra, Stanno in acqua. Si divertono. Stanno surfando.
Un amico mi disse una volta che le voci corrono e non sono mai stanche. Aveva ragione. All’improvviso in acqua arrivano i “local”. La scena cambia, cambia anche un po’ il surf. Ovviamente più persone e precedenze da rispettare. Ora mi chiedo chi saranno mai i local? Io penso che nessuno è un local. Siamo tutti uomini di un mondo globale che non ci appartiene ma che ci è permesso di visitare.
L’uomo fa la differenza quando attua il rispetto. Ecco chi è il vero local. Ecco chi è il vero visitatore.
Penso a quando ho iniziato con il surf e le foto. Ho sempre rispettato chiunque voleva proteggere un posto dall’affollamento. Perché a volte davvero ti ritrovi a surfare dove sei cresciuto con persone diverse e non del posto in un lip ridotto. Forse i visitatori dovrebbero rendersi conto che non possono uscire in 50 tutti insieme. Del resto di sicuro un secret non si scopre per caso. Niente è per caso. A casa delle persone sei sempre invitato e quindi io non mi lamenterei per non diventare una mamma coccodrillo.
La mia politica è stata sempre quella di non rivelare i nomi dei posti in cui son stato. Ed è giusto. Lo penso davvero. Mai una foto a sproposito, una didascalia. Non so nemmeno più quante foto posseggo di spiaggie magari mai mostrate. Perché sé questo è considerato rispetto allora io rispetto chi rispetta anche magari a favore di una politica di chiusura. Dunque ora ritengo spropositate alcune telefonate, mezze parole, frasine inutili. Piuttosto io parlerei con chi venendo da fuori non ha rispettato noi tutti. Non c’è niente da fare finiamo sempre sullo stesso discorso del rispetto reciproco.
Ore 17.00:
I ragazzi escono dall’acqua con un sorriso. Hanno surfato, si sono divertiti in una spiaggia comune. Il loro ego ha chiamato persone dai secret. Hanno surfato poi tutti insieme in una spiaggia comune. O in un nuovo secret? No per favore non è possibile. Ma è ricercando l’impossibile chè l’uomo ha sempre realizzato il possibile. Coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che appariva loro come possibile non hanno mai avanzato di un solo passo. E per dirlo Bakunin…
Ma del resto ciò che ho scritto lascia il tempo che trova. Parole di uno sconosciuto che surfa male e scatta foto mediocri. In fondo il mio lavoro è un altro ma cosa importa se alla fine esci dall’acqua e sorridi? Io sorrido ancora.
Alè ”akatoninotortona” 2007
In movement
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