Inutili i soccorsi, rimasti troppo a lungo sulla spiaggia i cetacei non ce l’hanno fatta. Ora si tratta di analizzare i tessuti e svelare le vere cause della strage.
FOGGIA – Nove capodogli si sono spiaggiati ieri notte nei pressi della Foce di Capo Iale-Laguna di Varano una località situata sul litorale pugliese, nel territorio del comune di Peschici. Sette sono morti. Due sono riusciti a riprendere il largo.
La prima segnalazione è stata lanciata l’altro ieri pomeriggio dagli uomini della Capitaneria di Porto di Vieste che hanno allertato il Centro Nazionale Studi Cetacei e il servizio Veterinario. Al momento dell’avvistamento quattro dei nove capodogli erano già morti. Ora anche gli ultimi tre, che fino a poco fa giacevano bloccati a venti metri dalla costa.
In giornata, a pattugliare la zona e monitorare la situazione è stata inviata una motovedetta. Diversi soccorritori sono stati indirizzati sul posto. Nonostante le indicazioni contenute nel protocollo internazionale per i grossi cetacei, la procedura di salvataggio ha fallito. L’operazione prevedeva di imbracare ogni animale per poi sollevarlo e trascinarlo delicatamente al largo. Facile a dirsi, difficile a farsi. Per portare a termine un’operazione simile è infatti necessario rimuovere i cumuli di sabbia che bloccano il cetaceo cercando di evitare che il peso dell’animale provochi lo schiacciamento dei polmoni. Per riuscire in quest’impresa, ha spiegato il prof. Nicola Zizzo della facoltà di veterinaria dell’Università di Bari, “ci vorrebbero mezzi enormi, di quelli americani. In Europa non esiste niente di simile”.
Nal frattempo, continuano le indagini dell’unità operativa dell’Università di Padova, per prelevare dagli animali dei campioni di tessuto da analizzare per capire quale sia stata la vera causa dello spiaggiamento.
In base alle prime analisi, si tratterebbe di capodogli Physeter macrocephalus e non sembra si tratti di soggetti malati. Varie le ipotesi avanzate sulle cause che hanno portato i 9 capodogli ad arenarsi sul litorale del gargano. Tra le più probabili qualche forma di avvelenamento, un trauma legato all’attività dell’uomo, o quella avanzata dall’associazione animalista Marevivo che si sta occupando della vicenda: i cetacei avrebbero perso l’orientamento finendo sulle spiagge del promotorio pugliese, forse, anche a causa delle mareggiate. “Resta da chiarire quali siano le cause, che non saranno note fino al completamento delle analisi e dell’autopsia” ha spiegato Rosalba Giugni, presidente dell’associazione.A causare il trauma degli animali potrebbe anche essere stata l’onda d’urto legata agli scavi di un pozzo sottomarino. Ancora niente di certo quindi. Per ora solo qualche deduzione.
Un evento insolito che ha attirato molti curiosi sulla spiaggia. Tuttavia, al contrario di quanto aveva fatto sapere la Capitaneria di porto di Vieste, da una ricerca condotta da Marco Affronte e Leandro A. Stanzani della Fondazione Cetacea onlus di Riccione, sono emersi dati che portano i ricercatori a parlare di “presenza storica del capodoglio nel mare Adriatico”.Si tratterebbe di una cinquantina di avvistamenti in 400 anni di cui molti si riferiscono a casi di spiaggiamento.
Fonte: Repubblica.it
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