Più surf facciamo e ….più ne vogliamo fare!
Antonio Rinaldi, psicologo, ci spiega in questo articolo i meccanismi che stanno alla base della nostra “dipendenza da surf”.
Capita spesso che surfando per più giorni di seguito, la voglia ed il bisogno, invece che placarsi, aumenti, e che divenga quasi impossibile pensare ad un domani senza onde.
Al contrario, dopo un lungo periodo di piatta, il desiderio può non esser più così forte, tanto da non contar più i giorni dall’ultima session.
A qualunque surfista è capitato di esser “rallentato” se non ostacolato da qualche imprevisto, proprio mentre sta volando al mare per godersi le sue onde, esser fermato dalla polizia per un semplice controllo stradale proprio sulla litoranea, veder sfilare delle onde fantastiche, e sentire solo alla vista dei set l’adrenalina già in circolo.
Senti che niente e nessuno al mondo può tenerti là, fermo ad attendere, potresti fare qualsiasi cosa per farti lasciare andare, ne hai bisogno, devi entrare in acqua e pagaiare verso il picco, prima possibile.
Per andare in acqua, inventiamo bugie, architettiamo e pianifichiamo situazioni di vita quotidiana che possano lasciarci tempo per surfare, andiamo in ansia pensando di dover accettare un invito troppo lontano nel tempo per saper se ci saranno onde o meno quel giorno.
Col passare del tempo sviluppiamo una incredibile “percezione selettiva”, divenendo capaci, mentre passiamo ai 100 km in autostrada tra una galleria e l’altra, di riconoscere un’onda in una baia lontanissima, di vedere in un frame di un nanosecondo di un film di guerra, un reef sullo sfondo con una sinistra tubante, mentre nessun altro nel cinema ha notato nient’altro se non l’espressione del volto dell’attore.
Per non parlare dei “disagi sociali”, non esiste infatti festività che tenga, Natale, Pasqua e compleanni vari… insomma, surf priorità assoluta!
I meccanismi alla base della pratica del surf hanno proprio i connotati di una “dipendenza da droga”, con i suoi tipici aspetti di assuefazione ed astinenza. Come si spiega tutto questo?
All’interno del nostro organismo esistono alcune sostanze chimiche che governano le interazioni elettrochimiche, chiamate endorfine; esse hanno una costituzione molecolare simile a quella degli oppioidi come la morfina, per questo son definite oppioidi endogeni.
Le endorfine, ovvero gli ormoni della felicità, sono sostanze naturali, liberate dal nostro cervello, prodotte dall’ipofisi, in grado di stimolare il nostro sistema nervoso dando all’organismo un senso di benessere e rilassatezza simile a quello ottenuto con l’utilizzo di farmaci e droghe. Il loro rilascio avviene spontaneamente durante lo sport (atleti di livello avanzato sono dipendenti dell’allenamento intenso che causa grande rilascio di endorfine), durante forti emozioni, il contatto con altre persone, mentre ridiamo e pratichiamo attività piacevoli.
Sicuramente il surf presupponendo un contatto con la natura in una situazione di relativa pericolosità o comunque di grande attivazione psico-fisica, è da considerarsi come tutti gli sport definiti estremi, una delle attività che permette un grande rilascio di tali sostanze.
Prediligendo una attività, praticandola assiduamente rispetto ad altre, useremo costantemente un determinato circuito nervoso, formando delle “vie preferenziali” di condotti attraverso i quali le endorfine entrano in circolo; questo comporterà un ingrossamento delle terminazioni sinaptiche, un aumento di vescicole e di terminazioni. (Weiss).
Come nei bei momenti produciamo endorfine, così in quelli brutti le riduciamo drasticamente; nei periodi neri della nostra vita, quando l’umore si fa depresso, diminuisce repentinamente l’apporto di endorfine nel sangue. Sentirsi depressi vuol dire non funzionare a dovere, per cui dovremmo esser consapevoli che la nostra capacità di secrezione di endorfine si è momentaneamente ridotta.
Molto spesso le persone cercano una soluzione ai problemi con l’alcool, il tabacco o droghe varie ed antidepressivi, ma in realtà ciò che può curarci è già dentro noi, dovremmo saper ascoltarci e cercare ciò che può stimolare il nostro organismo a ripartire, pian piano, riscoprendo la forza che abbiamo per affrontare gli ostacoli.
La preferenza per una attività in particolare, ma soprattutto la conseguente formazione dei cosiddetti “condotti preferenziali” per il passaggio delle endorfine, fungerà da rinforzo per la successiva messa in atto della stessa attività; nel nostro caso, il surf. Per questo più faremo surf e più cercheremo di farlo.
Surfare sarà quindi, l’attività grazie alla quale il nostro organismo metterà in circolo più oppioidi endogeni, regalandoci quella sensazione di eccitazione e benessere che ognuno di noi conosce benissimo, quel famoso sorriso stampato indelebilmente sul volto, rafforzando sempre più la nostra predilezione per il nostro amato sport.
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